Le sue principali sorgenti sono sui monti del Tauro, lunga e compatta catena montuosa, che si erge non lontano dalla costa prospiciente l'isola di Cipro. Ci sono due affluenti principali: Kadıncık e Pamukluk
La lunghezza totale del fiume è di 124 chilometri. Anche se il fiume è piuttosto breve, la portata media è di 42 m3/s che è superiore alla maggior parte dei fiumi brevi nelle vicinanze. Il bacino idrografico è 1592 km2. Scorre verso il Mar Mediterraneo a 36°28′12″N 34°30′00″E36°28′12″N, 34°30′00″E
Storia
Il Cidno (in latinoCydnus) era, insieme con il Sarus (l'odierno fiume Seyhan) e il Pyramus (gr. Πύραμος) (Ceyhan), uno dei tre grandi corsi d'acqua della Cilicia.
Anticamente il fiume, fino al tempo di Giustiniano, attraversava la città di Tarso.
Il capace porto marittimo, chiamato Rhegma o Rhegmoi, permetteva a piccole imbarcazioni chiamate galere, che risalivano la dolce corrente del Cidno, di raggiungere il centro della città fiancheggiando magazzini e arsenali.
A causa di una devastante inondazione che compromise la navigabilità del canale marittimo, Giustiniano modificò il corso del fiume deviandolo intorno alla città. Poi il progressivo insabbiamento finì col togliere a Tarso il suo porto.
Secondo le notizie di Flavio Arriano, noto anche come Arriano di Nicomedia,[1]Alessandro Magno (333 a.C.) si ammalò per essersi bagnato nelle acque gelide del fiume Cidno. Quinto Curzio Rufo descrive come ciò avvenne:[2]
«Il fiume Cidno scorre attraverso la città. Era allora estate, il calore della quale brucia con la vampa del sole nessun'altra costa più di quella della Cilicia, ed era incominciato il momento più caldo del giorno. L’acqua limpida del fiume invitò il re coperto di polvere e sudore, a lavarsi il corpo ancora accalorato; così, dopo essersi tolto la veste, di fronte all’esercito, - pensando che sarebbe stata anche una bella cosa, se avesse mostrato ai suoi di accontentarsi di un abbigliamento semplice e poco costoso - si immerse nel fiume. Non appena entrate le membra iniziarono ad irrigidirsi con un improvviso brivido, poi il pallore si diffuse, e il calore vitale abbandonò quasi tutto il corpo. I servitori accolgono fra le braccia Alessandro simile ad uno morente, e lo portano privo di conoscenza nella tenda. Grande preoccupazione e quasi lutto c’era già nell’accampamento. Tutti, piangendo, si lamentavano che dopo tante peripezie e pericoli il re più famoso di ogni tempo e di ogni ricordo potesse esser loro portato via non già in combattimento, ucciso dal nemico, ma mentre rinfrescava il suo corpo in acqua.»
(Storie di Alessandro Magno il Macedone.)
È lungo questo corso d'acqua che l'imbarcazione regale di Cleopatra risale fino a Tarso, dove incontra Marco Antonio prima del disastro di Azio nel 31 a.C.
Nell'antichità, la divinità del fiume è anche chiamata Cydnus ed era raffigurata sul retro delle monete di Tarso.
L'imperatore Flavio Claudio Giuliano fu sepolto a Tarso in un mausoleo a fianco di un piccolo tempio sulle rive del fiume. Di fronte, sorgeva la tomba di un altro imperatore, Massimino Daia.
Alcuni storici sostengono che il sarcofago contenente le spoglie dell'imperatore fu in seguito trasportato da Tarso a Costantinopoli prima della fine del IV secolo.[3] L'urna sepolcrale fu collocata nella chiesa dei SS. Apostoli, dove in quel periodo venivano sepolti gli imperatori. Costantino VII Porfirogenito (912-959), in un libro che descrive le procedure cerimoniali, anche nei più minuti dettagli, intitolato De ceremoniis, al catalogo contenente l'elenco dei sepolcri degli insigni defunti, include quello di Giuliano con il commento:
«In questo portico, che si trova a settentrione, giace un sarcofago dalla forma cilindrica in cui riposa il maledetto ed esecrabile corpo dell’apostata Giuliano, in un sacello dal colore della porpora...»
(De Cerimoniis, Libro II, cap. 42, p. 642; 646.)
Attualmente i resti sarebbero conservati nel Museo Archeologico della città.[4] Recenti studi però hanno messo in dubbio questa tesi, per cui i resti di Giuliano non furono mai rimossi dalla tomba di Tarso.[5]
Appena a nord di Tarso vi è una cascata sul fiume, che è una zona pic-nic popolare per i residenti della città.
A Tarso non si può non andare alle cascate del fiume Cidno appena fuori della città. Sono maestose e fragorose, e tuttavia favoriscono il silenzio e la meditazione. È da credere che (l'apostolo) Paolo, durante il suo soggiorno forzato a Tarso, sia venuto qui tutto solo a meditare, in riva al fiume della sua infanzia, riandando al momento in cui si avvicinò alle mura di Damasco[6]
Note
^Anabasi di Alessandro (᾿Ανάβασις ᾿Αλεξάνδρου 2,4,7)
^Historiae Alexandri Magni Macedonis (Storie di Alessandro Magno il Macedone)
^Cfr. Michael Grant, Gli imperatori romani, 2012, Newton Compton editori, p. 334 ISBN 978-88-541-3709-7
^David Woods, On the alleged Reburial of Julian the Apostate in Constantinople, in «Byzantion», LXXVI (2006)