Il dito medio della mano destra di Galileo è conservato presso il Museo Galileo di Firenze.
Descrizione
Questo reperto costituisce un esempio caratteristico della celebrazione di Galileo come eroe e martire della scienza.
Il dito fu prelevato dai resti mortali di Galileo da Anton Francesco Gori il 12 marzo 1737, in occasione della traslazione della salma dello scienziato toscano dall'originaria sepoltura al sepolcro monumentale fatto erigere nella Basilica di Santa Croce, per iniziativa di Vincenzo Viviani, l'affezionato ultimo discepolo di Galileo.
La teca che contiene il dito è costituita da una base cilindrica di alabastro, sovrastata da una coppa di vetro con decorazioni dorate e coperchio. Sulla base sono incisi i seguenti versi di Tommaso Perelli (1704-1783):
(LA)
«Leipsana ne spernas digiti, quo dextera coeli Mensa vias, nunquam visos mortalibus orbes Mostravit, parvo fragilis molimine vitri Ausa prior facinus, cui non Titania quondam Sufficit pubes congestis montibus altis Nequidquam superas conata ascendere in arces.»
(IT)
«È questi il dito, onde la mano illustre Del Ciel scorse segnando i spazi immensi, E nuovi Astri additò, di vetro industre Maraviglioso ordingo offrendo a' sensi, E ciò con saggio ardir giunger pote'o, Ove non giunse Encelado, e Tifeo.»
Istituto e Museo di storia della scienza (Firenze), Museo di storia della scienza: catalogo, a cura di Mara Miniati, Firenze, Giunti, 1991, p. 62, scheda n. 10, ISBN88-09-20036-5.