Diocesi di Egnazia Appula
La diocesi di Egnazia Appula (in latino: Dioecesis Egnatina in Apulia) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.
Storia
Incerti sono gli inizi della presenza cristiana nell'antica città romana di Egnazia sulla via Traiana, la cui evangelizzazione è attribuita dalla tradizione allo stesso apostolo san Pietro.[1] Recenti campagne di scavo, condotte negli ultimi decenni, hanno portato alla luce evidenze archeologiche che attestano una Chiesa locale organizzata e strutturata già alla fine del IV secolo. Giorgio Otranto così sintetizza i risultati delle ricerche archeologiche effettuate a Egnazia:
«Una recente campagna di scavo, condotta da Raffaella Cassano, ha portato alla luce una ricca documentazione che attesta la vitalità della città in epoca tardoantica e fino all'altomedioevo. Tale indagine ha consentito di ricostruire lo spazio cristiano cittadino abbastanza articolato attorno a un edificio di culto della fine del IV secolo, con battistero annesso, che risulta attualmente la più antica basilica paleocristiana della Puglia e che non rimarrà l'unico luogo di culto di Egnazia, perché alla fine del V secolo lo stesso edificio venne ampliato e ripavimentato con mosaico policromo, geometrico e figurato, per rinnovate esigenze liturgiche. La città si dotò successivamente, probabilmente negli ultimi decenni del VI secolo, di un'altra basilica a tre navate con pavimento a mosaico e, infine, nelle vicinanze del porto, di un'altra chiesa mononavata e pavimentata con laterizi che presentano una croce a rilievo.»
La diocesi è documentata storicamente per la prima volta nei concili simmachiani all'inizio del VI secolo, tra il 501 e il 502,[2] ai quali partecipò Rufenzio episcopus ecclesiae Egnatinae. Nel concilio del 6 novembre, attribuito da recenti studi al 501[3], durante il quale fu presa la decisione di interdire l'alienazione dei beni della Chiesa, Rufenzio è documentato al 20º posto nella lista delle presenze e al 14º posto in quella delle sottoscrizioni conciliari.[4] L'anno successivo, il 23 ottobre[3], nel concilio detto "palmare", convocato da re Teodorico per giudicare l'operato del papa, Rufenzio sottoscrisse al 35º rango la lettera sinodale che liberò Simmaco da ogni accusa e lo ristabilì pienamente in tutti i suoi diritti.[4]
A Egnazia vengono attribuiti altri tre vescovi[5], che sono probabilmente da eliminare dalla sua cronotassi. Il vescovo Basilio avrebbe preso parte al concilio lateranense del 649, dove fu condannata l'eresia monotelita; negli atti del concilio e nelle liste dei vescovi presenti, secondo l'edizione di Giovanni Domenico Mansi, non compare nessun Basilio e nessun vescovo di Egnazia.[6] Un vescovo Eucherio sarebbe stato eletto nel 701 e consacrato l'anno successivo dal metropolita di Benevento-Siponto, mentre il vescovo Selperio avrebbe consacrato nel 720 la chiesa di San Giovanni de portu aspero a Monopoli; entrambi questi prelati sono tuttavia attestati da documenti spuri.[7]
A causa della decadenza della città, in concomitanza con l'invasione dei Longobardi, la diocesi scomparve, come attestano le evidenze archeologiche che «documentano fasi di frequentazione degli edifici di culto fino alla fine del VI secolo e, forse, gli inizi del successivo»,[8] e non sono più noti vescovi di Egnazia.[9] Discussa e problematica è la tradizione, non documentata storicamente, che la sede vescovile di Egnazia, attestata solo nel VI secolo, sia stata trasferita a Monopoli, la cui diocesi è nota solo a partire dai primi decenni dell'XI secolo.[10]
Dal 2004 Egnazia è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; dal 24 gennaio 2006 l'arcivescovo, titolo personale, titolare è Nicola Girasoli, nunzio apostolico in Slovacchia.
Cronotassi
Vescovi residenziali
- Rufenzio † (prima del 501 - dopo il 502)
- Basilio ? † (menzionato nel 649)
- Eucherio ? † (menzionato nel 701)
- Selperio ? † (menzionato nel 720
Vescovi titolari
- Nicola Girasoli, dal 24 gennaio 2006
Note
- ^ Giorgio Otranto, Per una storia dell'Italia tardoantica cristiana. Approcci regionali, Bari, Edipuglia, 2010, p. 141.
- ^ Sulla controversa e, a tutt'oggi, dibattuta cronologia dei concili di papa Simmaco: Teresa Sardella, Società, chiesa e stato nell'età di Teoderico: papa Simmaco e lo scisma laurenziano, Soveria Mannelli-Messina, 1996; Id., Simmaco, santo, in Enciclopedia dei Papi Treccani, vol I, Roma, 2000, pp. 464-473.
- ^ a b Eckhard Wirbelauer, Zwei Päpste in Rom. Der Konflikt zwischen Laurentius und Symmachus (498–514), (Quellen und Forschungen zur antiken Welt; 16), München, 1993.
- ^ a b (FR) Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. II, Roma, 2000, pp. 1921-1922.
- ^ Dal sito web Archiviato il 17 agosto 2019 in Internet Archive. della cattedrale di Monopoli.
- ^ (LA) Mansi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, vol. X, Firenze, 1764, coll. 866-867 e 1162-1167.
- ^ (LA) Paul Fridolin Kehr, Italia pontificia, vol. IX, Berolini, 1962, p. 373.
- ^ Donatella Nuzzo-Paola De Santis, La diffusione del Cristianesimo nella Puglia centrale: città e territorio, in La cristianizzazione dell'Italia tra Tardoantico ed Altomedioevo, Atti del IX Congresso nazionale di archeologia cristiana, Palermo, 2007, p. 1213; anche p. 1208 e nota 50.
- ^ Cronotassi iconografia e araldica dell'Episcopato pugliese, Regione Puglia, 1984, p. 175.
- ^ La Diocesi storica di Monopoli, su Beweb - Beni ecclesiastici in web.
Bibliografia
- (LA) Ferdinando Ughelli - Nicola Coleti, Italia sacra, vol. X, 1722, coll. 74-75
- Francesco Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), vol. I, Faenza, 1927, p. 302
- Cronotassi iconografia e araldica dell'Episcopato pugliese, Regione Puglia, 1984, p. 175
Voci correlate
Collegamenti esterni
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