Quarta di sei figli, Doris Bures nacque a Vienna e crebbe in una casa popolare; quando lei aveva sei anni, suo padre, di professione fabbro, lasciò la famiglia[1][2][3]. All'età di quindici anni, Doris cominciò a lavorare per aiutare sua madre a fronteggiare le spese. Dopo aver studiato in un istituto commerciale, trovò occupazione presso uno studio dentistico[4][5].
In queste vesti, si occupò di una campagna di sensibilizzazione contro la violenza domestica. Suscitò particolari polemiche uno dei manifesti pubblicitari della campagna, che raffigurava una madre e un bambino muniti di elmetto e giubbotto antiproiettile mentre giocavano con il padre[7][8]. I principali attacchi arrivarono dal Partito della Libertà Austriaco, il cui esponente Karlheinz Klement parlò di "follia di genere"[9][10].
Nel luglio del 2008, Doris Bures lasciò l'incarico per divenire direttore federale del Partito Socialdemocratico[11][12]. Alcuni mesi più tardi, venne scelta da Werner Faymann come Ministro dei Trasporti, Innovazione e Tecnologia nel suo governo[3]. Venne riconfermata anche nel suo secondo esecutivo[13]. In questo ruolo, che svolse per sei anni, introdusse l'obbligo di casco per i bambini in bicicletta e stoppò il pensionamento anticipato dei ferrovieri delle Österreichische Bundesbahnen[5]. Sostenne inoltre un piano per l'implementazione della banda ultralarga[14].
Dopo la morte di Barbara Prammer, nel 2014 il Partito Socialdemocratico nominò Doris Bures per la carica di presidente del Nationalrat. Votata a scrutinio segreto, ottenne il 78% delle preferenze e risultò eletta[15]. Tra il mese di luglio del 2016 e il mese di gennaio del 2017, a causa della sentenza della Corte Costituzionale che aveva ordinato la ripetizione delle elezioni presidenziali austriache, Doris Bures ricoprì ad interim la carica di presidente federale insieme a Karlheinz Kopf e Norbert Hofer[16][17].
Nel 2017, in seguito alle elezioni parlamentari passò dalla presidenza del Consiglio Nazionale alla sua vicepresidenza. Fu riconfermata anche nel 2019[18].
Per ventiquattro anni ebbe una relazione con il media manager, Wolfgang Jansky[3], amministratore delegato del quotidiano Heute. La coppia ebbe una figlia di nome Bettina[20] e si separò nel 2008[4].
Mentre era ministra, si occupò particolarmente di favorire le pari opportunità e l'avanzamento di donne nelle posizioni di vertice[21]. Questa politica la espose ad una controversia quando un funzionario del ministero, Peter Franzmayr, presentò un esposto sostenendo di essere stato vittima di discriminazione di genere a favore di una collega donna; Franzmayr ottenne dalla Corte amministrativa federale un risarcimento di oltre trecentomila euro[22]. Doris Bures difese il proprio operato sostenendo di aver agito per combattere “la massiccia sotto-rappresentazione delle donne”[23].
Note
^(DE) Die Buh-Frau, su falter.at. URL consultato il 3 marzo 2024.
^(DE) Liesinger Härte, su zeit.de. URL consultato il 3 marzo 2024.