Leggende e tradizioni locali affermano che la Santa Famiglia, di ritorno dall'Egitto, si sarebbe fermata a Gaza; che a Gaza il diacono Filippo avrebbe battezzato l'etiope, di cui parlano gli Atti degli apostoli (8, 26-40); e che Gaza fu uno dei centri evangelizzati da san Pietro.[1]
La tradizione liturgica e i martirologi locali ricordano diversi santi e martiri di Gaza,[2] alcuni dei quali confluiti nel Martirologio romano. Tra questi, i santi vescovi Silvano (4 maggio) e Porfirio (26 febbraio); san Timoteo, ucciso all'epoca dell'imperatoreDiocleziano (19 agosto); i martiri Eusebio, Néstabo, Zenone e Nestore, messi a morte durante le persecuzioni all'epoca dell'imperatoreGiuliano l'apostata (21 settembre); l'eremita Ilarione (21 ottobre) e l'anacoreta Barsanufio (11 aprile).[3]
La vita eremitica e cenobitica prosperò nella regione di Gaza tra il V e VI secolo. Le fonti coeve menzionano diversi monasteri, tra cui quello di sant'Ilarione, fondato verso la metà del IV secolo; quello di Isaia, attestato nel 510, e quello di Pietro, divenuto vescovo di Maiuma; e ancora i monasteri di Severo, di Seridos.[4]
Secondo la tradizione cristiana, piuttosto tardiva e senza alcun valore storico, primo vescovo di Gaza fu Filemone, discepolo di san Paolo e destinatario di una delle sue lettere.[5] Il primo vescovo storicamente documentato è Silvano, morto nelle miniere di Mismiya.
Tra i vescovi di Gaza si ricorda in particolare Asclepa, che prese parte al concilio di Nicea del 325 e poco dopo fu deposto ed esiliato per la sua fedeltà al credo niceno; riabilitato da un concilio romano attorno al 340, prese parte al concilio di Sardica, durante il quale fu definitivamente riammesso nella comunione ortodossa; sembra tuttavia che non poté ritornare nella sua sede e morì poco dopo.[6]
Sono noti due sinodi celebrati a Gaza nel primo millennio cristiano. Il primo è documentato dallo storico Sozomeno; fu un sinodo provinciale che confermò la separazione delle sedi di Gaza e di Maiuma di Gaza, contro un tentativo attuato da un vescovo di Gaza di annettere la vicina sede di Maiuma.[5] Il concilio più importante si celebrò nel 541 o 542, durante il quale furono esaminate le accuse contro Paolo di Alessandria.[8]
Tra il 636 e il 637 la città cadde in mano agli arabi mussulmani. La comunità cristiana sopravvisse, ma pochi sono i vescovi noti. Se ne conoscono i nomi di due solamente: Sergio, documentato da un mosaico nel 732, e Solimano, teologo e poeta (X o XI secolo). In questo periodo la sede fu elevata al rango di arcidiocesi, documentata all'epoca dei Crociati: nel 1173, la sede era occupata da Melezio, menzionato dalle fonti come arcivescovo di Gaza e di Eleuteropoli.[9] In seguito sono noti i nomi di una ventina di arcivescovi di Gaza, fino a metà del XX secolo,[10] ma non si conosce l'epoca precisa in cui la sede passò da residenziale a titolare; oggi infatti Gaza non risulta essere una diocesi attiva del patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme.[11]
^Vitalien Laurent, Le corpus des sceaux de l'empire Byzantin, vol. V/3, Paris, 1972, nº 2027. Secondo Laurent (p. 298), Eusebio fu vescovo primo o dopo Marciano.
^Denis Feissel - Pierre-Louis Gatier, Bulletin épigraphique, Revue des Etudes Grecques, n. 120-2 (2007), p. 755 (nº 522).