Nacque nel castello dei conti di Mucchio, nei pressi di San Gimignano; per vincere l'opposizione del padre, che si opponeva alla sua decisione di abbracciare la vita religiosa, lasciò la famiglia e si ritirò a Pisa, dove fu accolto nel monastero benedettino di San Vito.[1]
All'età di circa cinquant'anni contrasse la lebbra e si ritirò nel lebbrosario di Cellole, nei pressi di San Gimignano, dove visse vent'anni organizzando l'assistenza agli altri ammalati e guadagnandosi, per la pazienza mostrata nel sopportare la sua infermità, l'appellativo di "Giobbe della Toscana".[1]
Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, LEV, Città del Vaticano 2004.
Congregatio de Causis Sanctorum, Index ac status causarum, Città del Vaticano 1999.
Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.
Piero Bargellini, Mille santi del giorno, Firenze, Vallecchi editore, 1997, pp. 693-694.
Giorgio Batini, Beati loro, Firenze, Edizioni Polistampa, 2001, pp. 73 - 78.