Il paese sorge sulla sponda occidentale del lago di Como, nella regione settentrionale denominata Alto Lario, ed include gran parte del versante orientale del Monte Bregagno. All'interno del comune sono presenti due torrenti: il Quaradella e la Bula, come vien chiamato in dialetto, che scorre nella Val Vezzedo.
Origini del nome
L'origine del nome di Cremia è incerta e antica: le prime attestazioni del toponimo si hanno a partire dal XIII secolo, ma non ne è chiara l'origine. Si ipotizza che derivi o da uno dei torrenti della zona, chiamato Cremia all'epoca, o che sia correlato al latino Cremium, cioè quella legna fine e secca usata per accendere un fuoco.[5][6]
Storia
Il territorio del comune è stato testimone di una serie di insediamenti fin dagli albori della storia.
Le più antiche tracce della presenza di una comunità sono risalenti alla tarda Età del Bronzo.[7]
In età tardo-latina, invece, si ritiene che Cremia fosse attraversata da un'importante strada, la Via Regia, che collegava la città di Cremona a Clavenna, passando per Mediolanum, della quale sono stati trovati dei possibili frammenti nei boschi in direzione di Rezzonico.[8] Inoltre, secondo alcuni, sarebbe ancora visibile il tracciato nella disposizione delle frazioni più alte del comune, percorrendo la direttrice che procede da Rezzonico verso Pianello del Lario.[9][10]
Alcuni studiosi sostengono che, durante il periodo altomedievale, proprio lungo questo tracciato si trovasse un castello feudale della famiglia De Castro Cremiae, attestato nell'XI secolo ma forse già facente parte dei 28 castella citati da Tito Livio nella zona del Lario[10]. Tali studiosi sostengono in particolare che tale castello si trovasse nella zona pianeggiante di Vignola e che fosse in precisa corrispondenza visiva con il castello di Dervio.[9][10]
In epoca longobarda vi fu un cambio di paradigma urbanistico, che vide l'abbandono dei borghi rurali in favore di un borgo fortificato, che in parte includeva l'odierna frazione Motto e di cui sono visibili ancora dei resti.[10] Le mura del borgo, oggi non più visibili, rimasero attestate attorno alla chiesa di San Michele fino almeno alla stesura del Catasto Teresiano[10].
Nel 1240 e fino alla fine del XVIII secolo il comune di Cremia fece parte della pieve di Dongo.[11]
Gli annessi agli Statuti di Como del 1335 riportano Cremia come il comune che ha in carico la manutenzione di un tratto della strada di Mezzola che deve aptare abinde supra brachia centum triginta.[11]
Ai tempi del Ducato di Milano, dalla fine del XV secolo il comune di Cremia seguì per circa tre secoli il destino del feudo delle cosiddette "Tre Pievi superiori" di Dongo, Gravedona e Sorico.[11]
Nel 1751 il territorio del comune di Cremia comprendeva già i cassinaggi di Verè, Cheis, Cadrelio, Samajno, Cantone, Vignola, Somano, Sumurano, Guajno, Pusgnano, Motto, Colceno, Marnino e San Vito.[11]
Il comune non sembra aver adottato ufficialmente alcuno stemma ma viene utilizzato uno scudo di rosso, al fuso d'argento, posto in palo, proposto ma non approvato dal consiglio comunale del 7 luglio 1949, simbolo delle locali industrie per la filatura della lana.[14]
Monumenti e luoghi d'interesse
Cremia dispone di un discreto numero di potenziali attrazioni, ma ad oggi il Comune e la Comunità Montana ancora non han trovato il modo per poterle valorizzare.
Non essendoci un interesse, se non ai fini religiosi nel caso dei luoghi di culto, in alcuni casi, purtroppo, i luoghi in questione volgono addirittura in condizioni critiche.[15]
Architetture religiose
Nel territorio comunale vi sono al chiesa di San Vito e quella di San Michele, entrambe già attestate durante la visita pastorale del vescovo Ninguarda alla fine del XVI secolo[16]. Inoltre, sui monti di Cremia, una dorsale del Monte Bregagno ospita la chiesa di San Domenico.
Chiesa di San Vito
Definita dal vescovo Ninguarda come "la chiesa parochiale anticha"[16], la chiesetta di San Vito[17] si trova nell'omonima frazione sul lungolago.
A causa del ritrovamento lungo uno dei fianchi dell'edificio di alcuni reperti di età romana e alla presenza di taluni elementi architettonici coevi, si pensa che l'odierna costruzione si basi su di un edificio preesistente, probabilmente un tempietto votivo e una necropoli[21].
Internamente, la chiesa si presenta a tre navate, con archi acuti e volta a crociera provvista di cordonature quattrocentesche.[18][19] Le due navate laterali furono aggiunte nel XIII secolo. A partire dal XV secolo si aggiunsero ulteriori abbellimenti, tra i quali il dipinto di una Madonna, opera attribuita al Bergognone[22], un affresco tardoquattrocentesco, un tabernacolo dorato in legno e una tavola del XVI secolo firmata da Pietro Martire della Torre di Rezzonico.[18] La tavola fu solo una delle molte donazioni ricevute da alcuni abitanti della zona emigrati a Genova nel corso del Cinquecento, ricordati in una lapide della cappella di destra datata 1568.[19] All'interno è presente anche un affresco di Cesarino Vincenzi.
Tra il XVI e il XVII secolo la chiesa fu provvista di un secondo campanile[19], più alto e più massiccio rispetto al primitivo e sormontato da una cupola con lanterna.[18]
Chiesa di San Michele
Nella frazione di Vignola si trova la chiesa di San Michele, edificata nella seconda metà del XVI secolo come parte di un convento di Umiliate.[19] Parrocchiale dal 1551[19], l'edificio si presenta con una facciata a capanna realizzata in mattoni a vista, preceduta da un pronao e sormontata da tre statue.[23] La facciata, che al centro presenta un piccolo rosone, presenta nella sua parte più elevata una decorazione ad archetti pensili.[23]
All'interno, spicca un polittico del tardo Quattrocento, opera attribuita alla scuola del Bergognone e traslata dalla locale chiesa di San Vito. Al secolo successivo risalgono invece il catino battesimale (1533) e un tabernacolo scolpito (1534).
L'altare maggiore conserva una pala realizzata da Paolo Caliari. L'opera, donata da un cremiese emigrato a Vicenza, ritrae l'Arcangelo Gabriele nell'atto di atterrare l'angelo ribelle Lucifero.[19] Di scuola veneta è anche un dipinto raffigurante Sant'Antonio abate. Un'altra tela raffigura invece la scena della Consegna delle chiavi a san Pietro.
Al 1 gennaio 2019 gli abitanti di Cremia erano 667, dei quali 337 maschi e 340 femmine.[27]
Geografia antropica
Frazioni
Il territorio del Comune di Cremia si compone di ben sedici frazioni: Cadreglio, Cantone, Cheis, Colceno, Ghiano, Marnino, Motto, Prato, Pusgnano, Raviscedo, Samaino, San Vito, Semurano, Somano, Vezzedo e Vignola[28].
Il principale collegamento stradale di cui il comune beneficia è la SS 340 Regina, che attraversa le frazioni di Prato e San Vito sul lungolago, dalla quale si diramano un certo numero di mulattiere e strade comunali necessarie per servire le restanti frazioni verso monte.
Trasporto pubblico
Lungo la statale sono posizionate a Prato e a San Vito due fermate della linea extraurbana C10[30], la quale garantisce agli abitanti della sponda Ovest del lago l'accesso alla rete ferroviaria, oltre che collegare fra di loro i vari paesi.
A San Vito è anche presente uno scalo, ora fuori servizio, gestito dalla navigazione Lago di Como.
Note
Esplicative
^Per il dialetto comasco, si utilizza l'ortografia ticinese, introdotta a partire dal 1969 dall'associazione culturale "Famiglia Comasca" nei vocabolari, nei documenti e nella produzione letteraria.
Bibliografiche
^Dato Istat - Popolazione residente al 30 novembre 2020 (dato provvisorio).
Annalisa Borghese, Cremia, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 193.
Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.