Il partito detiene attualmente 39 dei 735 seggi nel Bundestag, il parlamento federale, avendo ottenuto il 4,9% dei voti nelle elezioni federali in Germania del 2021. Il suo gruppo parlamentare è per dimensione l'ultimo dei sei presenti nel Bundestag ed è guidato dai leader parlamentari Amira Mohamed Ali e Dietmar Bartsch.
Nel dicembre 2020, Die Linke aveva 60 350 iscritti registrati, diventando così il sesto partito più grande in Germania per numero di iscritti.[17]
Oggi è il partito più a sinistra dei sei rappresentati nel Bundestag. Viene considerato di estrema sinistra da alcuni organi di stampa ed ascrivibile al populismo di sinistra[5] secondo alcuni accademici, sebbene l'Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV) non consideri il partito tanto estremista da rappresentare una minaccia per la democrazia liberale.[20] Tuttavia, insieme alle autorità competenti degli Stati federati, l'intelligence del BfV sorveglia le attività di alcune delle fazioni interne di Die Linke, come la "Piattaforma comunista" e la "Sinistra socialista", a causa delle loro tendenze estremiste, rivoluzionarie o sovversive.[20]
Storia
Alle elezioni federali in Germania del 2005 il partito ha ottenuto l'8,7% dei voti con 51 seggi, godendo di una rilevante rappresentatività politica sia in ambito nazionale che in ambito locale.[21] Nelle elezioni comunali in Sassonia, svoltesi l'8 giugno 2008, a livello regionale il partito ha raggiunto il 18,7% dei voti. Al 30 dicembre 2008 il partito aveva raggiunto i 75 968 iscritti.[22]
Alle elezioni federali del 2021, il partito ha perso 30 seggi e ne ha ottenuti solo 39, conseguendo il peggior risultato della sua storia e divenendo ultimo partito per numero di seggi nel Bundestag.[26]
Con la scissione del partito Bündnis Sahra Wagenknecht nel 2023-2024, il partito perse 10 membri del Bundestag (nonché 3 deputati nei Parlamenti dei Länder e una sindaca).[27] A causa del numero troppo esiguo di membri, Die Linke perse in questo modo lo status di gruppo politico in seno al Bundestag.
Il partito sostiene un aumento della spesa pubblica indirizzata a investimenti pubblici, educazione, ricerca e sviluppo, cultura e infrastrutture, oltre che aumento della tassazione alle grandi multinazionali. Sostiene poi l'aumento dell'imposta sulle successioni e una reintroduzione di una imposta patrimoniale individuale. Sostiene la progressività nelle imposte sul reddito, che alleggerirebbe la pressione fiscale sui redditi medio-bassi e la aumenterebbe sui redditi elevati. Ritiene necessario combattere le scappatoie fiscali, sostenendo che ne beneficino solo i redditi più alti.[28] I mercati finanziari dovrebbero essere soggetti a più ampia regolazione, con l'obiettivo, tra gli altri, di ridurre la speculazione sulle obbligazioni e i loro derivati. Il partito vuole un rafforzamento delle leggi sull'antitrust, permettendo alle cooperative una decentralizzazione dell'economia. Altre riforme economiche sostenute riguardano la solidarietà, una maggiore autodeterminazione dei lavoratori, il divieto sulla fratturazione idraulica, il rigetto delle privatizzazioni e l'introduzione di un salario minimo federale.[29][30]
In politica estera, Die Linke chiede il disarmo internazionale, sostenendo il ritiro delle truppe del Bundeswehr impegnate in operazioni all'estero. Il partito chiede la sostituzione della NATO con un'alleanza che includa anche la Russia come Stato membro.[7] Sostiene poi che la politica estera tedesca dovrebbe essere strettamente confinata agli obiettivi di diplomazia civile e cooperazione anziché di conflitto. Il partito ha duramente criticato la guerra in Afghanistan e in Iraq.[29]
^abc(EN) Wolfram Nordsieck, Germany, su Parties and Elections in Europe, 2017. URL consultato il 29 gennaio 2021.
^abc(EN) Michelle Cini e Nieves Perez-Solorzano Borragan (a cura di), Glossary, in European Union Politics, Oxford University Press, 2013, p. 387, ISBN978-0-19-969475-4. URL consultato il 29 gennaio 2021.
^ab(DE) Mitgliederzahlen 2023, su Die Linke, 31 dicembre 2023. URL consultato il 29 settembre 2024.
^(EN) Frank B. Tipton, East Germany: The structure and functioning of a one-party state, in A History of Modern Germany Since 1815, A&C Black, 2003, pp. 545–548, ISBN978-0-8264-4909-2.
^(DE) Mitgliederzahlen Dezember 2008, su Die Linke, 30 dicembre 2008. URL consultato il 29 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2009).