«È qui che in vero altopiano s'aderge un'aprica e facile montagnetta a tre miglia dal mare, a tre e mezzo da Ostuni, a tre da San Vito, a sei da Serranova, e a dodici da Brindisi, sul cui vertice cono tronco sorge la piccola città di Carovigno che, cinta d'intorno dal verde lussureggiante degli alberi piantati sulle falde, pare come gemma nel castone di un anello.»
Carovigno è situata nella fascia interna dell'Alto Salento su un colle della Murgia di sud-est a 7,5 km dalla costa adriatica (ma nelle contrade interne dista anche 8 o 9 km) e 28 km dal suo capoluogo di provincia, Brindisi. Ha una superficie di 105 km2 ed è situato su un'altitudine massima di 172 m s.l.m.
Confina a nord-est e a nord con il Mare Adriatico, a ovest con Ostuni, a sud con San Vito dei Normanni e a sud-est con Brindisi.
Il nucleo abitato si estende per 144 ettari.
Il territorio del comune è per il 20% pianeggiante (qui vengono praticate le colture di ortaggi) e 80% collinare. Quest'ultima zona è ricca di oliveti ultra centenari, mandorleti e vigneti (utilizzati per la produzione di vino). Invece, molto modeste sono le estensioni di macchia mediterranea, ormai in via d'estinzione.
Non vi sono vasti corsi d'acqua, a causa della costituzione del terreno e per le poche piogge (soprattutto in estate). Ma quando avvengono eventi piovosi che si susseguono in modo più intenso, si ricostituiscono alcuni canali che corrispondono alle lame naturali. Tra questi vi sono il Canale Reale a Torre Guaceto e il Canale di Santa Sabina, nella frazione di Torre Santa Sabina.
Carovigno è inoltre, grazie ad alcuni trulli situati nelle contrade interne, uno degli ultimi paesi della Valle d'Itria
Clima
La stazione meteorologica di riferimento è quella di Casamassima. Il clima carovignese[6], è caratterizzato dal clima mediterraneo, con inverni piuttosto miti ed estati lunghe e calde. I mesi più freddi sono gennaio e febbraio, con sporadici episodi nevosi; i mesi più caldi sono luglio e agosto, con rare piogge e temperature massima che spesso raggiungono i 35-40 °C.
Sull'origine del nome della città esistono varie ipotesi, tra cui dal messapico Karp che indicherebbe la collina sulla quale fu eretta la città fortificata o da Καρα (Caput) e da οινος (vinum), ossia Capovino. Tuttavia l'ipotesi più accreditata rimane quella di Nicola Corcia[7], secondo cui il nome derivi da Καρπινη, poi latinizzato in Καρβινα ossia Carbina, con il significato di "frugifera" e che trova riscontro nella fertilità della sua terra e nell'antico culto che la popolazione tributava a Cerere. Con il passare nel tempo, in particolar modo nel medioevo, il nome mutò passando da Carbinea e Carbinium, per poi trasformarsi in Carvinea, Carvineum e Carvinium intorno al X secolo, quando il B greco veniva tradotto con il V latino. Questi latinismi a partire dal XII secolo, subirono un'italianizzazione divenendo Carvigna, Caravigna, Caravigni, Carovighe, Carvigni, Carovigni e fino ad arrivare all'attuale Carovigno.[8]
«Carbinia, era difesa da una duplice cinta di mura; la più interna era formata da pietroni informi, la esterna, invece, da grandi blocchi di tufo duro. La distanza fra le due cinte è varia, ma non oltrepassa i 5 metri. Oltre queste cinta di difesa ve n'era un'altra ancora più esterna (circa 60 metri distante) e questa zona era adibita alle sepolture»
(Alessandro Massimo Cavallo, 1910)
Quanto rimane delle antiche mura e dell'acropoli e il materiale archeologico, abbondantissimo, rinvenuto nel suo territorio attestano l'origine messapica di Carovigno.
Non si hanno notizie certe sulla sua fondazione. Alcune attestazioni storiche la fanno risalire al XII sec. a.C.; secondo attendibili testimonianze repertate Carbina ebbe rapporti commerciali con Egiziani e Fenici.
Secondo gli studi del dott. Vincenzo Andriani (1830), sarebbero stati i Carbinati i primi e veri abitanti della zona, in seguito, aumentando di numero per l'arrivo dei Cretesi, si formarono i gruppi etnici degli Iapigi e dei Messapi.
Fu distrutta e sottomessa definitivamente dai Tarentini nel 473 a.C. che crearono sul suo litorale un piccolo porto. La stessa Brindisi, di cui condivise le sorti, fu, temporaneamente, sottomessa e la sua sfera di influenza ridotta alla sola cinta muraria. L'egemonia di Taranto durò dal 473 al 400 a.C., comprendendo tutta l'area jonico adriatica e la Calabria le cui polis dovevano fornire reparti di fanteria all'esercito tarantino. La stessa moneta urbica federale forse coniata a Carovigno al tempo della guerra italica recante la legenda CARB-BRUN (Carovigno-Brindisi), attesta che la città aveva un ruolo subalterno rispetto a Brindisi e l'effigie di Taras, figlio di Nettuno ribadisce la sottomissione a Taranto. Durante la guerra fra Taranto e Roma, Brindisi e il porto di Carvinia, fungono da riva d'approdo delle truppe di Pirro, giunto in aiuto della potente città ionica. Dopo alcune vittorie, i tarantini dovettero arrendersi alla superiore organizzazione militare romana e finirono nella sfera d'influenza dell'Urbe.
Durante la Seconda guerra punica, Taranto passò dalla parte di Annibale, fomentando la rivolta in tutta quella che era stata la Magna Grecia, ma questo non servì a cambiare le sorti del conflitto.
«[…] Cresciuti in potenza e ricchezza i Tarantini, divenuti insolenti nella loro prospera fortuna, dandosi ad opprimere la libertà dei loro vicini, assaltarono i Carbinati per impadronirsi io credo, delle terre e la città distrussero. Non contenti di ciò, i fanciulli, le vergini, le matrone congregarono nei templi dei vinti dove li lasciarono ignudi così chi voleva vederli come a chi piaceva abusarne. Tutti fulminati dal Nume caddero gli autori di tanta nefandizia nel 473 a.C.»
(Nicola Corcia, Storia delle due Sicilie)
Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, la villetta di contadini oggi nota come Carovigno venne incorporata nei territori di Ostuni: Bizantini e Goti se ne contesero alternativamente il possesso, così come, in epoca più recente, i Normanni, gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi e poi i Veneziani, gli Spagnoli, gli Austriaci e i Borboni.
I segni del feudalesimo sono rappresentati sia dal Castello costruito nel sec. XV dagli Orsini-Del Balzo a difesa dalle incursioni dei Turchi e dalle scorrerie dei pirati, sia dai resti delle mura innestate sulla più antica muraglia messapica. Molti sono i feudatari che hanno preso possesso del territorio di Carovigno molti anche senza risiedervi: Adamo Trambay, dispotico e crudele, Carlo de Carvigna, gli Orsini, i Loffredo, i Caputo, i Serra, i Costaguti, i Granafei, gli Imperiali e i Dentice de Frasso.
Nel 1817 era viva e presente in Carovigno una "vendita" carbonara, che teneva le sue adunanze segrete nei locali offerti all'uopo da Francesco Trisolini. Una menzione a parte merita Salvatore Morelli, perseguitato dal 1849 fino ai compimento dell'unità d'Italia, perché nemico acerrimo del regime borbonico cui dette battaglia con l'azione e con gli scritti che apparivano su Il Dittatore, il periodico da lui diretto.
Simboli
Stemma e gonfalone
Descrizione araldica dello stemma:
«D'azzurro, con un delfino cavalcato da un amorino che suona la cetra.[9]»
(D.C.G. del 9 febbraio 1935)
Descrizione araldica del gonfalone:
«Drappo di color porpora, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dallo stemma, con l'iscrizione centrata in oro, recante la denominazione del Comune.[9]»
Lo stemma del comune di Carovigno, fu riconosciuto con decreto del capo del governo del 9 febbraio 1935.[10]
Come tutti gli emblemi civici adottati in epoca fascista, lo stemma era ornato dal capo del Littorio, eliminato alla caduta della dittatura.[11]
La forma è quella tipica dell'araldica civica italiana mentre il tema dello stemma è costituito da un delfino cavalcato da un amorino che suona la cetra.
Questi simboli ci riconducono ad una spiegazione mitologica. Le fonti narrano di un giovane di nome Arione, figlio di Poseidone, il dio del mare, e della ninfa Anea. Si narra che, durante un viaggio dall'oriente verso la Magna Grecia, ad Arione giunse voce che sarebbe stato gettato in mare, perché l'equipaggio voleva impossessarsi delle sue ricchezze. Essendo un abile suonatore di cetra, chiese prima di morire di poter suonare per l'ultima volta il suo strumento. Così fu, ma mentre Arione suonava lo strumento, il suo canto attirò nei pressi della nave un branco di delfini. Uno di questi animali prese Arione sul dorso e lo portò in salvo verso la costa. Per questo, alcune città costiere, tra cui Carovigno, ne rivendicarono l'appartenenza e a questo evento mitologico fanno risalire la fondazione della città.
Altri simboli
I principali due simboli di Carovigno, sono gli sbandieratori (tradizione quasi millenaria, della quale Carovigno vanta i natali) e il delfino, presente nello stemma. A questi due simboli sono state dedicate due statue, ognuna collocata su una rotonda in due punti d'ingresso al paese: Il "delfino cavalcato da un amorino che suona la cetra" si trova all'ingresso di Carovigno ovest (da Ostuni), l'altra statua invece, all'ingresso est, venendo da San Vito. La seconda statua rappresenta uno sbandieratore in procinto di lanciare la bandiera della "Nzegna". Sul petto vi è scolpita l'immagine della Madonna di Belvedere, patrona di Carovigno. In seguito in basso, vi è il vitellino genuflesso (come narra la leggenda) e il popolo che "corre" a venerarla.
Soprannome
Uno dei simboli di Carovigno, sono gli sbandieratori, nati grazie alla tradizione della "Nzegna". Carovigno stessa viene anche chiamata "Città della Nzegna", appunto per ricordare e onorare questa tradizione che dura ormai da mille anni e che è anche la più antica tradizione religiosa legata al "gioco" della bandiera in Italia[senza fonte].
Carovigno, per la presenza di torri difensive sulle sue spiagge, viene chiamata anche la "Città salentina tra torri e mare".
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa Madre, dedicata all'Assunta, costruita già dal XIV secolo e più volte modificata[12]. Conserva della costruzione cinquecentesca una rosa sul fianco destro e l'abside della navata sinistra. Particolare l'abside interna scavata da dieci nicchie su due ordini, dedicato a Sant'Antonio da Padova. Sull'altare maggiore Ultima Cena, tela solimenesca (XVIII secolo). Sono presenti anche le statue dei santi patroni, Filippo e Giacomo, e della protettrice del paese, la Madonna di Belvedere,a cui è dedicato un altare sul lato sinistro della chiesa, sotto il rosone e di fronte all'abside.
Chiesa di Sant'Angelo (sec. XV).
Chiesa del Carmine (1625), attigua al palazzo di città, ex monastero del Carmine "maggiore". All'interno sono custoditi affreschi risalenti al sec. XVIII rappresentanti l'Ultima Cena e Sant'Elia nel deserto, nonché un San Lorenzo tra i martiri Leonardo e Stefano, olio su tela del sec. XVIII.
Chiesa di Sant'Anna (XVII-XVIII sec.), edificata dalla famiglia Imperiali (secc. XVII-XVIII) nei pressi del castello, con funzione di cappella privata dei feudatari (profondamente rinnovata in stile neoromanico).
Chiesa di San Nicola extra moenia(XV-XVI sec.), chiesetta tardo medioevale, sconsacrata verso la fine del '900, situata poco fuori le mura medioevali (da qui il titolo "extra moenia") in piazza IV Novembre, detta anche "del Sannale" dove un tempo sorgeva la Colonna dell'Osanna.[13]
Chiesa dell'Addolorata o dell'Ospedale (sec. XVI), dedicata alla Madonna Addolorata, rappresentata anche in una statua e un dipinto tardo-settecentesco. In questa piccola chiesa sono conservate alcune delle statue portate nella processione dei Misteri del venerdì santo.
Chiesa Nuova o di Maria Santissima di Belvedere (XIX-XX sec.), sorge sul pendio ovest della collina, voluta a causa dell'aumento della popolazione tra '700 e '800.
Chiesa della "Cunedda" (rione Conella) dedicata a San Pietro Apostolo, venne costruita nel 1967 a causa dell'espansione della città verso nord. È attigua a un'edicola intitolata all'Immacolata Concezione, costruita da un fedele nel 1786.
Chiesa del Soccorso, dedicata alla Madonna del Soccorso. Ce ne sono due: una più grande e recente inaugurata il 27 gennaio 2005[14], l'altra più piccola e attigua all'ex monastero del Carmine "minore" fondato nel 1588[15], entrambe sono nella zona sud del paese, rione Pacifico.
Chiesa di Santa Maria Goretti, ubicata nella frazione di Serranova. Analoga anche una chiesetta nella marina di Specchiolla, utilizzata nei mesi estivi.
Santuario di Maria Santissima di Belvedere, situato a 4 km a nord-est dal paese, ricostruito nel 1875 sul posto di un monastero basiliano, di cui resta una cripta in cui vi si accede scendendo 47 scalini. Il ciborio conserva la data del 1501, la firma di un Giovanni Lombardo di Ostuni e il nome del committente: Pirro de Loffredo. Su un altare laterale vi è l'affresco (molto antico, ma più volte ridipinto) con il dolce volto della Madonna di Belvedere molto venerato dal popolo nella settimana successiva alla Pasqua, e altri affreschi tardo-bizantini.
Architetture militari
Nel territorio di Carovigno, sono presenti ben 14 torri e due castelli. Tra gli edifici più importanti ricordiamo:
Castello Dentice di Frasso, sorge nel punto più alto del paese ed è costituito da tre torrioni (quadrata, circolare e a "mandorla") costruite tra il XII e XV secolo. Il castello ha anche una cappella, la chiesa di Sant'Anna, prima collegata attraverso un varco su Porta Ostuni. Vi era inoltre un passaggio sotterraneo (oggi ostruito) che permetteva l'accesso direttamente ai giardini della contessa.
Castello di Serranova è nei pressi della borgata di Serranova. Edificato nel 1629 dal nobile genovese Ottavio Serra. Adiacente al castello sorge la cappella omonima del XVII secolo. Nella cappella è custodito il Crocifisso di Serranova che il 3 maggio di ogni anno viene portato in processione per scongiurare eventi calamitosi o siccitosi;
Torre Santa Sabina, del XVI secolo (una precedente risaliva al XIII secolo)[senza fonte], ha forma stellare a quattro spigoli orientati verso i punti cardinali, con coronamento merlato: costruzione di difesa eretta sulla riva del mare agli inizi del XVI secolo sul luogo di un villaggio e porto di antica tradizione storica. Posta lungo il corso della antica via romana «Traiana», sede della stazione postale che prese il nome di ad Speluncas, proprio per le numerose grotte che si trovano in questo luogo;
L'impianto medioevale antico del Rione Terra, prevedeva al centro del recinto murario, la Chiesa più importante dalla quale partivano le strade principali della città. Si tratta di un oppidum, cioè una città fortificata con le torri. Le torri erano quattro:
Torretta del civile , conserva un orologio solare, la meridiana. È coronata da beccatelli di tufo e di pietra e presenta ancora una caditoia. È affiancata a Porta Brindisi.
Torre Giranda presenta una stivatura.
Torre "delli Brandi" è attualmente scomparsa perché è stata assorbita dalle costruzioni addossate alla muraglia. Tale torre poteva vedersi da via Matteotti.
Torre circolare (del Prete), si trova nella via del prete. Anch'essa presenta una grossa stivatura nella quale è stato prodotto un forno.
L'oppidum presenta anche 2 porte (Brindisi e Ostuni) e 2 accessi secondari (Arco detto “del Prete” e la “Purticedda” in via Monte Nero.
Porte
Porta Brindisi, affiancata alla Torre del Civile, risulta composta da due porte susseguenti; quella del periodo Angioino più interna, con arco a sesto acuto e coronata con beccatelli, con agibilità a mezzo corridoio ricavato sulla stessa per l'uso della caditoia; e quella del periodo rinascimentale — più precisamente eretta nel periodo feudale dei Loffredo — che è a tutto sesto e che precede la porta più antica. Ha conservato gli innesti originari del portone. Sul frontale, si scorgono scalpellinati due stemmi che dovrebbero essere quello dei Loffreda (a sinistra) e dell'Università di Carovigno (a destra).
Porta Nova, posta ad occidente e viene chiamata anche Porta Ostuni, dato che è proprio in direzione di Ostuni. Attualmente sul suo coronamento venne sfruttato un camminamento che mette in comunicazione il castello con la chiesa di Sant'Anna. Tale porta è stata spesso modificata, soprattutto durante i restauri del castello nell'inizio del ‘900.
Porta del Prete, accesso secondario, probabilmente ricavato in tempi vicini all'eversione della feudalità. La stradina è caratterizzata da vari Archi, detti del Prete.
Piazze
Piazza 'Nzegna, piazza principale del paese lungo corso Vittorio Emanuele II;
Piazzetta Coriolano, al centro del centro storico di Carovigno "La Terra";
Largo Castello, tra il Castello e la Chiesa Nuova.
Piazza IV Novembre, nei pressi di Porta Brindisi. Segna la fine di via di Vittorio Veneto.
Largo Machiavelli, situata a sud del paese nel rione Pacifico, sul quale si affaccia l'ex convento del Carmine "minore". Ogni anno, nel giorno di Pasquetta, si svolge la tradizionale "Battitura della 'Nzegna".
Aree naturali
In paese sono presenti due parchi, che fino alla prima metà del 1900 erano uniti e di residenza privata della famiglia Dentice di Frasso residente nell'omonimo Castello in cima alla collina.
Villa Comunale "Salvatore Morelli" , si estende per circa un ettaro in pendenza di fronte al Castello Dentice di Frasso, dal quale un tempo si accedeva con un passaggio sotterraneo oggi chiuso.
Parco delle "Colonne" si estende per quasi sei ettari in pianura nella zona nord-ovest del paese. All'interno sono presenti un parco giochi, un campo da basket, uno di bocce, un anfiteatro, un asilo nido comunale e la sede dell'ASD Atletica Carovigno.
Nelle marine ci sono due pinete adibite a zona pic-nic per Santa Sabina, e area mercatale settimanale nel periodo estivo a Specchiolla.
Con un indice di natalità di 10,9, Carovigno è il 1º comune della provincia di Brindisi con l'indice più alto e 9º in tutta la regione. Il tasso di mortalità è di 8,3, 17º posto in provincia (su 20). È al secondo posto in provincia per quanto riguarda il tasso di crescita (19,4‰). Con un'incidenza del 0,8% di divorziati/e, in ex aequo con altri 3 comuni, si trova al 17º posto.
Etnie e minoranze straniere
Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2017 i cittadini stranieri residenti a Carovigno erano 1 015 pari al 5,9% della popolazione[18].
«[...];quindi si fermano in un publico luogo, e quivi il devoto ed un suo congiunto spiegando da due grossi bastoni con corbia di piombo due larghe insegne di seta a varii colori le sventolano buona pezza in aria al suon d'un piffero e d'un tamburo, le depongono poi come sono dinanzi ai piedi di nostra Donna sciogliendosi a tal modo del votivo obligo.»
La festa di Maria Santissima di Belvedere è la festa religiosa più importante di Carovigno[19]. La festa principale è celebrata il lunedì, martedì e sabato dopo Pasqua, con scopo principale la Battitura della Nzegna, una tradizione secolare legata all'arte dello sbandieramento. La ‘Nzegna, consiste in una serie di sbandieramenti svolti tre volte all'anno in tre punti di Carovigno, al ritmo del flauto, del tamburo, del cembalo e della grancassa, in onore della Madonna di Belvedere. Il termine “battitura della ‘Nzegna”, presenta vari significati tra cui “battere, percuotere con i movimenti particolari della ‘Nzegna il suolo”, ma anche “bussare al cuore della Madonna con una preghiera: la ‘Nzegna”.
Consiste nel gioco di due bandiere multicolori, che vengono fatte sventolare, ruotate intorno al collo, gambe e pancia e lanciate in aria. Tutto ciò viene svolto in onore di Maria Santissima di Belvedere. La festa religiosa termina il sabato dopo Pasqua.
È una delle principali feste legate a Maria Santissima Regina di Belvedere (denominata in questo giorno “dell'Uragano”), dei Santi patroni Filippo e Giacomo e di San Giuseppe. Inoltre vengono anche festeggiati altri santi, proprio per ringraziare il miracolo avvenuto. Le viene assegnato questo titolo a causa di un miracolo avvenuto il 17 agosto del 1841., quando una tromba d'aria minacciava di distruggere il paese.[20]
Nel territorio sono presenti quattro scuole materne, due scuole elementari, due scuole medie, un istituto Alberghiero e un asilo nido comunale.
Teatro
In paese è presente un teatro comunale, "Teatro Italia", sede di saggi, musical e altri eventi musicali e culturali.
Cucina
Tipico dolce pasquale è la "piddica", una ciambella fatta con farina e olio extra vergine d'oliva, con un uovo bollito al centro, il tutto decorato con granella di zucchero multicolore. Un altro tipico piatto del sabato dopo Pasqua sono gli "gnummarieddi", degli involtini di fegato farciti con carne, prezzemolo, formaggio pecorino e altro.
Geografia antropica
Frazioni
Pantanagianni: frazione di località marittima, tra Torre Santa Sabina e Specchiolla.
Serranova: frazione situata a pochi chilometri in direzione Brindisi.
Specchiolla: frazione di località marittima in direzione Brindisi.
Torre Santa Sabina: frazione situata sul mare in direzione di Bari; il nome deriva dalla torre omonima che si erge sulla costa della località marina stessa.
Economia
L'economia carovignese trova le sue componenti essenzialmente nell'agricoltura (olivo, fichi, mandorli, cereali, vite, ortaggi), in proporzione minore nelle industrie (oleifici, stabilimenti vinicoli), nell'artigianato (rinomata la filatura laniera e la lavorazione di un compatto calcare, di cui la zona è ricca, adatto per pavimentazione e come materiale di rivestimento) e nella pesca.
L'economia si basa anche sulle attività turistiche. Nel 2018 sono stati registrati 519 291 arrivi[21].
Il litorale carovignese ha ottenuto nel 2007, e dal 2016 al 2021 (per le seguenti tre spiagge: Mezzaluna a Torre Santa Sabina, Pantanagianni e Torre Guaceto) la Bandiera Blu[22], dal 2017 al 2020 le 5 vele di Legambiente[23], in quanto facente parte del comprensorio turistico "costa del parco agrario degli ulivi secolari", che comprende anche i comuni di Polignano a Mare, Fasano, Monopoli e Ostuni. Inoltre è stato premiato dal 2017 al 2020 con il riconoscimento per i comuni rurali delle Spighe Verdi[24].
L'A.S.D. Carovigno 1949 Calcio è nata nel 1949. Il Carovigno Calcio nel campionato 2000 era stato promosso nel campionato di Eccellenza pugliese.
Nella stagione 2024-2025 milita nel girone B pugliese di Promozione.
Le altre compagini sportive locali sono:
la Pallacanestro Carovigno, che milita nella Serie D maschile;
New Basket Carovigno, che militava nel campionato di serie D maschile; Giocatori di pallacanestro che militano e hanno militato in campionati professionisti (Diego Martino classe 1993 e Giancarlo Zizza);
il Volley Carovigno;
la sezione di tiro a segno nazionale di Carovigno, per competizioni di pistola a 10 metri e carabina a 10 metri.
^cittadini stranieri, su demo.istat.it (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2017).
^Copia archiviata, su carovigno.info. URL consultato il 10 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
^Giornale delle Due Sicilie, 11 ottobre 1841, n. 220.
«Una meteora esercitava nel giorno diciassette agosto i suoi furori nel comune di Carovigno in Terra d'Otranto. Alle ore 17 e mezzo d'Italia, al Sud-Ovest del Comune, ed a circa due miglia di distanza dallo stesso, sorse una meteora vaporosa, quasi vorticosa colonna di color bruno rossastro, che gigantesca si alzò in aria, e poscia a poco a poco andò dilatandosi nella base, e restringendosi nella sommità, circondata sempre da nuvole bianche, parte in forma pur di colonne, parte di strana figura che tutte con rapida volubilità le si giravano intorno. Era meraviglioso insieme e tremendo il vedere quella meteora in forma di viaggiator vulcano avanzarsi minacciosa verso l'abitato, e con gagliardia da non potersi concepire devastare in suo cammino quanto incontrava.[...]»