Tra il 1838 e il 1839 fu insegnante assistente a Ladzany e l'anno successivo fu precettore nella casa di Pavol Pischl, ove conobbe Marína Pischlová. Nel 1841 con Samuel Jurkovič fondò il "teatro nazionale slovacco" di Sobotište. Tra il 1842 e il 1843 fu insegnante a Hodruša, infine dopo il ritorno da Halle divenne precettore in casa di Pavol Bezegh a Rybáry.
Nel 1847 divenne pastore protestante e dallo stesso anno fu parroco di Hrochoť. Accolse con entusiasmo la rivoluzione del 1848-1849. Credeva che gli ideali di libertà, di uguaglianza e di fraternità si facessero strada nella coscienza delle nazioni e che avrebbero comportato ampie conseguenze sociopolitiche e culturali. Nel 1849 fu arrestato e indagato. Dal 1856 fino alla morte fu parroco di Radvaň, oggi parte del comune di Banská Bystrica. Prese parte all'adunata del Memorandum della nazione slovacca a Martin, in cui ebbe la funzione di segretario. Fu anche tra i fondatori della Matica slovenská, membro della sua sezione letteraria e anche critico di opere letterarie e drammatiche. Dopo la morte di Karol Kuzmány nel 1867 divenne presidente di una casa editrice di canzoni e di libri religiosi. Nel 1868 si ammalò gravemente di idropisia e da questo male non guarì.
Attività letteraria
Le sue prime poesie comparvero sull'almanacco Nitra. Nelle sue poesie romantiche unisce l'impeto del folklore slovacco con il concetto filosofico della morale ideale, della bellezza e della perfezione umana. Fonti di forte ispirazione furono le esperienze autobiografiche, la vita sentimentale, i conflitti personali, la ricerca di un equilibrio di vita nella complessa situazione della vita sociopolitica. Si espresse su diverse questioni di vita, esplorò anche la bellezza "inesplorata" della natura slovacca, della gente e della sua cultura. Le sue poesie sono caratterizzate da temi patriottici.
Fu fortemente influenzato da Ľudovít Štúr e fu una personalità di spicco della sua cerchia. Fu tra i fondatori della Matica slovenská e prese parte così al Risorgimento slovacco. Mantenne contatti con i principali rappresentanti della cultura dei popoli slavi. La sua impostazione si richiamava alla filosofia di Hegel. Per la sua attività pastorale si dedicò anche alla letteratura religiosa. La vita, e non la filosofia, gli diede lo stimolo per scrivere la sua poesia più celebre Marína, che celebra il concreto amore per una donna, la sua allieva Marína Pišlová, ma anche per la nazione. La stessa Marína e la poesia lirico-epica Detvan sono considerate le vette della sua produzione poetica.
Oltre alla poesia si dedicò alla traduzione dal russo (Aleksandr Sergeevič Puškin), dal francese (Voltaire, Jean Racine), più tardi anche dal tedesco (Johann Wolfgang Goethe). Scrisse anche articoli pubblicistici (Národnie školy - "Le scuole popolari", Verejná mienka o nás - "L'opinione pubblica su di noi"), recensioni (Ján Botto: Báj Maginhradu "La leggenda di Maginhrad" e altre) e scritti di critica letteraria, di alto livello teorico. La sua opera più tradotta è Marína (due volte in ungherese, in ceco, in polacco, in francese). In suo onore dal 1960 si svolge annualmente il concorso regionale di poesia Sládkovičova Radvaň.
Opere
Poesie
1842 - K Nitře ("A Nitra"), poesia (pubblicata sull'almanacco Nitra)