Il rione nella Roma imperiale apparteneva alla VI Regione Alta Sèmita, e questo era anche il nome della strada che attraversava la zona, corrispondente grosso modo all'attuale Via Venti Settembre.
A quel tempo una cospicua area del futuro rione era malfamata e lugubre poiché qui era il Campus Sceleratus, un vasto appezzamento di terra subito fuori Porta Collina, compreso tra la via XX Settembre e piazza dell'Indipendenza, dove venivano sepolte vive le vestali che avevano disobbedito al voto di castità. Qui trovavano posto anche i Castra Praetoria, le caserme della guardia pretoriana costituita da Tiberio tra il 21 ed il 23 d.C., successivamente inglobate da Aureliano nelle sue mura.
Più tardi, tra il 298 e il 306 d.C., nella zona tra piazza della Repubblica, piazza dei Cinquecento, via Volturno e via XX Settembre, furono costruite le immense Terme di Diocleziano, i cui resti sono ancora oggi ben visibili in via Cernaia e piazza dei Cinquecento, per servire i popolosi quartieri del Quirinale, Viminale ed Esquilino. Le terme smisero definitivamente di funzionare nel 537, a causa del taglio degli acquedotti avvenuto durante la guerra gotica.
Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente Roma cominciò a spopolarsi e la zona, divenuta periferica, insicura e anche priva d'acqua che non fosse di pozzo, come tutte le zone alte di Roma, fu tra le prime ad essere abbandonate. Per secoli il rione conservò nuclei abitativi solo attorno a grandi chiese come Santa Prassede, Santa Pudenziana e Santa Maria Maggiore, grazie anche ai loro conventi.
Il primo a compiere lavori di rinnovamento in zona fu nel Cinquecento Pio IV che aprì la Strada Pia (oggi via XX Settembre - via del Quirinale) e costruì Porta Pia, da cui la via si dipartiva. Successivamente Michelangelo fu incaricato da Paolo IIIFarnese di costruire la chiesa di Santa Maria degli Angeli, utilizzando, per chiesa e convento, una parte di ciò che restava delle Terme di Diocleziano.
Il vero promotore della urbanizzazione rinascimentale del rione fu però Sisto V Peretti, che costruì la Strada Felice (oggi via Sistina - Quattro Fontane - De Pretis, due chilometri di rettilineo fra l'obelisco di Trinità dei Monti, l'Obelisco Esquilino e Santa Croce in Gerusalemme), alla quale volle imporre il proprio nome di battesimo - come al nuovo Acquedotto Felice, all'arco su cui passava (ancora esistente in fondo a via Marsala, detto Arco Felice, ma anche Arco delle Pere) e alla fontana-mostra del nuovo acquedotto che doveva finalmente riportare acqua corrente nelle zone alte della città - Esquilino, Monti, Quirinale e Campidoglio - presso la chiesa di San Bernardo alle Terme. Nell'ambito di questi lavori Sisto V implicò anche il quadrivio delle Quattro Fontane, dove la strada Sistina incrociava la Strada Pia, creandovi un punto di sosta panoramica dove la gente veniva d'estate - cosa oggi inimmaginabile - a godersi l'"aria buona".
Che la zona fosse di grande interesse per lui, il cardinal Peretti l'aveva dimostrato ancor prima di divenire papa, facendosi costruire una grandiosa villa al limite del Viminale che si estendeva con il giardino riccamente ornato da fontane e portali tra la basilica di Santa Maria Maggiore, e le attuali via Marsala e via del Viminale[1].
Nel Seicento si stabilirono qui i Gesuiti che, di ritorno da una missione in Oriente, chiamarono la zona Macao, nome che mantenne fino al secondo dopoguerra e che è attualmente ricordato da una via del rione.[2]
Con l'arrivo dei Piemontesi, anche Castro Pretorio, come gli altri rioni sorti dopo la presa di Roma, venne investito dalla febbre edilizia di fine Ottocento: sorsero immensi cantieri per la costruzione di palazzoni ministeriali di stile umbertino lungo la via XX Settembre, come il ministero del Tesoro e quello della Difesa, vennero aperte grandi arterie come via Nazionale e via Cavour, nonché la vasta piazza dell'Indipendenza con i giardini al centro e la monumentale piazza della Repubblica, con al centro la fontana delle Naiadi e i due grandi palazzi sabaudi porticati ai lati che ricalcano l'esedra delle Terme, sulla quale la piazza fu costruita. Venne inoltre a crearsi il nucleo originario (quello attuale risale ad una completa ricostruzione novecentesca) della stazione Termini.
Sempre a questo periodo risalgono importanti e lussuose strutture alberghiere come l'Albergo Quirinale e il Grand Hotel de Rome ed anche un signorile teatro, il Costanzi, oggi noto come Teatro dell'Opera.
Sull'area della demolita villa Peretti Massimo sorse tra il 1883 e il 1886 il palazzo Massimo alle Terme, sede a quel tempo del Collegio Massimo, ed attualmente sede principale tra le quattro del Museo nazionale romano.
Sullo spazio del Castro Pretorio latino sorge oggi la caserma "Castro Pretorio" sede del Raggruppamento Logistico Centrale dell'Esercito Italiano, che può vantarsi di essere, attualmente, la caserma più antica al mondo ancora presidiata da militari. Accanto ad essa sorge anche la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e dopo ancora la Caserma "Pio IX", una struttura ricettiva per gli appartenenti alle forze armate.
Il Rione oggi
Il rione ha una maglia viaria di stampo chiaramente piemontese con strade diritte e non troppo larghe a schema ortogonale. Tale urbanistica ottocentesca è riscontrabile soprattutto nella parte del rione compresa tra via XX Settembre, viale Castro Pretorio, via del Castro Pretorio e il lungo rettifilo via Volturno-via Marsala, con centro nell'ampia Piazza dell'Indipendenza, punto focale di questo spicchio di rione, da cui a raggiera si diparte un reticolo di strade secondarie alle quali sono stati dati nomi che ricordano le località in cui si sono svolte le guerre d'indipendenza italiane. Questa è la zona più popolata del rione, in cui convivono urbanisticamente villini a due piani ridotti quasi tutti ad alberghi e residence, palazzi umbertini adibiti ad abitazioni, uffici e alberghi più o meno lussuosi, questi ultimi con lo scopo di ospitare il grande numero di turisti provenienti dalla vicina stazione Termini. La parte più monumentale del rione, quella più "internazionale" per via del grande flusso di turisti, è ovviamente piazza della Repubblica (già piazza Esedra) con via Nazionale, il quadrivio delle Quattro Fontane e Via Cavour, importanti arterie di collegamento sia pedonale che veicolare tra la stazione e il centro storico, meta più ambita di ogni turista.
Lo stemma è il labaro della Guardia pretoriana in oro su sfondo rosso ("di rosso all'insegna dei pretoriani d'oro")[4].
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture civili
Palazzo Mattei Albani Del Drago, su via delle Quattro Fontane angolo via Venti Settembre. Edificio in stile manierista del XVI secolo (1587). 41.901988°N 12.491036°E41°54′07.16″N, 12°29′27.73″E
Palazzo Giolitti, su via Cavour angolo via Torino. Edificio in stile eclettico del XIX secolo (1888). 41.899055°N 12.497613°E41°53′56.6″N, 12°29′51.41″E
Progetto dell'architetto Cesare Janz.
Palazzo Nathan, su via Torino. Edificio in stile eclettico del XIX secolo (1889).
Palazzo della Federconsorzi, su piazza dell'Indipendenza. Edificio in stile modernista del XX secolo (1955-57). 41.904529°N 12.501734°E41°54′16.3″N, 12°30′06.24″E
Progetto degli architetti Ignazio Guidi e Giulio Sterbini.
Palazzo del Corriere dello Sport, su piazza dell'Indipendenza. Edificio in stile modernista del XX secolo (1956). 41.90397°N 12.502679°E41°54′14.29″N, 12°30′09.64″E
Monumento della Caravella, su via Parigi. Colonna di marmo cipollino con in cima una caravella bronzea donata da Parigi, eretta nel 1959 in commemorazione della fratellanza fra Roma e Parigi avvenuta il 9 aprile 1956 («Solo Parigi è degna di Roma e solo Roma è degna di Parigi»).
^Si noti che lo stemma del rione è stato istituito dalla delibera di Giunta n. 20 del 20 agosto 1921 che lo ha così descritto, senza però raffigurarlo. L'immagine più spesso usata, ossia una generica insegna di una legione con tanto di aquila, è storicamente inesatta per due motivi: primo, la delibera faceva evidentemente riferimento all'insegna specifica della guardia pretoriana (con riferimento ai Castra Praetoria), ossia lo scorpione che compariva sui vexilla della guardia per riconoscenza verso l'imperatore Tiberio (che era appunto di tale segno zodiacale); secondo, l'aquila poteva essere portata solo dall'Aquilifer di una legione, e non certo sopra il vexillum dei pretoriani che non potevano formare una legione risiedendo dentro l'Urbe.
Bibliografia
Mauro Quercioli, RIONE XVIII. CASTRO PRETORIO, in I Rioni e i Quartieri di Roma, vol. 5, Roma, Newton Compton Editori, 1990.