manoscritti: 4 323 legati, 20 659 sciolti; 464 250 fra volumi e opuscoli a stampa; 835 incunaboli; circa 12 000 cinquecentine; 3 166 periodici, di cui 594 correnti
La Repubblica di Lucca, nella seconda metà del XVIII secolo indemaniò il Convento dei Canonici Lateranensi di S. Frediano per istituirvi l'Università cittadina. Nel palazzo si trovava una notevole biblioteca, fondata nel XVII secolo dall'abate Girolamo Minutoli (al secolo Paolino) che venne messa a disposizione dello Studium. L'8 gennaio 1787 la biblioteca fu affidata alla responsabilità di Marzio Michele, canonico, e Giacomo Lucchesini[1]. Nel 1790 fu dato l'incarico all'abate Carlo Ambrogio Vecchi di riordinare e catalogare la collezione libraria, rimanendo la biblioteca aperta agli studenti e ai professori dell'Istituto due volte a settimana. L'apertura al pubblico avvenne a riordinamento finito, il 13 novembre 1794, e il Vecchi ebbe confermato il suo posto di bibliotecario[2].
Con decreto del 20 maggio 1791 la Repubblica assegnò alla biblioteca il diritto di stampa, che tuttora possiede, insieme a uno stanziamento annuo di 840 lire per l'acquisto di libri. Col 1796 cominciarono gli acquisti di biblioteche private, prima fra le quali fu quella del padre Antonio Giunti, seguita due anni dopo da quella di Pietro e Sebastiano Paoli e nel 1802 da quella di Francesco Maria Fiorentini. Un decreto di Felice Baciocchi del 1807 rese la Biblioteca deposito dei periodici acquistati dall'Accademia Napoleone, guadagnando l'Accademia spazio e la Biblioteca opere disponibili per il pubblico. Nel 1822 un grave incendio distrusse «non meno di 10 mila volumi, fra i quali le opere più pregiate e i più preziosi manoscritti, nonché la maggior parte delle pubblicazioni accademiche». Cinque mesi dopo, il 20 giugno, la biblioteca riaprì al pubblico. Il 26 settembre 1832 fu acquistata la preziosa raccolta libraria di Cesare e Giacomo Lucchesini[3].
Consistenze delle biblioteche claustrali indemaniate[4]
Ai tempi dell'annessione di Lucca al Regno d'Italia si constatò l'inadeguatezza della sede in San Frediano e si cominciò a considerare la costruzione di una nuova sala che fungesse sia da sala di lettura che da deposito librario, ma l'applicazione delle leggi eversive del 1866 rese il progetto affatto inadeguato, visto che i fondi delle librerie ecclesiastiche soppresse avrebbero certamente ecceduto la capacità di qualunque edificio si fosse costruito. Inoltre, la biblioteca pubblica condivideva la fabbrica di San Frediano col Real Collegio e non era possibile acquisire nuovi e ampi spazi senza pregiudicare il Collegio stesso: si decise dunque di trovare una diversa sede per la biblioteca, sfruttando uno dei conventi soppressi[5]. Nel tempo che l'individuazione dello stabile da impiegare e il trasloco richiesero, le collezioni claustrali rimasero per dieci anni senza definitiva sistemazione, subendo spoliazioni lo smembramento delle singole raccolte[6]; nel 1877 finalmente la biblioteca pubblica di Lucca fu trasferita nell'edificio attuale, riaprendo ufficialmente il 16 agosto. Occupa gran parte del fabbricato e ha tre grandi sale monumentali: la maggiore e più importante di esse è la libreria barocca dei Chierici della Madre di Dio, all'ultimo piano. Le altre due sale con scaffali su più piani e ballatoi vennero aggiunte successivamente al trasferimento e sono usate per la lettura generale e le conferenze, rispettivamente. Nel 1900, nel salone di S. Maria Corteorlandini, vi fu aperto un museo dedicato a Francesco Carrara, che raccoglieva moltissima documentazione, manoscritta e a stampa, prodotta dal Carrara[7]. Nel 1934 tornarono dalla biblioteca palatina di Parma, dov'erano arrivati al seguito di Carlo di Borbone dopo che aveva abdicato da duca di Lucca, 190 manoscritti di argomento lucchese[8].
La biblioteca statale può vantare il fondo Baroni, preziosissimo per le ricerche sulla storia, la genealogia e le armi delle famiglie lucchesi, il fondo di Francesco Maria Fiorentini, il fondo degli eruditi fratelli Lucchesini.
Riguardo alla giurisprudenza, si conserva il fondo di Francesco Carrara, cui come già ricordato fu dedicato un museo, che raccoglie lettere, documenti e le opere stesse del giurista; Michele ed Enrico Ridolfi hanno arricchito le raccolte con i loro documenti riguardanti principalmente la storia e la critica dell'arte, mentre il fondo Giovanni Giannini conserva ricerche sulla letteratura popolare di Lucca.
Per i documenti utili alla storia del Risorgimento si può vedere Ersilio Michel, La Biblioteca Governativa di Lucca, in Rassegna storica del Risorgimento, IX, gennaio-marzo 1922, pp. 649-658. URL consultato l'11 luglio 2021 (archiviato dall'url originale l'11 luglio 2021).
Autografi
Tra i manoscritti si conservano scritti autografi di[9]:
Alfieri Vittorio
Azeglio (D') Massimo
Bandettini Teresa
Beverini Bartolommeo
Bonifazio IX, papa
Calogerà P. Angelo
Cappellari Mauro (papa Gregorio XVI)
Carducci Giosuè
Carrara Francesco
Centofanti Silvestro
Colonna Giovanni, maresciallo generale e capitano di Pisa
Dante da Castiglione
Fiacchi Luigi (Clasio)
Giordani Pietro
Giovio Giovanni Battista
Lucchesini Cesare
Maffei Scipione
Magliabechi Antonio
Mansi Giovanni Domenico
Metastasio Pietro
Muratori Lodovico
Muzzi Luigi
Niccolini Giovanni Battista
Nota Alberto
Papi Lazzaro
Parini Giuseppe
Pascoli Giovanni
Pellico Silvio
Pindemonte Ippolito
Redi Francesco
Saluzzo Roero Diodata
Spallanzani Lazzaro
Staël-Holstein (Mad. de)
Tiraboschi Girolamo
Visconti Ennio Quirino
Volta Alessandro
I carteggi più rilevanti sono quelli di Giovanni Pascoli e dei Ridolfi, oltre al fondo Bonturi-Razzi, che conserva scritti di Giacomo Puccini.
Direttori
L'elenco dei direttori è riportato in Archivi di biblioteche : per la storia delle biblioteche pubbliche statali, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2002, pp. 96-97. e in Direttori della Biblioteca statale di Lucca, su AIB-Web, 9 febbraio 2012. Dal 2015, terminata la direzione di Marco Paoli, l'istituto è retto da funzionari, mentre prima lo era da dirigenti ministeriali[10][11].
^ Ersilio Michel, Il museo Carrariano a Lucca, in Il Risorgimento Italiano, V, 1912, pp. 128-136. URL consultato il 10 luglio 2021.
^ Valerio Cellai, Michelangelo Zaccarello, Le biblioteche lucchesi e il loro posseduto a inizio XIV secolo: una prima ricostruzione, in Alberto Casadei e Paolo Pontari (a cura di), Dante e la Toscana occidentale: tra Lucca e Sarzana (1306-1308), Pisa, Pisa University press, 2021, pp. 66-67.
^Home, su Biblioteca statale di Lucca. URL consultato il 6 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2001). Simona Turbanti, Notizie in breve, in Bibelot: notizie dalle biblioteche toscane, VII, n. 1, gennaio-aprile 2001.
^Notizie di cronaca, in Il Tirreno, 31 agosto 2002. URL consultato il 7 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2021).
^ab Monica Maria Angeli, Curriculum vitae et studiorum, in Biblioteca statale di Lucca, 28 settembre 2018. URL consultato il 25 giugno 2021 (archiviato il 25 giugno 2021).
Jacopella Manfredini (a cura di), La biblioteca statale di Lucca : guida per il lettore, [Lucca, Amministrazione provinciale, 1986].
Annalisa Biagianti, Dalla biblioteca di Palazzo della Repubblica alla Biblioteca pubblica del Ducato : il destino del fondo librario dell'Offizio sopra le differenze, in Actum Luce : studi lucchesi, vol. 42, n. 1-2, Firenze, Maria Pacini Fazzi, 2013, pp. 127-142.
Marco Paoli, Le edizioni del Quattrocento in una raccolta toscana : gli incunaboli della Biblioteca statale di Lucca : catalogo descrittivo, Lucca, M. Pacini Fazzi, 1990-1992.
Marco Paoli, I corali della Biblioteca statale di Lucca, Firenze, Olschki, 1977.
Marco Paoli, I codici di Cesare e Giacomo Lucchesini: un esempio di raffinato collezionismo tra Settecento e Ottocento, Lucca, M. Pacini Fazzi, 1994, ISBN88-7246-164-2.