Patagonia. Coco, disoccupato argentino cinquantaduenne cerca di vendere coltelli a un gruppo di lavoratori del petrolio. Purtroppo però i coltelli sono troppo costosi per loro e non riesce mai a venderne uno, ma tenta comunque invano di venderli a una guardia di sicurezza come una tangente e a un cantante di cabaret che incontra sul suo cammino. Coco vive in un piccolo appartamento con la figlia e i suoi figli e cerca di prendere un posto di lavoro in un distributore di benzina. Un giorno Coco aggiusta l'auto in panne di una donna anziana e gli viene donato un dogo argentino pedigree. Coco è totalmente confuso, ma mantiene il cane. Quando torna a casa però viene cacciato di casa da sua figlia per aver scelto di tenere il cane al posto suo. Coco chiama il cane "Lechien" credendo che questo sia il suo vero nome, ma in realtà significa semplicemente "il cane" in francese.
Improvvisamente la vita di Coco incomincia a cambiare, molte persone gli chiedono di prestare il cane per fare la guardia alle case e grazie al direttore della banca incontra il suo amico Walter, un allenatore, il quale gli assicura che il cane diventerà un campione. Molto tempo dopo infatti il cane vince il terzo premio e Walter incomincia a stipulare accordi e a scommettere, ma purtroppo Bombón non è in grado di gareggiare. Deluso, Walter torna al suo ranch con il cane e consiglia a Coco di sistemarsi da qualche parte. Coco incomincia sentirsi perso senza il cane e torna da Walter solo per riprenderlo. Bombón però è scappato e lo ritrova con una femmina di cane meticcio. Alla fine Coco può finalmente vivere nella serenità con il suo cane.
«il film è stato impeccabilmente diretto da Carlos Sorin ... [José] è metà-sedotto da sogni di gloria, ma la vera preoccupazione del film è la dignità. Juan (Juan Villegas), è come un eroe modesto, come si rischia di incontrare su uno schermo cinematografico, né lui né il signor Sorin - o se per questo, Lechien - hanno aspirazioni particolarmente grandiosi. Che El Perro è così modesto è parte di ciò che rende la sua storia umana simpatica così soddisfacente.[1]»
Ed Gonzalez pensò molto al film, e ha scritto:
«Il gioiello nella corona di The Film Society of Lincoln Center's Latin Beat program l'anno scorso era di Carlos Sorín El perro, che prende il testimone umanista calda dal regista di Piccole Storie per un traguardo esistenziale. Con tenero eufemismo, Sorín cataloga gli imbarazzi deprimenti che vengono posti a un meccanico disoccupato e quando è in grado di garantire lavoro e guadagnare i soldi per i suoi coltelli fatti in casa.[2]»
Rotten Tomatoes ha riferito l'83% di critiche e ha dato una recensione positiva, basata su dodici recensioni.[3]