Con Bellezze circasse si identificano le donne provenienti dalla Circassia, regione del Caucaso nord-occidentale per riferirsi ad una immagine idealizzata di bellezza.
Durante l'Impero ottomano e l'impero persiano dei Safavidi e, più tardi, dei Qajar, le donne circasse vivevano come schiave nell'harem del sultano e dello Shah, acquisendo la loro reputazione di donne estremamente belle, una fama che divenne un tropo nell'orientalismooccidentale[1].
Da ciò, sia in Europa che in America, le circasse furono spesso identificate come ideale di bellezza femminile nella poesia e nell'arte. I prodotti cosmetici venivano pubblicizzati dal XVIII secolo associandovi la parola "circasso" o definendoli come "usati dalle donne circasse".
Si narra che a Grosio (provincia di Sondrio) in Lombardia, durante il Seicento, molti abitanti si trasferivano a Venezia per lavoro o come soldati; qui compravano e sposavano schiave circasse (ma anche balcaniche e ottomane). Da questo deriverebbe il costume tipico – diverso dagli altri della zona – ancora oggi esibito delle donne del paese, con colori vivaci, scollature profonde e particolari orecchini.[2]
Note
^(TR) Irvin Cemil Schick, Çerkes güzeli: bir şarkiyatçı imgenin serüveni, İstanbul, Oğlak, 2004, ISBN975-329-450-6.
^ Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, Dizionario etimologico grosino (DEG): con annotazioni di carattere etnografico e storico e repertorio italiano-grosino, prefazione di Max Pfister, Grosio, Biblioteca comunale Museo del costume, 1995, SBNBVE0081023.
Bibliografia
(EN) Hannah Barker, The Mediterranean Trade in Black Sea Slaves, 1260–1500, in That Most Precious Merchandise, Philadelphie, University of Pennsylvania Press, 2019..