Terzogenito della famiglia de Predis, che annoverava diversi artisti tra cui il fratellastro Giovanni, Cristoforo nacque sordomuto, presumibilmente a Milano,[1] nella parrocchia di San Vincenzo in Prato, dai genitori Leonardo de Predis e Margherita Giussani.
La famiglia de Predis ebbe occasione di ospitare Leonardo da Vinci durante la sua venuta a Milano nel 1482, collaborando anche alla creazione della sua Vergine delle rocce.[2] Fu così che Leonardo ebbe modo di incontrare Cristoforo, ed è probabile che dalla sua capacità di esprimersi attraverso segni, come da altri sordomuti, egli abbia tratto ispirazione per dare ai personaggi dei suoi dipinti quella capacità mimica e gestuale che contraddistinguono diverse sue opere, tra cui la stessa Vergine delle rocce. Leonardo tessè un elogio di quanto si possa imparare dalle persone mute nel suo Trattato della pittura.[3]
La fama e l'abilità pittorica di Cristoforo, che gli valse il favore della corte degli Sforza, gli permisero di esercitare una notevole influenza non solo su artisti lombardi come ad esempio Giovanni Pietro Birago, ma in generale su numerosi esponenti dell'arte miniata rinascimentale.[1]
Opere
Le opere attribuite con certezza a Cristoforo de Predis, recanti la sua firma,[2] sono le miniature per:
il Messale della Madonna del Monte presso Varese (1476), per il vescovo Marliani, oggi appartenente al Museo del Santuario della Madonna del Sacro Monte di Varese;
^«Le figure degli uomini abbiano atto proprio alla loro operazione in modo che, vedendole, tu intenda quello che per loro si pensi o dica; i quali saranno bene imparati da chi imiterà i moti de' muti, i quali parlano con i movimenti delle mani, degli occhi, delle ciglia e di tutta la persona, nel voler esprimere il concetto dell'animo loro; e non ti ridere di me, perché io ti proponga un precettore senza lingua; [...] perché meglio t'insegnerà egli co' fatti, che tutti gli altri con parole; e non sprezzare tal consiglio, perché essi sono i maestri de' movimenti ed intendono da lontano di quel che uno parla, quando egli accomoda i moti delle mani con le parole» (Leonardo, Trattato della pittura, II, 112). «Il buon pittore ha da dipingere due cose principali, cioè l'uomo ed il concetto della mente sua. Il primo è facile, il secondo difficile, perché si ha a figurare con gesti e movimenti delle membra; e questo è da essere imparato dai muti, che meglio li fanno che alcun'altra sorta d'uomini» (Trattato della pittura, II, 176).
Bibliografia
G. Biscaro, Intorno a Cristoforo Preda miniatore milanese del sec. XV, in "Archivio Storico Lombardo", XXXVII, 1910, pp. 223–226
F. Wittgens, La miniatura nel pieno Rinascimento di Milano, in "Storia di Milano", Treccani, Vol. VII, 1956, pp. 810–816
F. Wittgens, Cristoforo De Predis, Leo S. Olschki Editore Firenze, 1935