Nel 1978 il bureau TsKB Almaz iniziò la progettazione, con bassa priorità, di un missile anti-satellite aviotrasportato designato 79M6 KONTAKT.[1] Dopo il primo lancio sperimentale del missile antisatellite statunitense Vought ASM-135 ASAT, lo sviluppo di un analogo sistema sovietico, designato 30P6 KONTAKT, subì una improvvisa accelerazione.[1] Si trattava di un missile tristadio, con motori a propellente solido, lungo 10 m, del diametro di 0,74 m, pesante 4.550 kg, in grado di portare una testata bellica del peso di 20 kg. Per il suo utilizzo, il 6 gennaio 1983, la Commissione Militare-Industriale autorizzò lo sviluppo, presso l'OKB Mikoyan-Gurevic, di una apposita versione del caccia intercettore pesanteMiG-31.[2] I lavori di progettazione di questa versione del velivolo, designata MiG-31D (Izdelye 07), incominciarono il 27 novembre 1984 con l'emissione di un apposito decreto del Comitato Centrale del PCUS.[1] Il progetto preliminare del MiG-31D fu confermato nel 1985, seguito dall'emissione dei disegni tecnici ufficiali per la produzione presso la fabbrica di Gorky.[1] I due prototipi dell'aereo ricevettero i codici "071" e "072" che furono dipinti sulla parte anteriore della fusoliera.[2] Il primo aereo andò in volo per la prima volta il 17 gennaio 1987 nelle mani dei collaudatori Aviard G. Fastonets (pilota)[3] e Leonid Popov (navigatore), ed era privo del radar rimpiazzato da una zavorra di 200 kg, e con il radome trasparente sostituito da uno metallico.[1] Le carenature nella fusoliera destinate ad ospitare i sei missili aria-aria Vympel R-33 (AA-9 Amos) della versione di serie erano state ricoperte,[2] lasciando posto a un pilone centrale retrattile destinato al lancio del missile ABM.[4] La presenza di questo ordigno recava disturbo alla stabilità del velivolo, e per ovviare a questo inconveniente furono installate delle derive verticali (LERX) alle estremità alari.[1][2]
Il secondo prototipo andò in volo per la prima volta nelle mani dei collaudatori Anatoly Kovchur e Leonid Popov.[3]
Tutti i voli vennero effettuati dopo il tramonto, al fine di evitare che l'aeroporto fosse nel raggio d'azione dei satelliti statunitensi ELINT, cosa che avveniva per solo due notti a settimana.[1] Per motivi di segretezza i due aerei erano stabilmente ricoverati all'interno di un hangar da dove erano tirati fuori solo al momento dei voli, e in questi casi ogni attività sull'aeroporto veniva sospesa, compresa quella dei voli nelle vicinanze.[1]
Dopo i primi collaudi furono stabiliti i parametri ottimali per il lancio.[1] Prima del decollo venivano inserite nel computer di bordo le caratteristiche ottimali di un satellite virtuale, dato che era vietata ogni intercettazione reale.[1] In base a questi dati l'aereo raggiunta una quota di 15-16.000 metri iniziava una cabrata con angolo di 18° alla velocità di 2,2 Mach lanciando quindi il missile.[1] A questo punto esso agiva indipendentemente effettuando l'intercettazione virtuale e poi si autodistruggeva.[1] L'esito del collaudo veniva determinato dalla distanza alla quale il missile era passato vicino alla posizione del finto satellite.[1]
All'inizio degli anni novanta del XX secolo i due aerei furono trasferiti in Kazakistan, stanziati presso il poligono di Sary-Šagan dove ricevettero il radar Almaz 45Zh6 KRONA.[1] Tutti i lanci di prova effettuati su questo poligono seguivano le rigide disposizioni previste per i precedenti, nessuna carica esplosiva e bersaglio virtuale.[1] I collaudi terminarono nel 1995, dopo circa 100 lanci sperimentali.[5] Essendo facilmente trasportabile tra gli aeroporti dell'Unione Sovietica e avendo una certa flessibilità di utilizzo rispetto ai sistemi antisatellite di base a terra, il sistema 30P6 KONTAKT poteva raggiungere satelliti fino a 600 km di altezza, con inclinazione da 50° a 104° contro gli oltre 1.500 km dell'ultima versione del sistema IS-A.[5]
(EN) Bill Gunston e Yefim Gordon, MiG Aircraft since 1937, London, Putnam, 1998, ISBN0-85177-884-4.
(EN) Sam Tangredi, Anti Access Warfare: Countering Anti Access and Area Denial Strategies, Annapolis, US Naval Institute Press, 2013.
Periodici
Mauro Fiorini, Le armi antisatelliti sovietiche della Guerra Fredda, in Rivista Italiana Difesa, n. 10, Chiavari, Giornalistica Riviera Soc. Coop., ottobre 2021, pp. 80-97.