Il nome di Sa-Rha (che significa "figlia di Ra") di Amanitore era:
Il nome regale di Amanitore era Merkare[2] e si scriveva con i geroglifici seguenti:
Biografia
Non si hanno notizie della vita di Amanitore prima che questa salisse al trono. Amanitore è menzionata da alcune fonti come regina reggente del re Natakamani, ma non viene specificato se Natakamani fosse suo marito o suo figlio.[3] Anche riguardo alla data di nascita e di morte non si hanno notizie certe: alcune fonti riportano il 50 a.C. come data di nascita e il 20 a.C. come data di morte,[4] mentre secondo altre fonti il regno della sovrana sarebbe iniziato il 1 a.C. e terminato nel 20 d.C., con l'ascesa al trono di Amanitaraqide.[5][6]
Amanitore ebbe tre figli: Arikhankharer, Arikakahtani e Shorkaror. La co-reggenza di Amanitore e Natakamani è nota dalle raffigurazioni nei templi. Secondo l'archeologo László Török i due sono marito e moglie, e che i tre personaggi spesso rappresentati con loro siano i loro figli ed eredi.[3] Nel tempio di Ammone a Naqa il principe Arakakhatani viene raffigurato con la corona regale, nonostante a governare fossero ancora Amanitore e Natakamani.[3]
Il palazzo reale della regina era situato presso il Gebel Barkal, in Sudan, un sito oggi patrimonio mondiale dell'UNESCO. La zona di sovranità di Amanitore si estendeva tra il fiume Nilo e l'Atbara ed era ricca di risorse tessili e minerarie.
Amanitore è nota soprattutto per i monumenti eretti durante il suo regno.[7] La regina cuscita fece restaurare il grande tempio d'Ammone a Meroe e il tempio d'Ammone di Napata dopo la distruzione da parte dei romani. Sempre a Meroe furono costruite delle cisterne per la conservazione dell'acqua.[8] Con il suo co-reggente, ella fece anche innalzare dei templi dedicati al dio Ammone a Naqa e Amara. Vennero inoltre costruite molti piramidi nubiane, molte delle quali saccheggiate già in tempi antichi. Delle iscrizioni e dei bassorilievi di un tempio di Meroe, nelle vicinanze di Šendi, e del tempio di Apedemak a Naqa, o Naga, raffigurano la sovrana cuscita: in quest'ultimo tempio, in particolare, Amanitore è raffigurata mentre schiaccia i suoi nemici.[9]
Dopo la sua morte, Amanitaraqide salì al trono e Amanitore venne sepolta nella propria piramide a Meroe.
Ipotesi biblica
Secondo alcuni studiosi Amanitore potrebbe essere la candace menzionata nella Bibbia nell'episodio della conversione dell'eunuco etiope da parte dell'apostolo Filippo, tratto dagli Atti degli Apostoli (Atti 8, 26–40).[10] Questo etiope, che leggeva il libro di Isaia, era un eunuco, un alto funzionario della candace, la regina d'Etiopia, e amministrava il suo tesoro.[11]San Luca, redattore degli Atti degli Apostoli, utilizza il termine "candace" come se fosse un nome proprio (da qui avrà origine il nome inglese Candace); secondo Poswick, questo era il nome generico delle regine madri d'Etiopia,[12] mentre secondo Gerard era il nome dei sovrani cusciti o di Meroe, che governavano anche una parte d'Etiopia.[13]
Tuttavia, è improbabile che Amanitore fosse viva durante la predicazione dell'apostolo Filippo, anche se, come detto prima, le fonti sulla data di morte della regina non coincidono.
^(EN) Amanitore, su Google Arts & Culture. URL consultato il 20 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2021).
^abc(EN) László Török, The Image of the Ordered World in Ancient Nubian Art: The Construction of the Kushite Mind (800 BC – 300 AD), Leyde, Brill, 2002, p. 262 ISBN 978-90-04-12306-9.
^(EN) Women in power BCE 4500-1500, su web.archive.org, 4 dicembre 2008. URL consultato il 20 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2008).
(LA) László Török, Fontes Historiae Nubiorum Vol IV: Corrigenda and Indices, Bergen, université de Bergen, 1998 ISBN 8291626073, pp. 901-904.
(DE) Michael H. Zach, « Gedanken zur kdke Amanitore », in C. A. Arnst, I. Hafemann, A. Lohwasser (dir.), Begegnungen – Antike Kulturen im Niltal, Lipsia, Wodtke et Stegbauer, 2001 ISBN 3934374026, pp. 509-520.