Si tratta di un comune sparso in quanto sede comunale è la frazione Caniezza.
Origine del nome
Il toponimo è attestato per la prima volta in loco Capati (780), quindi de Cavaso (1076) e ancora de Cavasio (1152); sembra riflettere il nome personale latino Capatius.
La specifica è stata aggiunta all'indomani della grande guerra (R. D. 2 luglio 1922 n. 946) in ricordo dei combattimenti che interessarono l'area del monte Tomba[6].
Storia
La prima citazione relativa a Cavaso (e al suo colmello Virago) è contenuta in un documento del 780, in cui il chierico Felice donava alla figlia dei terreni in loco Capati, vico Viriacus[7].
Sin dall'epoca medievale la pievania di Cavaso costituiva una sorte di federazione, detta Università, costituita da otto comuni (gli attuali colmelli con l'esclusione di Vettorazzi). Gravitava attorno alla città di Treviso e ne seguì le sorti sino al 1388 quando, come questa, fu definitivamente assoggettata alla Serenissima. Nello stesso periodo, fu soggetta al fenomeno dell'incastellamento e fu controllata dalla famiglia Collalto[7].
La stabilità politica che caratterizzò il periodo veneziano favorì le attività economiche, in particolare l'industria laniera. Il paese prosperò anche durante la guerra della Lega di Cambrai, grazie alla sua posizione defilata rispetto ai campi di battaglia[7].
Alla caduta della Repubblica di Venezia seguì il tormentato periodo napoleonico, che vide l'alternarsi delle amministrazioni francese e austriaca. Le guerre e la gravosa tassazione colpirono pesantemente la fiorente economia[7].
Nei decenni successivi Cavaso fu coinvolta solo marginalmente negli eventi storici (ad esempio, non partecipò ai moti del 1848). Ben più rilevante la grande guerra: dopo la rotta di Caporetto, il paese si ritrovò in prima linea e, semidistrutto, dovette essere sgomberato. I profughi poterono tornare solo all'inizio del 1919[7].
«D'argento, al monte di verde, sormontato da una torre merlata di due e coperta, il tutto di rosso, murata, chiusa e finestrata di nero; al capo d'azzurro. Corona da Comune.»
Al 31 dicembre 2022 gli stranieri residenti nel comune erano 257, ovvero il 8,8% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[10]:[11]
L’economia locale non ha abbandonato l’agricoltura: si coltivano cereali, ortaggi, foraggi, viti e frutteti. È praticato anche l’allevamento, soprattutto di bovini e avicoli. L’industria è rappresentata da aziende lattiero-casearie, fabbriche meccaniche, metalmeccaniche, tessili, di abbigliamento, di calzature, del legno, del vetro e di materiali da costruzione; a queste si affiancano mobilifici e imprese edili. Prodotti tipici della gastronomia locale sono: la frittata alle erbe, la “soppressa” (insaccato), la polenta con “osei”, le castagne.[12]
Castelcies:sta sulle colline a sud del torrente Ponticello.
Costalunga: altra località collinare, ad ovest di Castelcies.
Granigo: villaggio ben raccolto, tra Vettorazzi e Virago.
Obledo: la borgata più occidentale ( in veneto Oie), al confine con Possagno.
Pieve: tra Capovilla e Vettorazzi, all'inizio della strada per il monte Tomba. Un tempo comprendeva anche Vettorazzi, dove si trova la chiesa parrocchiale della Visitazione (da cui il toponimo).
Vettorazzi:subito ad est di Pieve.
Virago: il villaggio più orientale, verso Pederobba.
^ Elide Paolin, Canova e Possagno, Comunità Montana del Grappa, 1987, pp. 73, 178.
^ab Carla Marcato, Cavaso del Tomba, in Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, Garzanti, 1996, p. 184, ISBN88-11-30500-4.