Carlos Saura Atarés (Huesca, 4 gennaio1932 – Madrid, 10 febbraio2023[1]) è stato un registaspagnolo.
In una intervista rilasciata nel 1980 al quotidiano spagnolo El Pais, Stanley Kubrick dichiarò il suo grande apprezzamento nei confronti di Carlos Saura, che definì “un regista di grande splendore che usa meravigliosamente i suoi attori.”
Appassionato di fotografia, a 18 anni espose i suoi primi lavori in una mostra collettiva ed entra nel mondo dell'arte di avanguardia assieme al fratello Antonio, pittore professionista. Nel 1952 si iscrisse a una scuola sperimentale di cinematografia e si diplomò quattro anni dopo in regia presentando come saggio finale il documentario Il pomeriggio della domenica. Dal 1957 al 1965 rimase nello stesso istituto lavorando come docente, e realizzò alcuni cortometraggi tra cui uno dedicato l fratello pittore.
Il suo primo film a soggetto risale al 1960. Si trattava di I monelli, un film su un gruppo di ragazzi "sbandati" della periferia madrilena, uno dei quali sogna di uscire dallo squallore diventando torero. Girato in esterni con camera a mano, si ispirava ai modelli del neorealismo italiano e del cinéma vérité francese. La pellicola partecipò al Festival di Cannes 1960 dove ottenne un buon successo di critica ma, per superare il visto di censura, dovette subire pesanti tagli e giunse nelle sale spagnole solo due anni dopo.
Nel 1963 Saura realizzò I cavalieri della vendetta, film in costume ambientato nell'ottocento e intanto, insieme ad altri registi del nuevo cine spagnolo, si adoperò per far tornare in patria Luis Buñuel. Del 1965 è La caccia, che inaugurò la sua collaborazione con l'amico produttore Elias Querejeta. Questa collaborazione rimase stabile per quasi tutti i film successivi del regista e si basò su un rapporto di fiducia grazie al quale il regista si garantì una piena libertà di espressione.
Il secondo incontro decisivo nel percorso artistico di Saura fu quello con Geraldine Chaplin, che diventò in seguito la musa e la protagonista di molti suoi film, a partire da Frappé alla menta (1967), che vinse al Festival di Berlino l'Orso d'argento nel 1968 e, di seguito, Lo stress è tre, tre (1968), La tana (1969), Anna e i lupi (1972). Il rapporto artistico diventò anche una lunga relazione sentimentale, da cui nel 1974 nascerà uno dei sette figli del regista.