Considerato uno dei costruttori dei carri allegorici del Carnevale di Viareggio più importanti ed influenti dell’intera storia della manifestazione, è ritenuto l’iniziatore insieme ai fratelli Michele e Alfredo Pardini dell’utilizzo della carta a calco (chiamata erroneamente cartapesta) nella costruzione di carri allegorici. Nella sua carriera carnevalesca ha costruito 37 carri di prima categoria, totalizzando ben 13 primi premi come Alfredo Pardini (i due sono secondi, in questa speciale classifica, solo ad Arnaldo Galli che ne può vantare 19).
Biografia
«Il carro deve essere immediato. Se ci vuole la spiegazione per capire il carro allora non è più carnevalesco. Quanto allo stile io ho usato vari tipi di stile nel realizzare i carri. Bisogna conoscere la storia dell’arte, conoscere la pittura e la scultura per fare dei carri originali.[1]»
(Antonio D'Arliano)
Infanzia e gioventù
Antonio D’Arliano nacque a Viareggio il 7 novembre1899. Nato in una classica famiglia viareggina di naviganti (il padre era infatti comandante di piccole imbarcazioni), crebbe tra il porto ed i cantieri navali che furono fondamentali per i suoi lavori futuri: da una parte nei suoi dipinti i soggetti principali erano proprio le straordinarie barche viareggine, dall’altra i marchingegni utilizzati sulle navi vennero usati da D’Arliano per movimenti sempre più complicati nei carri allegorici del Carnevale. Antonio si recò giovanissimo in mare, seguendo le tradizioni familiari, ma una volta tornato frequentò l’istituto d’arte “Augusto Passaglia” di Lucca. Per guadagnare qualche soldo in più, su consiglio del professor Marcucci, iniziò a decorare pareti e soffitti delle ricche case viareggine e versiliesi. In questi anni D’Arliano si dedicò in maniera quasi incessante alla pittura e nel 1921 lo stesso professor Marcucci gli allestì una mostra: tutti i dipinti vennero acquistati da uno svizzero. Con quei soldi l’artista viareggino si sposò. Ma con l’arrivo del periodo fascista, dove l’arte ebbe vita decisamente complicata e i suoi paesaggi non pagavano in termini economici, D’Arliano dovette spostare il suo sguardo verso altri mondi lavorativi. Per evitare una nuova vita in mare, il giovane Antonio entra definitivamente nel mondo del Carnevale di Viareggio.[2]
La carriera nel mondo del Carnevale di Viareggio
Antonio D’Arliano, in realtà, aveva già debuttato nel mondo del Carnevale di Viareggio all’età di 14 anni, quando presentò La portantina romana, classificandosi al secondo posto.[3] Nella prima metà degli anni ‘20 iniziò a lavorare come assistente degli artisti dell’epoca, occupandosi della stesura del colore sui carri, ma è nel 1925 che D’Arliano non solo segnò l’inizio della sua carriera da carrista, ma rivoluzionò (insieme ai fratelli Alfredo e Michele Pardini) l’intera lavorazione delle costruzioni viareggine introducendo la tecnica della carta a calco, che negli anni successivi permise la creazione di mascheroni sempre più grandi e movimenti più innovativi. La costruzione che segnò questo decisiva tappa nella storia del Carnevale si chiamava I tre cavalieri del Carnevale, carro che valse a D’Arliano il primo di tredici primi premi. Il carro rappresentava tre baldi giovani alle prese coi fumi dell’alcol che, completamente inebriati, si sentono grandi eroi all’interno della bolgia del Carnevale, giungendo ai corsi mascherati a bordo di una conchiglia trainata da un gabbiano. Negli anni successivi D’Arliano intraprese un’appassionante lotta al primo premio con Alfredo Pardini: una rivalità così accesa che la città di Viareggio si divise in due grandi fazioni di tifosi che finivano spesso in maniera violenta.[4]
1925 - I cavalieri del Carnevale, primo premio
1926 - La corsa al premio, primo premio ex aequo
1927 - Una scimmia presa in Carnevale, secondo premio
1928 - La corte di Karambambuk, secondo premio
1929 - Luna park, primo premio
1930 - Carnevale prestigiatore, primo premio
1930 - Carnevale si diverte (carro piccolo), quarto premio
1931 - Festa di sirene in onore del Carnevale, secondo premio
1931 - Pagliaccio trionfatore (carro piccolo), quinto premio
1932 - Carnevale in sogno, secondo premio
1933 - Carnevale sport, primo premio
1935 - Meraviglie sottomarine, secondo premio
1937 - Pagliacciata, primo premio ex aequo
1938 - I Gagà del cinema, secondo premio
Nel 1939 Antonio D’Arliano presentò Carnevale Domatore e fu bersaglio della violenta censura fascista a causa della casacca rossa del domatore, intento a tenere a bada un terrorizzato leone nero. D’Arliano cambiò prontamente colore, sfilando regolarmente e classificandosi comunque al quarto posto ex aequo. D’Arliano dirà nel 1972:
«Non mi interesso di politica perché non ho cultura sufficiente e poi non vedo il Carnevale dal punto di vista politico. Nel carro ci devon essere Bacco, Tabacco e Venere: musica, allegria, feste di colori e gioia di vivere. Un carro che accontenta il gusto di una corrente politica, ne scontenta necessariamente un’altra e la esclude dal divertimento (che deve essere comune) quindi limita il concorso al divertimento. Il mio carro del ‘39? Sono gli altri che lo dicevano, io non ho mai avuto questa intenzione.[3]»
(Antonio D'Arliano)
1940 - Scampagnata di sartine, primo premio ex aequo
1946 - Serenata al chiar di luna, primo premio ex aequo (costruito insieme a Francesco Francesconi)
1946 - Le scoperte del secolo (mascherata in gruppo), quarto premio (costruita insieme a Carlo e Francesco Francesconi)
1947 - Nel tempio di bacco, primo premio
1948 - È arrivato il Marajà, primo premio
1949 - Ondate d’amore, quarto premio
1950 - Una vedova allegra, primo premio ex aequo
1951 - Circo Zim Bum, quarto premio
1952 - Carnevale fantasmagorico, secondo premio
1953 - La ville lumiere, secondo premio
1954 - Allegra porcheria, ottavo premio
1955 - Barbablù, primo premio ex aequo
1956 - La serva padrona, quinto premio
1957 - Cing Ciang Mago d’Oriente, primo premio ex aequo
1958 - Miss Universo, terzo premio ex aequo
1959 - Carnevale in fiore, quarto premio
1960 - Europa di Notte, secondo premio
1961 - Rodeo per signore, quinto premio
1962 - Festa a bordo, quarto premio
1963 - Fifa e Arena, sesto premio
1964 - La casta azzurra, quinto premio
1965 - Il risveglio del drago (complesso mascherato), ottavo premio
La carriera da pittore e gli ultimi anni
Gli anni a cavallo fra le due guerre mondiali furono anni complicati a livello economico per i carristi che finivano spesso coi conti in rosso per la realizzazione del carro. Era allora necessario trovare dei lavori estivi, che, nel caso di D’Arliano, consistevano nella decorazione di case e ville, nelle scenografieteatrali e cinematografiche e ovviamente nella pittura.
Antonio D’Arliano lasciò a malincuore il mondo del Carnevale nel 1965, ma riempì quel vuoto riscoprendo la sua grande passione giovanile: quella della pittura. Iniziò così un capitolo completamente nuovo della sua vita trovando nella carriera da pittore una rinnovata via per rappresentare sé stesso e la sua Viareggio. Nei suoi quadri è molto facile trovare immagini portuali e marinaresche, simbolo delle sue origini, ma anche immagini tratte dal Carnevale, mondo che non ha mai abbandonato definitivamente. Nel 1986, a Palazzo Paolina nel centro di Viareggio, fu allestita una mostra dedicata proprio all’opera di Antonio D’Arliano, dove l’artista ebbe tra l’altro l’onore di ricevere i complimenti dell’ex Presidente della RepubblicaSandro Pertini, che visitò con molta soddisfazione la galleria di dipinti.[5]
Antonio D’Arliano dedicò l’ultimo capitolo della sua vita alla pittura, rimanendo sempre strettamente legato alla sua Viareggio, dove si spense il 5 settembre 1992.
In occasione del Carnevale di Viareggio1999 fu istituito alla sua memoria il premio speciale per il colore, ancora oggi assegnato ogni anno.[6]
Note
^ Giulio Marlia, Nel regno di Re Carnevale, Viareggio, Marco Del Bucchia Editore, 2015, p. 208.
^ Claudio Vecoli, Profili di Cartapesta, Viareggio, Pezzini, 2004, p. 43.
^ab Fondazione Carnevale di Viareggio, Viareggio in maschera, Viareggio, Pezzini, 2003, p. 73.
^ Claudio Vecoli, Profili di Cartapesta, Viareggio, Pezzini, 2004, p. 43-44.