Noto anche con i soprannomi di el Rey Caballero (il re cavaliere) o el Electo (l'eletto), il suo regno in Spagna, durato poco più di due anni, fu marcato da una profonda instabilità politica. I sei gabinetti che si succedettero durante questo periodo non furono capaci di risolvere la crisi creatasi, aggravata inoltre dal conflitto indipendentista a Cuba, iniziato nel 1868, oltre ad una nuova Guerra carlista, iniziata nel 1872. La sua abdicazione ed il suo rientro in Italia nel 1873 portarono alla dichiarazione della Prima Repubblica spagnola.
Nel 1867 suo padre cedette alle suppliche del deputato Francesco Cassins e, il 30 maggio dello stesso anno, Amedeo si sposò a Torino con la nobildonna piemontese Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna. Il re inizialmente si era dimostrato contrario a questa unione, dal momento che, pur essendo di rango principesco, la famiglia aveva una levatura ancora troppo bassa per aspirare di imparentarsi con i Savoia; inoltre per il proprio secondogenito Vittorio Emanuele II aveva progettato un matrimonio con qualche principessa straniera, magari tedesca, così da rafforzare i legami politici e diplomatici con altri stati, ma decise alla fine di accondiscendere a quello che era il desiderio di Amedeo di sposare la donna che amava.
Oltre ad un valore affettivo, quello che fece alla fine cedere Vittorio Emanuele II fu il ricco patrimonio che la giovane principessa portava in dote e alcuni suoi legami famigliari che, nel piccolo, potevano giovare all'Italia da poco unita: la madre di Vittoria, Louise de Merode, era infatti la sorella minore di Antoinette, moglie del principe Carlo III di Monaco.
Quello che Vittorio Emanuele II non poteva prevedere, o forse cercava di nascondere, era però che suo figlio Amedeo fosse un inguaribile amatore, al punto che nel marzo 1870 la duchessa d'Aosta si appellò per iscritto al re per esporre le sue rimostranze circa le infedeltà matrimoniali del marito, che le causavano dolore e imbarazzo in società. Il re, per tutta risposta, le scrisse che, pur comprendendo i suoi sentimenti, ella non era in posizione da poter giudicare il comportamento di suo marito e che la sua gelosia era indegna di una duchessa di casa Savoia.[2]
Pretese dei Savoia al trono di Spagna
Nel 1868 Vittorio Emanuele II iniziò a preoccuparsi attivamente di garantire il trono vacante nella successione spagnola a un esponente di Casa Savoia. Il disegno sarà compiuto nel 1870.
Ferdinando VII di Borbone, infatti, era morto nel 1833 senza eredi maschi e, in previsione di ciò, aveva abolito nel 1830 la legge salica a favore della figlia Isabella II, appena nata. La successione venne contestata da Carlo di Borbone, fratello del defunto monarca, e dai conservatori carlisti, sostenitori della successione secondo la tradizionale legge salica, ma, quando una rivoluzione progressista depose Isabella, i carlisti si trovarono esclusi dai giochi in quanto rappresentanti del partito decisamente più reazionario. Vi erano, tuttavia, altri possibili pretendenti al trono e fra di essi spiccava la Casa Savoia. Sin dal 1718, infatti, Vittorio Amedeo II di Savoia aveva ottenuto, a fronte della perdita della Sicilia per la Sardegna, il diritto a succedere al trono di Spagna, in caso di estinzione della locale Casa di Borbone.
Nel 1869 Vittorio Emanuele II nominò, quindi, un nuovo ambasciatore nella persona del fido generale e senatore Enrico Cialdini, che conosceva bene la Spagna, dove aveva prestato servizio da militare dal 1835 al 1848. Egli agiva, in pratica, in qualità di rappresentante personale del re, il quale aveva avocato a sé l'intero dossier delle relazioni con la Spagna.
Il tentativo ebbe successo il 16 novembre 1870, quando le Cortes decisero la restaurazione della monarchia designando Amedeo d'Aosta come nuovo Re di Spagna. Egli aveva ricevuto 191 voti a favore, contro 60 a favore della Repubblica Federale, 41 a favore di altri candidati o repubbliche e 19 schede bianche. Immediatamente una delegazione parlamentare si recò a Firenze per informare il nuovo sovrano, che accettò ufficialmente il 4 dicembre.[3] Sbarcato a Cartagena il 30 dicembre 1870, Amedeo entrò in Madrid il 2 gennaio 1871, per giurare, lo stesso giorno, sulla costituzione.
In Spagna i Savoia godevano di un notevole prestigio, loro derivato dalla brillante soluzione nazionale e costituzionale italiana, ma soffrivano di una profonda ostilità da parte dei partigiani del carlismo, per via del ruolo svolto dai Savoia nella deposizione del Papa-Re,[4] nonché da parte dei partigiani della casa di Borbone, a causa dell'annessione del Regno delle Due Sicilie sottratto ai Borbone di Napoli. Amedeo, inoltre, non fu in grado di recuperare posizioni presso la chiesa spagnola e l'aristocrazia locale, né fu capace di conquistare una sufficiente padronanza della lingua spagnola, tutti tratti che contribuirono a complicare ulteriormente la situazione del già tragico inizio di una rivolta indipendentista a Cuba.
L'arrivo di Amedeo in Spagna, anzi, contribuì a riunire tutta l'opposizione anti-liberale (dai repubblicani ai carlisti)[5].
Amedeo basava, infatti, il proprio potere sul supporto del Partito Progressista, che dominava le Cortes con ripetuti brogli elettorali. La situazione era tutt'altro che stabile e, nei due anni di regno, Amedeo ebbe sei diversi governi: l'elezione del nuovo re coincise, d'altra parte, con l'assassinio del generale Juan Prim, suo maggiore sostenitore, il 27 dicembre mentre Amedeo navigava verso Cartagena.
Quando i Progressisti si divisero fra monarchici e costituzionalisti, l'instabilità divenne ancor maggiore, sino a sfociare, nel 1872, in violenti scontri. Il 19 luglio del 1872 Amedeo subì un tentativo di assassinio al quale fortunatamente riuscì a scampare illeso. Contestualmente la Catalogna ed il Paese Basco venivano sconvolti da una rivolta carlista, seguita da ripetute azioni repubblicane un po' in tutto il paese. Il corpo dell'artiglieria, infine, scese in un inedito sciopero[6].
Fu così che, dopo appena due anni, Amedeo proclamò che, senza il supporto popolare, gli era impossibile regnare. L'11 febbraio 1873 firmò l'atto di abdicazione.
Poco dopo pronunciò alle Cortes il discorso di rinuncia al trono, definendo ingovernabili gli Spagnoli[7], e alle dieci di sera della stessa giornata in Spagna venne proclamata la repubblica.
Completamente disgustato, Amedeo tornò a Torino dove assunse il titolo di duca d'Aosta, senza però ricoprire alcun ruolo politico, anche in seguito all'aggravarsi delle condizioni di salute della moglie Maria Vittoria (deceduta l'8 novembre 1876 per tubercolosi).
Negli anni successivi il duca ricoprì incarichi di rappresentanza sotto il regno del fratello, divenuto nel 1878 re d'Italia con il nome di Umberto I.
Due anni dopo, appena quarantacinquenne, morì lo stesso Amedeo I, a causa di una polmonite durante la pandemia di influenza russa. Il suo corpo riposa nella cripta reale della basilica di Superga, sulle alture appena fuori Torino.
Le città di Torino e di Milano gli hanno dedicato una via centrale; a Torino è a lui intitolato anche un ospedale specializzato in malattie infettive.[9]
Il compositore Giacomo Puccini, suo amico, alla sua morte compose "in una notte" l'elegia per quartetto d'archi denominata Crisantemi.
Ferma restando la genealogia di Casa Savoia, il tema della successione a Umberto II come capo del casato è oggetto di controversia fra i sostenitori di Vittorio Emanuele e di Amedeo.
Il 7 luglio 2006, infatti, la Consulta dei Senatori del Regno ha emesso un comunicato] con il quale dichiara decaduto da ogni diritto dinastico Vittorio Emanuele e i suoi successori e indica come duca di Savoia e capo della casa il duca d'Aosta, Amedeo.
«Pel brillante valore dimostrato muovendo arditamente alla testa della sua brigata all'attacco dei cascinali occupati dal nemico a M.Croce, dove fra i primi rimase ferito da palla di fucile» — 5 dicembre 1866
^Ferma restando la genealogia dei Savoia, il tema della successione ad Umberto
II come capo del casato è oggetto di controversia tra i sostenitori di opposte tesi rispetto all'attribuzione del titolo a Vittorio Emanuele piuttosto che a Amedeo: infatti il 7 luglio2006 la Consulta dei senatori del Regno, con un
comunicato, ha dichiarato decaduto da ogni diritto dinastico Vittorio Emanuele ed i suoi successori ed ha indicato duca di Savoia e capo della famiglia il duca d'Aosta, Amedeo di Savoia-Aosta, fatto contestato anche sotto il profilo della legittimità da parte dei sostenitori di Vittorio Emanuele. Per approfondimenti leggere qui.
^Pollock, Sabrina (agosto 2006), "Spain's Forgotten Queen", in European Royal History Journal 9.4 (LII): pagg. 25–26
^Inizialmente, lo stesso Amedeo si era dimostrato particolarmente scettico nei confronti dell'accettazione di questa corona per la sua natura di tipo parlamentare, quindi frutto più di un compromesso politico che di una precisa volontà popolare. Un rifiuto simile in passato era già stato prescelto anziché un trono evidentemente instabile anche da altri sovrani in Europa come il re di Prussia al quale venne proposta la corona per la fondazione di un impero tedesco
^ Jordi Canal, V La grande famiglia, in Il calismo: Storia di una tradizione controrivoluzionaria nella Spagna contemporanea, collana Storiografica, Milano, Guerini e Associati, 2011, pp. 15-16,46, ISBN978-88-6250-245-0.
^Il 20 aprile del 1871, ad esempio, il capo repubblicano Emilio Castelar dichiarava alle Cortes:
«Visto il sentimento dell'opinione pubblica, Vostra Maestà dovrebbe andarsene ... a meno che desideri una fine simile a quella subita da Massimiliano I del Messico...»
(Emilio Castelar)
^Il povero re è ricordato aver pronunciato spesso, in italiano, il suo famoso «Ah, per Bacco, non capisco niente!»
«Sono ormai due anni che ho cinto la corona di Spagna e in paese vige una lotta costante, vedendo ogni giorno più lontana l'era della pace cui tanto ardentemente anelo. Se i nemici fossero stranieri, sarei il primo a combatterli. Tuttavia, tutti quelli che con la spada, la penna e le parole aggravano e perpetuano i mali della nazione sono Spagnoli. Tutti invocano il dolce nome della Patria. Tutti ricercano e si agitano per il suo bene e, nel fragore del combattimento, nel confuso assordante e contraddittorio clamore dei partiti, tra tante e tanto opposte manifestazioni dell'opinione pubblica, è impossibile stabilire quale sia vera, ed ancora più impossibile è trovare rimedio a tanti mali. Lo hanno cercato avidamente nella legge e la costituzione e non lo hanno trovato. Fuori dalla costituzione non lo può trovare chi ha giurato di osservarla.»
(Amedeo I di Spagna)
^Archivo Histórico Nacional de Salamanca (A.H.N.S.), Carta de la Logia Nueva Sparta al hermano (masón) Amadeo de Saboya, Grado 33º(Diploma della Loggia "Nuova Sparta" al fratello (massone) Amedeo di Savoia, Grado 33º), anno 1872.
^abcdefghijkDal 2 gennaio 1871 al 10 febbraio 1873, in concomitanza con il suo regno sul trono spagnolo
Bibliografia
Jordi Canal, V La grande famiglia, in Il calismo: Storia di una tradizione controrivoluzionaria nella Spagna contemporanea, collana Storiografica, Milano, Guerini e Associati, 2011, ISBN978-88-6250-245-0.