Figlio di Ignazio ed Elisabetta Grimmer, dalla nativa Capri si spostò prima a Napoli per frequentare l'Istituto Nautico, e poi a Genova dove si iscrisse all'università presso la facoltà di Ingegneria laureandosi in ingegneria navale e meccanica. A inizio secolo si trasferì a Kiel e nella città tedesca ebbe modo di mettere in pratica le nozioni apprese, progettando per la Krupp navi militari e sommergibili. Più tardi, dopo essere stato in Spagna e Inghilterra, lasciò l'Europa per il Sud America, dove soggiornò in Argentina, Brasile, Cile, Paraguay e Uruguay. Lì fu il progettista della linea ferroviaria transandina che metteva in comunicazione le due capitali Santiago e Buenos Aires, e nella capitale argentina nel 1907 si sposò con la giornalista e scrittrice Elena Hosmann, con la quale ebbe una figlia, Laetitia.
Nel 1913, Cerio fece ritorno in Italia. Restò sotto diversi aspetti nel mondo della marina: brevettò un lanciamissili per sommergibile che vendette al governo italiano e lavorò per l'Ansaldo, scrivendo anche per il periodico Rivista marittima. Due anni dopo divenne direttore della Compagnia italiana per i traffici con l'Oriente e della Società italiana brevetti. Trasferitosi a Torino nel 1918, fu progettista per la FIAT fondando anche un giornale senza molto successo.
Dopo questo ventennio intraprendente e frenetico, decise di abbandonare la vita intensa ritirandosi nella quiete della natìa Capri. Ne scoprì le bellezze naturali dell'isola e volle incaricarsi di valorizzarle, operazione che fu favorita dalla sua elezione a sindaco nel periodo 1920-23. La posizione istituzionale gli permise con maggior efficacia di ergersi a difensore dell'ambiente attraverso una guerra alla speculazione edilizia e alla cementificazione selvaggia[1] con l'introduzione di un severo piano regolatore che disciplinasse l'edilizia nell'isola[2]. Volle anche preservare il carattere tipico dell'architettura caprese, e contribuì progettando una trentina di ville delle quali rimangono “La casa solitaria”, “La casa romita” e “Il rosaio”[1], la sua dimora caprese che a inizio secolo aveva accolto una schiera di artisti europei, fra i quali Graham Greene, Compton Mackenzie, Ada Negri e Claude Debussy, che proprio al “Rosaio” scrisse Les Collines d'Anacapri[3].
Gli scritti relativi agli aspetti tecnici dell'attività di ingegnere navale lasciarono il posto a studi scientifici: Flora photoraphica caprese, Note sulla flora caprese, Forme macrosomatiche della flora caprese e Flora Capraearum nova. Parallelamente ai trattati di carattere botanico e a saggi di indagine storica sull'isola, Cerio si dedicò alla produzione di opere caratterizzate da una vena mordace: nel 1927 Aria di Capri, l'anno successivo Cose di Capri, poi Manicomio tascabile (1934), Flora privata di Capri (1935), Guida inutile di Capri (1946). Compose anche dei romanzi che la critica non giudicò in termini benevoli. Fra di essi, L'approdo, di carattere autobiografico, delinea la crisi dei valori su cui poggia la civiltà occidentale[1].
Durante gli anni della sua permanenza a Capri, Edwin Cerio si occupò fattivamente anche del Cimitero Acattolico, nato a fine Ottocento attraverso la cessione a prezzo simbolico di un terreno di proprietà da parte di Ignazio Cerio; a lui nel 1936 subentrò il figlio Edwin, che cedette a titolo gratuito altri 600 m² destinati all'allargamento del camposanto[4]. Quanto alla sua vita privata, il rapporto con la moglie Elena Hosmann si logorò ben presto, e la donna decise di trasferirsi in Svizzera, anche per curare la propria malattia. Cerio si risposò nel 1954; la seconda moglie, Clara Wiedermann, gli diede un'altra figlia, Sylvia, e gli rimase a fianco fino alla sua morte che sopravvenne a Capri nel gennaio del 1960[1].
Opere
Privilegi di Capri e Anacapri, Capri, 1902
L'avvaloramento archeologico di Capri, Capri, 1921
La vita e la figura di un uomo: Ignazio Cerio, Roma, 1921
La presa di Capri in un frammento raro di ms., Capri, 1922
Il paesaggio di Capri e la sua tutela legislativa, Napoli, 1922
La casa di Capri ed il regolamento edilizio, Napoli, 1922
Il giardino e la pergola nel paesaggio di Capri, Capri, 1922
La casa nel paesaggio di Capri, Capri, 1922
Capri alla Commissione di cooperazione intellettuale, Capri, 1922
Vannicola ultimo bohémien d'Italia, Napoli, 1923
Visione rapida di Capri, Capri, 1923
Aspetti pittoreschi di Capri, Capri, 1923
Coleotteri di Capri, Capri, 1923
Aria di Capri, Napoli, 1927; seconda edizione 1936 ( trad. inglese That Capri Air, London, 1927)
Cose di Capri , Capri, 1928
Introduction à Capri, Capri, 1929
L'approdo, Napoli, 1930
Conserve e affini, Napoli, 1932
Il matrimonio di Melanie, Capri, 1933
Manicomio tascabile, Milano, 1934
Indice dei nomi, luoghi, cose di Capri nel Seicento, Capri, 1934
Capri nel Seicento, Capri, 1934
Per la pesca meccanica d'alto mare in Italia, Atti del V congresso internazionale di pesca, pp. 2-18, Roma, 1935
Il caso della signorina Springfield, Napoli, 1936
Zucchero e amore, Napoli, 1937
Il miracolo del baccalà, Napoli, 1938
Flora privata di Capri, Napoli, 1939
Flora photographica caprese, non pubblicato
Note sulla flora caprese, 1939
Forme macrosomatiche nellaflora caprese, 1939
Un viaggiatore del ‘600 a Capri, in Circoli, IX, 1939
Guida inutile di Capri, Roma, 1946
L'ora di Capri, Napoli, 1950
Capri, ein kleines Welttheater im Mittelmeer, München, 1954
^ Tiziana Cozzi, La Settembrata, su ricerca.repubblica.it, La Repubblica. URL consultato il 9 settembre 2013.
^Cimitero Acattolico, su capritourism.com, capritourism. URL consultato il 10 settembre 2013.
Bibliografia
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