Antonino Gerlando Toscano (Agrigento, 19 luglio 1887 – Capo Bon, 13 dicembre 1941) è stato un ammiraglio italiano, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Biografia
Nel 1905 frequentò l'Accademia navale di Livorno e nel febbraio 1909 fu nominato guardiamarina. Del 1911 prestò servizio sulla torpediniera Astore, con il grado di sottotenente di vascello, partecipando alla Guerra italo-turca. Dopo i combattimenti del luglio 1912 nello stretto dei Dardanelli fu promosso a tenente di vascello. Nel gennaio 1915, posto al comando del cacciatorpediniere 69 PN, fu impegnato nei combattimenti della prima guerra mondiale, partecipando all'Occupazione italiana dell'Albania del 1919.
Terminato il conflitto, fu 1922 fu nominato capitano di corvetta e nel 1926 ebbe l'incarico di docente di storia e arte navale presso l'Accademia Aeronautica di Caserta, dove fu elevato al grado capitano di fregata; fu poi coadiutore dell'Istituto di Guerra Marittima di Livorno. Divenuto contrammiraglio, nel 1939 fu nominato direttore generale del personale e fu membro del Consiglio superiore della marina. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, assunse il comando della 4ª Divisione incrociatori, come ammiraglio di divisione. Era a bordo dell'incrociatore Alberico da Barbiano, che il 12 dicembre 1941, durante la navigazione tra Palermo e la Libia, con a bordo un carico di munizioni e carburante, fu colpito e affondato dai cacciatorpediniere inglesi e olandesi nella Battaglia di Capo Bon.
Onorificenze
«Comandante di una divisione di incrociatori leggeri, incaricata di una missione di guerra eccezionalmente delicata e rischiosa, accoglieva con perfetta serenità il compito affidatogli, e ne dirigeva i preparativi con estrema cura di ogni particolare. Conscio che solo una fortunato evasione da ogni mezzo di scoperta e di offesa nemica poteva permettere alle sue navi di compiere incolumi la loro missione, preparava fortemente l'animo suo e quello dei suoi alla suprema offerta alla Patria. Scontratosi ad alta velocità con un gruppo di unità nemiche che defilava di controbordo, reagì con tutti i mezzi all'azione nemica fortissima e di breve durata. Ferito gravemente fra i primi, continuava imperterrito a dirigere il combattimento, infondendo rabbiosa energia in tutti i suoi dipendenti esempio di salde ed eroiche virtù militari. Colpita duramente più volte la nave che batteva la sua insegna, rimaneva al suo posto di comando e di combattimento e, in una suprema dedizione alla Patria e alla Marina, deciso a condividere la sorte dell'unità che s’inabissava in un alone di gloria, con essa eroicamente scompariva, additando alle schiere dei suoi dipendenti la via del dovere e del sacrificio. Mediterraneo Centrale, 13 dicembre 1941.»
— 30 dicembre
1942[1]
Fonti
Note
Bibliografia
- B.P. Boschesi, Il chi è della Seconda Guerra Mondiale - Vol. II, Mondadori Editore, 1975 – pag. 218