Il comandante cartaginese inviò a sud nel Bruzio il fratello Magone con una parte delle sue forze, per accogliere la resa di quelle città che abbandonavano i Romani e costringere con la forza quelle che si rifiutavano di farlo.[8] Annibale, invece, con il grosso dell'esercito, si diresse in Campania dove riuscì ad ottenere dopo una serie di trattative la defezione di Capua che a quell'epoca era ancora, per importanza, la seconda città della penisola, dopo Roma.[9]
Casus belli
I Petelini, rimasti fedeli ai Romani,[1] furono attaccati non solo dai Cartaginesi, che occupavano la loro regione, ma anche dai Bruzi che si erano invece alleati ad Annibale.[10] Questi allora decisero di inviare dei loro ambasciatori a Roma per chiedere un contingente di soldati a loro difesa. Purtroppo il senato romano, rispose che avrebbero dovuto resistere da soli, poiché i Romani erano impegnati su numerosi fronti, tanto più che si trattava di alleati troppo lontani da proteggere.[11]
Assedio
Gli abitanti di Petelia, una volta venuti a conoscenza di quanto aveva loro risposto il senato di Roma, furono colti da dolore e spavento, meditando alcuni di abbandonare la città per rifugiarsi dove si poteva. Il giorno seguente, gli ottimati cittadini fecero prevalere la decisione che fossero raccolte tutte le provviste necessarie e trasportate in città, oltre a fortificare meglio le mura, pronti a resistere ad un imminente assedio da parte dei Cartaginesi.[12]
Non passò molto tempo che vennero assediati dalle milizie inviate da Annibale. Arrivarono a resistere fino al punto di cibarsi di tutte le pelli che trovarono in città, oltre a cortecce e teneri ramoscelli di tutte le piante che trovarono.[1]
«Esauriti, infatti, i viveri costituiti da prodotti della terra e da carne di ogni tipo di quadrupedi, quella solita e quella a cui non si era avvezzi, alla fine vissero di pezzi di cuoio e di erbe e di radici e di tenere cortecce e di foglie strappate e solo in séguito al fatto che mancavano loro le forze per stare in piedi sulle mura e per portare le armi furono presi.»
Dopo aver retto a un lungo assedio, durato 11 mesi, poiché i Romani erano impossibilitati ad aiutarli, col loro consenso, si arresero.[1] La città venne espugnata da Imilcone, prefetto di Annibale.[2] La vittoria costò ai Cartaginesi molto sangue e ferite. Nessun'altra forza poté in questo assedio più della fame.[13]
Arresasi Petelia, Annibale condusse l'esercito a Cosenza, che dopo una difesa meno dura, cadde in mano ai Cartaginesi. Contemporaneamente un esercito di Bruzi, assediò e occupò un'altra città greca, Crotone, a esclusione della sola rocca, abitata da meno di 2.000 persone.[14] Anche i Locresi passarono ai Bruzi e ai Cartaginesi. Solo i Reggini conservarono fino all'ultimo la fedeltà a Roma e la propria indipendenza.[15]