Il Ducato di Urbino (1443-1631) fu un'antica entità statuale dell'Italia centrale, di origine feudale e legata da vincoli di vassallaggio allo Stato Pontificio. Si estendeva in larga misura nella parte settentrionale dell'odierna Regione Marche, nell’attuale provincia di Pesaro e Urbino a eccezione del territorio della città di Fano, e in parte dell'attuale provincia di Ancona; i comuni dell'Alta Valmarecchia; parte dell'Alta Umbria, coincidente con il territorio odierno dei comuni di Gubbio, Scheggia e Pascelupo, Costacciaro e parte dei comuni di Umbertide, Sigillo e, dal 1497, di Assisi e Valfabbrica.
La nascita del ducato risale al 1443, in virtù della nomina di Oddantonio II da Montefeltro a duca di Urbino da parte del papa Eugenio IV. Lo Stato ebbe fino al 1523 per capitale la città omonima, divenuta ben presto uno dei centri focali del Rinascimento italiano. Da quell'anno fino all'estinzione del ducato nel 1631 la capitale fu invece trasferita nella più grande città di Pesaro.
Nel 1506 venne fondata l'Università di Urbino.
All'epoca della propria costituzione il ducato di Urbino confinava nella sua parte nordorientale con il mare Adriatico, a occidente con la Repubblica di Firenze e con alcuni comuni delle aree toscana e umbra, tra cui Perugia e Assisi.
La nomina papale trasformò la contea di Urbino, costituita nel 1213, in ducato governato dalla famiglia Montefeltro.
Fu il papa Eugenio IV infatti, nel 1443, a nominare Oddantonio II da Montefeltro primo duca di Urbino. Egli regnò però per meno di un anno, dal 1443 al 1444, prima di essere assassinato. Prese dunque il potere il fratellastro maggiore Federico, uno dei più grandi principi nello scacchiere italiano dell'epoca, celebre tanto come condottiero in battaglia quanto come colto mecenate delle arti. Alternò importanti campagne militari a una folgorante carriera di statista, occupandosi anche dell'erezione del Palazzo Ducale e proteggendo presso la sua corte artisti famosissimi, da Leon Battista Alberti a Piero della Francesca, da Paolo Uccello a Pedro Berruguete, da Luca della Robbia a Giusto di Gand, oltre al nutrito gruppo di architetti e scultori che abbellì il suo palazzo[1].
Confermato duca nel 1474, promosse la costruzione di numerose rocche progettate da Francesco di Giorgio e raccolse una delle biblioteche più importanti del Rinascimento. Sposò nel 1459 Battista Sforza e resse con solida autorità il proprio regno fino alla morte nel 1482[1]. Durante la signoria di Federico lo Stato raggiunse la sua massima espansione territoriale e una notevole prosperità economica. Tanta era l'importanza del Ducato che Urbino attirava o ospitava a quei tempi, tra gli altri, Piero della Francesca, Melozzo da Forlì, Luca Signorelli, Perugino, Giovanni Santi, padre di Raffaello Sanzio, Pinturicchio e Francesco di Giorgio Martini, nonché un giovane Bramante. Dal 1480 circa la città di Gubbio divenne la seconda residenza della famiglia ducale.
Dopo un periodo di reggenza da parte di Ottaviano Ubaldini della Carda salì al potere Guidobaldo I da Montefeltro, giovane promettente ma malato fin dalla gioventù, che per tale ragione non riuscì a eguagliare la carriera militare del padre, pur prendendo parte ad alcune battaglie come condottiero. Sposò Elisabetta Gonzaga e protesse artisti quali Raffaello, il Bramantino e Luca Signorelli. Celebre monumento letterario alla corte sua e di sua moglie è il Cortegiano di Baldassarre Castiglione. Il suo regno venne turbato dalle lotte contro lo Stato della Chiesa, in particolare le conquiste, mai di lunga durata, subite dai nipoti dei pontefici, quali Cesare Borgia e Lorenzo de' Medici[1].
Guidobaldo morì senza figli, non prima di avere però adottato il primogenito di sua sorella Giovanna, Francesco Maria I della Rovere, che divenne il quarto duca di Urbino[1]. Francesco Maria riuscì a riprendere Urbino al papa Medici e fu capace anche di ampliare lo Stato con Senigallia e, soprattutto, Pesaro, che venne scelta come nuova capitale del ducato nel 1523. La città di Urbino ne risentì, sia sotto il profilo economico che demografico, ma lo Stato continuò a godere di una relativa prosperità fino agli inizi del XVII secolo. Con la moglie Eleonora Gonzaga si dedicò alla costruzione di nuove sontuose dimore, tra cui il Palazzo Ducale e la Villa Imperiale di Pesaro, e fu protettore di artisti quali Tiziano, Girolamo Genga, Raffaellino del Colle e Dosso Dossi[1].
Nel 1538 gli succedette il figlio Guidobaldo II della Rovere, quinto duca, che si sposò due volte, con Giulia Varano e con Vittoria Farnese. A differenza del padre amò risiedere nel palazzo di Urbino, dove promosse la sistemazione del secondo piano. Suoi ministri furono Antonio Stati conte di Montebello e Pietro Bonarelli conte (poi marchese) di Orciano, appartenente alla nobile famiglia dei Bonarelli d'Ancona. Tra gli artisti che protesse ci furono Tiziano, Battista Franco e Bartolomeo Genga[1].
Nel 1563 veniva creata la provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Urbino formata dalle diocesi presenti nel Ducato, all'epoca un caso particolare poiché Urbino era la prima arcidiocesi e la prima provincia ecclesiastica eretta entro lo Stato pontificio (di cui Urbino era un feudo) dalla sua fondazione nell'VIII secolo; l'unico altro caso (non considerando le città "esterne" di Benevento e Avignone) era la provincia dell'arcidiocesi di Ravenna fondata ai tempi dell'Impero romano.
Alla morte di Guidobaldo II nel 1574 gli succedette il sesto e ultimo duca, suo figlio Francesco Maria II della Rovere, personalità cupa e torva, alla spagnolesca, affascinante nei suoi rapporti quasi da "amico" con Torquato Tasso e Federico Barocci. Preoccupato dal problema dell'erede ebbe finalmente Federico Ubaldo nel 1606. Il giovane si sposò con Claudia de' Medici e fece in tempo ad avere una figlia, Vittoria, prima di morire in circostanze misteriose nel 1623, prima di diventare duca[1].
Il vecchio Francesco Maria II si piegò così al destino e si adoperò, negli ultimi anni, a favorire la devoluzione del suo Stato ("terre e castelli") alla Curia Romana, firmando un atto fin dal 1625. Alla sua morte, nel 1631, il papa Urbano VIII decretò la devoluzione del Ducato allo Stato Pontificio, facendo valere sia i diritti feudali che la Santa Sede vantava sul Ducato sia le volontà dell'ultimo duca.
Tutte le cose mobili della casata rimasero però di proprietà personale di Vittoria che, sposandosi con il Granduca di Toscana Ferdinando II de' Medici, portò con sé a Firenze le straordinarie raccolte di dipinti, gioielli e oggetti vari[1].
Subito dopo l'incorporazione del Ducato fu costituita la Legazione di Urbino che, nel Settecento, diede nome all'omonima provincia pontificia.
Il Ducato, già sotto il controllo dello Stato Pontificio dal 1625, ne viene assorbito entro i confini alla morte dell'ultimo Duca. Le collezioni artistiche dei Della Rovere andarono all'ultima discendente Vittoria, sposa di Ferdinando II de' Medici, e quindi trasferite in larga parte a Firenze.
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