La campana è una tipologia di strumento musicale, appartenente alla classe degli idiofoni a percussione diretta, definita come contenitori, suonati con un oggetto non sonoro, in cui la vibrazione è più debole vicino al vertice. Si differenziano dai gong, in cui invece la vibrazione è più forte vicino al vertice.
Nelle campane da chiesa il suono è prodotto generalmente dalla percussione di un pendolo di ferro dolce detto batacchio (o battaglio) sulle pareti interne della campana stessa. Per quanto riguarda lo strumento occidentale è solitamente in bronzo, ed è utilizzato nel mondo cristiano per scandire il tempo dai campanili delle chiese e come richiamo per funzioni, ricorrenze ed eventi riguardanti la comunità; viene suonato dai campanari.
Il nome italiano "campana" deriverebbe dal latino vasa campana, espressione che indicava dei catini emisferici (crateri) in bronzo e poi in terracotta prodotti nella provincia romana di Campania. Per la similitudine di forma anche la campana che suona fu chiamata come il vaso.
In latino la campana era chiamata tintinnabulum, con riferimento al suo suono. L'insieme delle materie inerenti allo studio delle campane (storia, tecniche, musicologia, significati) è racchiusa nel neologismo campanologia.
Nel Medioevo, il grammatico inglese Giovanni di Garlandia azzardò una diversa spiegazione del nome, supponendo che venisse da "campo", perché i contadini che lavorano nei campi non conoscevano l'ora se non dal suono delle campane ("Campanae dicuntur a rusticis qui habitant in campo, qui nesciant judicare horas nisi per campanas").[1]
Il modello organologico "campana" è diffuso in moltissime culture, a partire dalla preistoria. Tuttavia sembra che le più antiche campane, così come oggi le intendiamo nel mondo occidentale, risalgano alla Cina di alcuni millenni prima di Cristo.
Secondo una leggenda, la campana con batacchio interno sarebbe un'invenzione italiana: sarebbe stata introdotta da san Paolino vescovo di Nola nel V secolo, anche se non vi è nessun documento che attesti la paternità dell'invenzione al Santo. In ogni caso, solo nell'VIII-IX secolo le chiese e le pievi incominciano a essere dotate di campane e sorgono i primi campanili, diffusi sempre più dopo l'anno Mille. Col tempo si va affinando anche l'arte dei fonditori e le differenze di suono fra un paese e l'altro: nascono così segnali associati alle campane e codificati dalla popolazione che durano ancora oggi.
«È una bella cosa ascoltare il suono delle campane, che cantano la gloria del Signore da parte di tutte le creature. Ciascuno di noi porta in sé una campana, molto sensibile. Questa campana si chiama cuore. Questo cuore suona e mi auguro che il vostro cuore suoni sempre delle belle melodie»
(San Giovanni Paolo II, discorso pronunciato nella Parrocchia di Nostra Signora del Rosario in Roma)
Nel rito romano antico il Pontificale Romanum prevede che la benedizione delle campane sia riservata a un vescovo o a un suo delegato. Quando il vescovo benedice la campana, segue il rito descritto dallo stesso Pontificale romanum, quando invece la benedizione è delegata a un sacerdote, il rito è contenuto nel Rituale romanum.
Il vescovo è rivestito di amitto, camice, cingolo, stola e piviale bianchi e mitra semplice. Tenendo in mano il pastorale si avvicina alla campana, quindi si siede sul faldistorio e intona il salmo 50, il salmo 53, il salmo 66, il salmo 69, il salmo 86 e il salmo 129. Terminati i salmi si alza e tenendo il pastorale benedice il sale; quindi depone il pastorale e la mitra e pronuncia l'orazione sul sale; riprende mitra e pastorale, benedice l'acqua e deposti nuovamente mitra e pastorale pronuncia le orazioni sull'acqua. A questo punto il vescovo mette il sale nell'acqua, compiendo un disegno a forma di croce e pronuncia l'orazione sulla commistione. Terminata la benedizione dell'acqua, indossando la mitra, lava la campana, bagnandone l'apertura con un aspersorio di issopo, sia all'esterno sia all'interno, quindi torna al faldistorio, mentre due chierici proseguono il lavaggio della campana, bagnandola tutta e asciugandola poi con un telo di lino, ripetendo lo stesso ordine con cui il vescovo l'ha lavata. Dopo il lavaggio, il cerimoniere segna con il gesso una croce vicino al centro della campana, per indicare il luogo in cui deve avvenire la prima unzione, poi segna altre sette croci all'esterno della campana presso l'apertura, a uguale distanza tra loro e altre quattro croci all'interno. Il vescovo al faldistorio canta il salmo 145, il salmo 146, il salmo 147, il salmo 148, il salmo 149 e il salmo 150. Dopo aver cantato i salmi, si alza indossando la mitra e compie la prima unzione con il pollice che ha intinto nell'Olio degli infermi. Poco prima dell'unzione il cerimoniere cancella con un panno il segno di croce che aveva tracciato con il gesso. Dopo essersi pulito il pollice con il cotone, il vescovo toglie la mitra e pronuncia un'orazione, quindi asterge con un panno di lino il segno di croce fatto con l'olio santo. Intona poi l'antifona Vox Domini che precede il salmo 28. Si ripete l'antifona. Nel frattempo il vescovo compie sette segni di croce sull'esterno della campana con l'olio degli infermi e altre quattro all'interno con il sacro crisma. Pronuncia una breve formula per ognuna croce tracciata: «Sanctificetur et consecretur, Domine, signum istud. In nomine Patris, et Filii, et Spiritui Sancti. In honorem N.. Pax tibi.» A ogni campana infatti si dà un nome, in genere di un santo, e la formula menziona il santo da cui la campana prende il nome. Tolta la mitra il vescovo pronuncia un'orazione. Poi si siede con la mitra, si lava le mai e si pulisce il pollice con una mollica di pane e limone. Mette quindi in un braciere timo, incenso e mirra. Il braciere viene collocato sotto la campana, in modo che il fumo fluisca all'interno. Nel frattempo il coro canta l'antifona Deus in sancto e il salmo 76. Finito il salmo, il vescovo toglie la mitra e prende il pastorale, il diacono dopo aver ricevuto la benedizione del vescovo canta il Vangelo. Terminato il canto del Vangelo, il vescovo bacia il libro portatogli dal suddiacono. Quindi fa un segno di croce sulla campana e poi la suona per la prima volta con un martello.[2]
Il Rituale romanum prevede lo stesso rito, ma il sacerdote è vestito solo di cotta e stola e non siede al faldistorio.[3]
Inoltre il Rituale romanum contiene una benedizione per la fusione della campana, che si svolge come segue. Si recita il salmo 150, quindi il Pater noster, un breve responsorio e l'orazione, in cui si menziona il nome del santo o della santa a cui la campana verrà dedicata, la benedizione si conclude con l'aspersione con acqua benedetta del metallo fuso.[4]
Dopo la riforma liturgica del rito romano la benedizione delle campane è stata molto semplificata.
Il suono di una campana è strettamente legato a un complesso equilibrio di spessori che determinano il profilo della campana. Gli spessori formano, assieme alla nota fondamentale e ai suoni parziali, il suono della campana. La nota, invece, è determinata dal volume del vaso sonoro: più grande è la campana più grave sarà la nota; più piccola è la campana e più acuta sarà la nota. Esistono diverse tipologie di campane a seconda dello spessore, della nota e della forma. Il profilo, che prende il nome di "sagoma", può essere diverso (ad esempio) a seconda delle esigenze del luogo nel quale la nuova campana sarà collocata e delle varie epoche storiche. Esistono "sagome leggere" e "sagome pesanti" usate dai diversi fonditori.
Il maggiore peso, e quindi il maggior spessore, permette una maggiore e prolungata vibrazione dello strumento oltre che un maggiore sostegno dei "toni parziali", soprattutto quelli di "ottava inferiore" e di "terza maggiore", che devono essere presenti in ogni campana. In genere la campana in proporzione più pesante risulta avere un suono in generale più caldo e più gradevole, mentre una campana "leggera" è talvolta stridente e spiacevole all'orecchio.
Una buona campana può arrivare a emettere fino a cinquanta "toni parziali", ma i più importanti e soprattutto i più riconoscibili sono (rispetto alla nota fondamentale): parziale di "Prima", di "Terza" (che può essere maggiore o minore), "Quinta" (che può essere diminuita), "Ottava Superiore" e "Ottava Inferiore".
Ecco elencati i principali segnali (che possono variare da zona a zona) legati alla vita religiosa e civile:
Anticamente le campane segnalavano anche:
Per poter parlare di "concerto" di campane si parte da un numero di due o tre elementi. Attualmente è possibile la presente classificazione:
Per ogni regione d'Italia vi sono diverse regole, usi e tradizioni nel suono delle campane. Per una trattazione e un panorama sui vari tipi di suono regionale è consigliabile visitare i siti internet delle varie associazione campanarie italiane.
Durante l'alto medioevo la diffusione delle campane inizia ad essere sempre più presente ma la creazione di questi strumenti era legata al sapere dei monaci. Non a caso, le prime testimonianze e scritti in materia sono redatti da religiosi come Teofilo.
A partire dal basso medioevo però, le conoscenze per la costruzione delle campane che sono estremamente richieste e presenti nella cultura Europea praticamente ovunque, viene sempre di più verso artigiani, spesso a firma "Magister" che recandosi di luogo in luogo creano le campane alla base del campanile o anche, all'interno stesso delle chiese. Sono molte le testimonianze di ritrovamento di fornaci all'interno di antiche Pievi in tutto il territorio Italiano.
Le "Botteghe" conosciute con il nome di fonderie, sono un fenomeno legato all'epoca industriale e necessariamente collegato all'aumento e miglioramento della rete dei trasporti (nuove strade, ferrovie ecc) in quanto fino a tempi tutt'altro che remoti le campane hanno continuato ad essere prodotte in loco visto che conveniva trasportare il proprio sapere ed una "ricetta di costruzione" con materiali facilmente reperibili, piuttosto che trasportare per vie impervie pesanti getti di fusione.
A conferma della testi, la "ricetta" dei materiali necessari per la costruzione delle campane è fatta sempre con materiali "poveri" e di facile reperibilità.
In Italia, oggi (2023) sono presenti ed attive 6 fonderie di campane, un unicum a livello mondiale, non esiste nazione al mondo che abbia un numero di fonderie di campane attive superiore.
Ad Agnone (IS) sopravvive una famiglie di fonditori più antiche del mondo: la Fonderia Pontificia Marinelli, le cui origini risalgono al Medioevo. Le prime campane fuse dalla fonderia Marinelli risalgono al 1339, per opera del direttore Nicodemo Marinelli, detto Campanarus. Nel 1924 il papa Pio XI conferì alla famiglia Marinelli l'onore di avvalersi dello Stemma Pontificio. La longevità dell'impresa famigliare Marinelli è riconosciuta anche a livello internazionale da enti speicializzati nel riconoscimento della longevità dei "family business".
A Castelnovo né Monti in provincia di Reggio Emilia è presente da 500 anni circa presente l'attività di fonditori di campane, rilevata nel 1846 dalla famiglia Capanni (fonditrice della campana più grande d'Italia e una delle più grandi del mondo la Campana dei Caduti a Rovereto)
A Vittorio Veneto secondo tradizione è presente una fonderia di campane dal 1453, rilevata nel 1810 dai fonditori De Poli originari di Venezia e già attivi nel campo della fusione delle campane nel XVII secolo.
A Bolzone di Ripalta Cremasca è presente la fonderia Allanconi avviata negli anni ‘80 del novecento.
A Mondoví (Cuneo) l’azienda Ecat, specializzata nella orologeria industriale e degli accessori per le campane, ha avviato una propria linea di fusione di queste ultime dagli anni 90 del novecento, rilevando la fonderia di Achille Mazzola (attenzione non la più blasonata Roberto Mazzola) che era nata nel XIX secolo come ramo della famiglia originale.
In Sicilia, precisamente a Burgio, la famiglia Virgadamo, prosegue la tradizione di famiglia di produzione di campane.
Il ciclo di lavorazione delle campane prevede diverse fasi.
Innanzitutto occorre costruire una forma in legno che riproduca il profilo della campana. Con essa si costruisce la cassa d'anima che riproduce la cavità del pezzo ovvero una struttura cava di mattoni refrattari corrispondente all'interno della campana. Questo profilo, detto maschio o anima, viene montato su una trave orizzontale che può ruotare attorno a un asse verticale. Su questa anima si sovrappongono diversi strati d'argilla fino a ottenere una falsa campana, detta camicia, di spessore uguale a quello voluto per la campana in bronzo. Su questa superficie si applicano fregi e iscrizioni con la tecnica a cera persa. Durante la preparazione di questo mantello in argilla, l'interno viene riscaldato con carboni ardenti per essiccare più velocemente l'argilla e sciogliere la cera. Per completare la formatura, la falsa campana viene eliminata e il mantello viene collocato sull'anima lasciando un'intercapedine per la fusione di bronzo. Mantello e anima vengono interrate in una fossa (in un contenitore detto staffa) e bloccati con terra e sabbia speciale per evitare movimenti durante la fusione.
La forma è completata con i canali di colata del metallo fuso e i canali di scarico dell'aria. A questo punto il fonditore apre la bocca del forno e il bronzo scorre nei canali fino alla testa della campana. La colata prosegue fino al totale riempimento della forma. Dopo il raffreddamento la campana viene estratta dalla fossa utilizzando l'argano posto sopra il forno a riverbero, detto "capra", e liberata da anima e mantello. Poi viene ripulita da terra e sabbia (sterratura), dalle sbavature, ovvero da quelle appendici aggiunte per esigenze tecnologiche (es. attacchi di colata) e da eventuali difetti di fusione, infine lucidata.[5]
Le campane possono essere classificate in base al montaggio:
Nonostante alle orecchie del profano i rintocchi delle campane possano sembrare tutti uguali, in Italia esistono diversi sistemi di suono per campane basculanti ossia in movimento, per campane fisse o ferme e per l'unione di questi due tipi. In Italia, infatti, ogni regione ha un proprio sistema di suono.
Sono sprovviste di ceppo, cioè di contrappeso in quanto non devono compiere oscillazioni di nessun genere; sono quindi immobili, ancorate a putrelle o travi, vengono suonate tramite la percussione del battaglio interno (se suonate dal campanaro) o di martelli esterni (detti "elettrobattenti" se suonate da impianto elettro-automatico). In Italia le campane fisse sono quasi sempre di piccole dimensioni e posizionate all'interno dei campanili, specialmente se fanno parte di un complesso di campane numeroso. Nei carillon, diffusi nel nord Europa, raggiungono anche il numero di 60 o più esemplari in un solo campanile.
Sono campane dotate di ceppo leggero, cioè scarsamente contrappesate, e in virtù di questo fatto possono compiere oscillazioni veloci, producendo serie di rintocchi poco distanziati l'uno dall'altro.
Nei sistemi a slancio "classico", per produrre suono devono raggiungere almeno i 60° di inclinazione (anche se esistono sistemi a slancio con il battaglio dotato di doppio snodo per poter suonare anche con un ridotto movimento). In questo sistema di suono il battaglio è agganciato sotto i perni di rotazione e quindi va a colpire il bronzo sempre nel movimento verso l'alto: si dice che il battaglio, che di solito è più pesante rispetto agli altri sistemi di montaggio, "accarezza la campana".
In questo sistema di montaggio, il battaglio si distacca subito dopo il rintocco e quindi non smorza gli armonici rendendo libere le vibrazioni, al contrario del sistema controbilanciato. Per questo le campane a slancio mantengono vibrazioni assai prolungate. Il sistema è tipico in tutta Europa (es: changeringing inglese), nel sistema Bolognese, nel centro e sud Italia, nel Tirolo e in parte del Triveneto.
Sono campane dotate di ceppo pesante, cioè molto contrappesate, e in virtù di questo fatto possono compiere oscillazioni più o meno lente, producendo quindi serie di rintocchi più o meno distanziati l'uno dall'altro, e il battaglio batterà sempre sulla parte inferiore della campana, invece che sulla parte superiore come nello slancio. Essendo ben contrappesate raggiungono facilmente la posizione "a bicchiere", cioè compiono con facilità una rotazione di 180° dopo poche oscillazioni. Producono suono non appena vengono inclinate, poiché in questo tipo di campane il battaglio è agganciato più in alto o allo stesso livello rispetto all'altezza dei perni di rotazione e quindi va a colpire il bronzo sempre verso il basso.
Questa categoria racchiude con sé diversi stili:
Riassumendo:
Una volta messe in movimento, le campane possono suonare "a distesa" (rintocchi casuali) per semplice oscillazione rispetto al loro asse, oppure "a bicchiere".
L'arresto e sosta "a bicchiere" della campana sono possibili grazie a una piccola staffa, posta sulla ruota, la quale va appunto a scontrarsi con la balestra. Una volta raggiunta tale posizione di stallo, detta "a bicchiere" o "in piedi" (bocca della campana in alto e contrappeso in basso), la campana, sganciata, si ribalta (a questo punto di circa 360°) emettendo un rintocco ogni volta in cui il battacchio cade su uno dei due bordi della campana.
Le campane a bicchiere vengono utilizzate in diversi metodi di suono: alla bolognese, alla ligure, alla lucchese, alla umbra, all'ambrosiana, alla veronese.
I suoni alla bolognese, alla lucchese e alla umbra sono fatti con campane a slancio, quelli all'ambrosiana, alla ligure e alla veronese con campane a battaglio cadente.
Sovente le grandi campane hanno nomi propri e una lunga storia alle spalle. Eccone alcune tra le maggiori:
Australia
Austria
Belgio
Birmania
Bosnia ed Erzegovina
Bulgaria
Canada
Cina
Città del Vaticano
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Grecia
Germania
Giappone
Israele
ItaliaLe 11 campane più grandi della penisola sono:
Possono essere menzionate alcune altre campane, anche se una lista precisa necessariamente avrà bisogno di anni per essere completata.
Lussemburgo
Macedonia del Nord
Malta
Messico
Norvegia
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Rep. Ceca
Romania
Regno Unito
Russia: la Russia conserva campane monumentali per dimensioni che vengono suonate da ferme mediante la percussione del battaglio.
Serbia
Slovacchia
Spagna
Svezia
Ungheria
Stati Uniti
Svizzera
Concerto Solenne a Cornaredo (MI)ⓘConcerto Solenne a Rho (MI)ⓘCampane a distesa a Vimercate (MB)ⓘSuonata a festa con la tastiera a Rosate (MI)ⓘPlenum delle 8 campane di Monzaⓘ
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