Antonio Amato (imprenditore)

Antonio Amato (San Cipriano Picentino, 16 marzo 1901Salerno, 3 gennaio 1979) è stato un imprenditore italiano, fondatore dell'omonima azienda.

Biografia

Nato a San Cipriano Picentino (provincia di Salerno) nel 1901, Antonio Amato lascia presto la scuola per aiutare il padre Giuseppe nella conduzione di un piccolo negozio di generi alimentari e nel 1917 si trova a dirigere la ditta, a causa della prematura morte del genitore e della contemporanea presenza al fronte del fratello maggiore Emiliano. Nel Primo dopoguerra estende la sua attività commerciale vendendo anche prodotti per l'agricoltura (concimi chimici e anticrittogamici), mentre amplia il commercio di alimentari, in particolare pasta e farina.[1]

Negli anni trenta installa un magazzino di vendita all'ingrosso a Salerno e filiali in tutta la provincia. Amato coglie i maggiori risultati di questo sviluppo durante la guerra: nel 1940 il Segretariato per l'Alimentazione lo incarica della distribuzione nel Salernitano dei generi alimentari soggetti a razionamento; nel 1943-1944 il Governo militare Alleato gli assegna la distribuzione nella provincia dei prodotti alimentari provenienti dagli Stati Uniti e dal Canada, e in particolare il grano, di cui Amato controlla la macinazione presso i mulini salernitani. L'ingresso nella produzione industriale non avviene però in questo settore, che sarà quello del suo impegno principale, bensì in quello farmaceutico, con la fondazione a Roma nel 1944, dopo la liberazione della città, dell'Istituto Chemioterapico Amato. La piccola fabbrica, che produce calcio, lecitina e altri ricostituenti, rimane in funzione fino al 1959.[1]

Pastifici di Gragnano e Salerno

Nel 1951, mentre espande l'attività dell'impresa commerciale, Amato decide di investire nel settore produttivo della macinazione del grano e nel pastificio. Rileva quindi le partecipazioni in due antiche fabbriche campane in difficoltà: a Gragnano, il pastificio Lucio Garofalo, uno dei maggiori della cittadina napoletana tradizionalmente specializzata in questa lavorazione; a Salerno, il molino e pastificio della Rinaldo & C., la seconda fabbrica salernitana del settore, fondata nel 1868.[1]

Nel 1958 l'imprenditore fonda a Salerno la Società per azioni Antonio Amato & C.-Molini e Pastifici, con un capitale interamente sottoscritto dal fondatore e dai suoi familiari, il nipote Giuseppe e le figlie Maria e Anita; al primo impianto industriale affianca un nuovo grande stabilimento, nella zona industriale di Mercatello.[1]

Nel 1961-1962 la chiusura del primo stabilimento coincide con la scelta di innovare tecnologicamente la dotazione impiantistica della fabbrica più recente, dove viene installato, per la prima volta in Italia, un moderno impianto Braibanti per la produzione della pasta: le nuove macchine automatiche consentono un abbattimento dei costi di produzione, perché richiedono la metà del lavoro operaio e riducono del 65% l'ingombro, ed effettuano tutte le fasi di lavorazione, dall'impasto all'essiccazione; la sequenza produttiva è completata con nuove linee meccaniche per il confezionamento automatico. Analoga iniziativa di aggiornamento tecnologico è assunta nel pastificio Garofalo di Gragnano. In questa azienda Amato ricopre la Presidenza dal 1952 al 1974 e svolge un importante ruolo di supervisione, in accordo con Luigi Garofalo (il figlio del fondatore), che provvede alla gestione operativa, mentre la proprietà resta per il 50% a Garofalo e per il 50% alla figlia di Amato, Anita. Anche grazie alla sua azione, questo pastificio si ritaglierà nei decenni successivi un ruolo importante nel panorama dell'industria pastaria campana, risultando tra i primi produttori della regione e proponendo il suo marchio prima sul mercato interno e poi su quello estero.[1]

Nel 1963-1964 Amato introduce nello stabilimento di Mercatello un moderno impianto molitorio, anch'esso all'avanguardia in Italia: un complesso completamente automatizzato per vagliare, pulire, lavare, condizionare (cioè permettere l'asportazione della crusca) e finalmente macinare il grano. In questo modo l'imprenditore porta a compimento il processo di progressivo aggiornamento tecnologico che, a partire dall'immediato dopoguerra, aveva trasformato del tutto le tradizionali lavorazioni di produzione molitoria e pastaria in un impianto capace di realizzare le maggiori economie di scala del settore nel panorama nazionale.[1]

Amato dedica una personale e particolare cura alla scelta e al controllo della qualità del grano: quello tenero di produzione italiana e – per un terzo – di provenienza estera; quello duro prevalentemente di produzione meridionale. Il grano viene poi stipato in grandi silos di stoccaggio e quindi avviato alla macinazione. Il mulino comprende due impianti: quello del grano duro, per la produzione di semola destinata ad essere trasformata dalla stessa azienda (perciò non viene insaccata ed è condotta direttamente agli impianti di pastificazione); quella del grano tenero, per la produzione di farina destinata ai panifici, alle fabbriche e ai laboratori dolciari, ma in parte anche alla vendita al dettaglio. Nel complesso, alla metà degli anni sessanta il mulino di Mercatello raggiunge una potenzialità di macinazione di 2 500 quintali di grano al giorno, mentre la produzione di pasta – potenziata con altre macchine continue – si attesta intorno a 1 000 quintali nelle 24 ore, con l'impiego di circa 450 addetti. Negli anni successivi la produzione del pastificio cresce ulteriormente: la produzione complessiva comprende paste di semola, all'uovo e speciali, farine, semole e cruscami. L'incremento produttivo è accompagnato e sostenuto dallo sviluppo del settore distributivo dell'impresa, con l'ampliamento della rete commerciale: negli anni sessanta sono più di 30 i depositi e i concessionari sul territorio nazionale, con poco meno di 100 agenti di vendita.[1]

L'espansione dell'impresa negli anni sessanta si rivela fondamentale nel mantenimento della produzione regionale campana ai vertici del settore nazionale. Nel 1970 la Campania è la seconda regione del Paese nella produzione di pasta (dopo l'Emilia), con il 16% sul totale nazionale, ad opera di una cinquantina di pastifici: circa un quarto di questa produzione proviene dalla Antonio Amato. Analoga è l'importanza dell'azienda nel settore della molitura.[1]

Fin dalla metà degli anni quaranta il presidente Antonio Amato è affiancato nell'attività imprenditoriale dal nipote Giuseppe, nominato nel 1960 amministratore delegato dell'azienda. Superata la crisi del settore dei primi anni settanta, l'azienda guidata dal fondatore e da Giuseppe Amato si mostra ancora capace di progresso, attraverso l'innalzamento del capitale sociale, l'introduzione di nuove linee produttive, l'ampliamento dello stabilimento molitorio e l'impiego complessivo di 600 dipendenti.[1]

Morte

Antonio Amato muore a Salerno nel gennaio del 1979.[1]

Note

  1. ^ a b c d e f g h i j Antonio Amato, su SAN Portale degli Archivi d'impresa. URL consultato il 23 febbraio 2018.

Bibliografia

  • Artefici del lavoro italiano, II, Istituto di Arti e Mestieri per gli orfani dei lavoratori italiani caduti in guerra “F. D. Roosevelt”, Roma, 1959, ad vocem.
  • A. Picarelli, L'industria della pasta alimentare nel Mezzogiorno, Napoli, Cesan, 1971.
  • A. Castagnoli e E. Scarpellini, Storia degli imprenditori italiani, Torino, Einaudi, 2003, p. 394.

Collegamenti esterni

  • Antonio Amato, su SAN Portale degli Archivi d'impresa. (fonte utilizzata)