Cinque sono i vescovi documentati di Leptis Magna. Archeo, contemporaneo di papa Vittore I, scrisse un trattato sulla Pasqua, di cui resta solo un frammento, con il titolo: Archaei qui post discipulos Domini, episcopus fuit Leptitanae urbis in Africa.[1] Durante il concilio di Cartagine convocato il 1º settembre 256 da san Cipriano per discutere della questione relativa alla validità del battesimo amministrato dagli eretici, Natale di Oea rappresentò anche il vescovo Dioga di Leptis Magna, che era assente alla riunione.[2] Vittorino partecipò al concilio di Cabarsussi, tenuto nel 393 dai massimianisti, setta dissidente dei Donatisti, e ne firmò gli atti.[3] Il donatista Salviano intervenne alla conferenza di Cartagine del 411, che vide riuniti assieme i vescovi cattolici e donatisti dell'Africa romana; in quell'occasione la sede non aveva vescovi cattolici.[4] Ultimo vescovo conosciuto di questa diocesi africana è Calipide, il cui nome appare al 1º posto nella lista dei vescovi della Tripolitania convocati a Cartagine dal re vandaloUnerico nel 484; Calipide, come tutti gli altri vescovi cattolici africani, fu condannato all'esilio.[5]
^(LA) S. Thasci Caecili Cypriani opera omnia, Recensuit et commentario critico instruxit Guilelmus Hartel, Corpus scriptorum ecclesiasticorum latinorum (CSEL), volumen III, pars I (Praefatio et Libelli), Vindobonae, 1868, p. 460. (FR) Toulotte, Géographie de l'Afrique chrétienne. Bizacène et Tripolitaine, p. 253.
^Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, p. 1196, Victorinus 5. Secondo alcuni autori, questo vescovo è il medesimo vescovo donatista, indicato però nella sede di Leptis Minor, che prese parte alla conferenza di Cartagine del 411.
^Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, p. 1024, Salvianus.
^Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, p. 183, Callipides.