Data la quasi totale mancanza di naviglio italiano (le poche navi che non avevano potuto ottemperare alle condizioni d'armistizio consegnandosi agli Alleati furono immediatamente confiscate dai tedeschi) si decise di costituire un reparto di fanteria di marina, all'interno della Marina Nazionale Repubblicana.
Era ordinato su quattro Compagnie, la 2a e la 4a erano state addestrate a San Bartolomeo, mentre la 1a e la 3a erano state trasferite per l'addestramento a Cuneo, alla caserma San Dalmazzo.
Alla metà di febbraio il Battaglione si riunì nuovamente a La Spezia[2].
Il 19 febbraio 1944 ricevette dal Comandante Borghese la Bandiera di Combattimento, per poi essere inviato a combattere ad Anzio e Nettuno, per fronteggiare lo sbarco angloamericano al comando del Capitano di Corvetta, sommergibilista, Umberto Bardelli.
Rimase al fronte per tre mesi e lasciò il Lazio nel giugno 1944, in seguito all'entrata in Roma delle truppe angloamericane.
Nell'estate del 1944, il Barbarigo fu trasferito in Piemonte per ricostituire i ranghi. L'8 luglio 1944, a Ozegna il Comandante Bardelli e 18 uomini rimasero vittime di un attacco dei partigiani.
Sul finire del 1944, il Reparto fu inviato nel Goriziano in attività antipartigiane al Confine Orientale esposto all'avanzata delle truppe del IX Corpus Jugoslavo di Tito. Il Barbarigo fu dislocato a Salcano, ove ebbe violenti scontri prima a Chiapovano e quindi sul Monte San Gabriele, riuscendo ad arginare momentaneamente i partigiani nella Battaglia di Tarnova.
Seguì un periodo di riposo a Vittorio Veneto prima dell'invio sul Fronte Sud, nell'aprile del 1945.
Col crollo dell'apparato difensivo tedesco, incominciò il ripiegamento verso il Veneto. Il Battaglione venne catturato a Padova il 30 aprile 1945 da reparti inglesi e neozelandesi.
Roma, marzo 1944. Ispezione al Barbarigo da parte del generale tedesco comandante della piazza, Kurt Mälzer
Altra inquadratura dell'ispezione
Note
^Da notare la coda alzata del leone di San Marco: Quando el leon de San Marco alza la coa tutti gli altri sbassa la soa. Era un motto adottato dal battaglione per indicarne la predominanza sugli avversari e il timore che incuteva, oltre che il Vangelo chiuso.
^Questa MOVM della RSI fu concessa alla memoria, ignorando che il GM Tognoloni, prigioniero degli americani, era in realtà sopravvissuto alle gravissime ferite riportate.
^Motivazione della medaglia : Ufficiale Comandante di Plotone Fucilieri inviato in rinforzo a reparto duramente provato, riusciva con i propri uomini a contenere per molte ore la straripante pressione avversaria. Invitato dai superiori a ritirare il Plotone ormai duramente provato, insisteva nel condurlo ancora una volta al contrattacco. Ferito,a chi tentava di porgergli di aiuto, ordinava di non pensare a lui. Trascinatosi nelle linee italiane e vista la situazione ormai insostenibile, dopo avere con grande freddezza dato ai pochi superstiti le disposizioni per il ripiegamento ed essersi assicurato che il movimento si effettuava con il salvataggio di tutte le armi, si scagliava contro il nemico irrompente con la pistola in pugno e lanciando le ultime bombe a mano, fin quando veniva travolto dalle forze corazzate nemiche avanzanti. Meraviglioso esempio di cosciente, eroico sacrificio per l'onore e la grandezza della Patria. Fronte di Cisterna, 23 maggio 1944.
^Motivazione della medaglia: Ufficiale superiore di belle qualità e di provata esperienza, sorretto da uno slancio e da una fede senza limiti, tre volte decorato al valore; primo comandante del Barbarigo, che per sua travolgente iniziativa per primo si allineò con gli alleati germanici sulla testa di ponte di Nettuno, si recava volontariamente e coscientemente con le esigue forze in una zona notoriamente infestata da bande ribelli. Giunto nella piazzetta del paese di Ozegna cercò di esercitare opera di persuasione sugli sbandati deprecando la lotta fratricida voluta e sovvenzionata dall'oro dei nemici della Patria. Circondato a tradimento insieme ai suoi pochi uomini da forze preponderanti che gli intimavano la resa rispondeva con un netto rifiuto e fatto segno a violentissimo fuoco di armi automatiche postate agli sbocchi delle vie di accesso alla piazza si batteva con leonino furore incitando continuamente i pochi uomini di cui disponeva. Colpito una prima volta al braccio continuava a sparare con una mano sola, colpito una seconda volta ad una gamba continuava a far fuoco sino all'esaurimento delle munizioni. Nuovamente colpito cadeva falciato da una raffica al petto con il nome d'Italia sulle labbra. Fulgido esempio di eroismo, di altissimo senso dell'onore, di attaccamento al dovere e di dedizione completa alla Patria adorata. Ozegna, 8 luglio 1944.