Per questo motivo, il ciceone era la bevanda che veniva assunta da chi si sottoponeva al rito di iniziazione nel Telesterion[1]. In tale occasione, infatti, egli pronunciava la frase iniziatica: "Ho digiunato, ho bevuto il ciceone"[2], con cui esprimeva le due condizioni fondamentali e propedeutiche per poter accedere all'iniziazione: il digiuno e l'assunzione del ciceone[1]. Su tale fase preparatoria, appartenente a un percorso iniziatico di un rito misterico[1], non esistono rivelazioni e testimonianze: a giudicare dall'Inno a Demetra, si potrebbe dedurre che l'assunzione esclusiva del ciceone fosse associata a una pratica preparatoria di digiuno stretto, della durata di nove giorni.[1]
Composizione
Il significato della parola grecaκυκεών è quello di "bevanda composita" e, all'occorrenza, "mescolata"[1]. Era, infatti, un miscuglio di ingredienti su una base di acqua: in una coppa riempita venivano aggiunti farina d'orzo e menta (γλήχων)[1]:
«Allora Metanira colmò una coppa di vino dolce come il miele e gliela offrì; ma la dea rifiutò perché non le era lecito, diceva, bere vino rosso e la invitò a darle da bere acqua e farina di orzo, mista a menta delicata»
Ovidio, nel descrivere la mistura, non nominandola nello spazio dei suoi versi, ne indica la composizione come vino con aggiunta di fiocchi di segale tostati[4].
Poiché gli ingredienti aggiunti non erano in grado di dissolversi nel liquido, vi rimanevano in sospensione, così che era necessario agitare ripetutamente la mistura durante la beva, fino al suo completo consumo[2].
Secondo l'etnologo Gordon Wasson[5], il chimico Albert Hofmann e altri studiosi[6], gli stati mistici e rivelatori ottenuti dai partecipanti ai Misteri Eleusini erano ottenuti tramite il ciceone stesso, nella cui preparazione sarebbe rientrata segale cornuta, cioè segale infestata dal fungo parassita Claviceps purpurea, comunemente detto ergot, di cui sono noti gli effetti psicoattivi (ergotismo) e dalla quale si ricava l'LSD.
Citazioni
Il ciceone è oggetto di numerose citazioni, fin dai testi omerici[2].
Nell'Odissea di Omero, il ciceone è la pozione composta di vino di Pramnio, mescolato a latte rappreso, farina e miele, che viene offerta dalla dea Circe, come dono di ospitalità ai compagni di Ulisse, che vengono trasformati in porci.[7] Ulisse invece, quando beve il miscuglio da una tazza d'oro, resta immune al sortilegio grazie al moli (μῶλυ), la pianta-antidoto fornitagli da Ermes, e può così salvare i compagni.
In un frammento di Eraclito[8], l'esempio del ciceone, con i suoi ingredienti immiscibili inconciliabili, è utilizzato come illustrazione familiare e metaforica della necessità degli opposti[2].
In un frammento di Ipponatte[9], il ciceone è chiamato "rimedio contro la miseria", cioè una bevanda che possa placare la fame o la sete, fatta con farina di orzo.
Peter Webster, A Review ofArchiviato il 7 febbraio 2012 in Internet Archive. R. Gordon Wasson, Albert Hofmann, Carl A. P. Ruck; The Road to Eleusis: Unveiling the Secret of the Mysteries, 20th anniversary edition, Hermes Press, 1998 ISBN 0-915148-20-X (in The International Journal of Drug Policies)
Peter Webster, Daniel M. Perrine, Mixing the KykeonArchiviato il 20 luglio 2019 in Internet Archive., in ELEUSIS. Journal of Psychoactive Plants and Compounds, n.s. 4, 2000