Quando il padre era via, sua madre, la regina Isabella faceva dormire i bambini con lei nello stesso letto. Era un'abitudine che teneva per evitare qualsiasi dubbio di adulterio.
Nel 1454, Giovanni II morì lasciando Alfonso e Isabella orfani rispettivamente a 1 e 3 anni. La morte del marito, gettò sua madre, Isabella in un profondo stato di malinconia, tanto che decise di rinchiudersi, con i due figli[1], nel castello di Arévalo[4], dove sarebbe rimasta per 42 anni, fino alla morte.
Erede al trono
Salì al trono il fratellastro, Enrico IV di Castiglia, mentre Alfonso, sempre nel 1454, ricevette il titolo di Principe delle Asturie[1]. Enrico, era già chiacchierato e dai suoi avversari politici era già definito, l'Impotente, per il fatto che, nel 1453, era stato constatato, che, dopo tredici anni, il suo primo matrimonio con Bianca di Trastámara, non aveva generato alcuna discendenza e soprattutto che non era stato ancora consumato[5], e quindi papa Niccolò V aveva sciolto il legame per consanguineità (Enrico e Bianca erano cugini primi, il padre di Bianca, Giovanni era fratello di Maria, la madre di Enrico).
Una parte di nobili della corte, però, che cominciò a chiamare il principe delle Asturie come Alfonso XII, molto abilmente, sfruttando la voce che Enrico IV fosse impotente, aveva messo in giro la diceria, molto probabilmente inventata, che la figlia di Giovanna del Portogallo[6] fosse figlia non di Enrico IV, ma di uno dei migliori amici di Enrico, Beltrán de la Cueva, che in quegli anni aveva fatto una rapida carriera alla corte castigliana, e, da allora, le fazioni contrarie al re Enrico IV, cominciarono a denominare la figlia, Giovanna, a cui il padre aveva dato il titolo di principessa della Asturie, col soprannome Beltraneja.
Le due fazioni in cui si era divisa la nobiltà castigliana cercarono di far confermare principe delle Asturie (erede al trono) il proprio candidato. Anche il primo ministro di Enrico IV, Juan Pacheco I marchese di Villena, che godeva della fiducia del re[1], complottò contro Enrico in favore del suo fratellastro Alfonso[1]. Le cortes, nel 1464, si pronunciarono a favore di Giovanna, riconoscendola figlia legittima; la fazione avversa, nel 1465, tenne un'assemblea ad Ávila (Farsa de Ávila), dove senza averne alcun diritto i nobili processarono il re in un processo-farsa, privo di ogni legalità, il re fu deposto e allontanato dal trono con una cerimonia grottesca, nella quale il re era rappresentato da un fantoccio con scettro e corona che dopo la condanna venne scaraventato a terra e Alfonso fu proclamato re col titolo di Alfonso XII, dal Marchese di Villena[1]. Alfonso XII tenne corte ad Arévalo.
Tale oltraggio produsse una forte reazione[7] a favore di Enrico che riuscì a raccogliere un esercito per opporsi al sopruso subito. I due eserciti si scontrarono, nelle vicinanze di Olmedo, dove Alfonso si era acquartierato, il 20 agosto del 1467. Enrico, dopo uno scontro incerto, riportò la vittoria[8], ma non entrò in Olmedo, permettendo agli avversari di sostenere di aver vinto, e Alfonso XII continuò a tenere la propria corte ad Arévalo, avendo l'appoggio delle città di Burgos, Toledo, Cordova e Siviglia[1].
Alfonso morì improvvisamente, il 5 luglio del 1468, e le cause sono sconosciute; pare sia stato avvelenato dal marchese di Villena[1]. La salma fu trasferita a Burgos, e venne inumata nella certosa di Miraflores, accanto a quella del padre. L'improvvisa morte del principe delle Asturie, a 15 anni, fece sospettare che fosse stato avvelenato dal re stesso. Si narra che, mentre i due, Alfonso ed Enrico, si trovavano a Cardeñosa, Enrico invitò il fratellastro a mangiare una trota che gli risultò fatale.
^La regina vedova aveva la signoria sulla città di Cuenca ed i paesi di Arévalo e Madrigal, e nel testamento Giovanni II gli confermò il possesso di Arévalo.
^una visita ufficiale accertò che Bianca era ancora vergine, ma sembra che una indagine condotta a Segovia accertasse che l'erede al trono di Castiglia, Enrico, con le altre donne, fosse sessualmente abile
^la regina era chiacchierata e si diceva che avesse delle relazioni extraconiugali
^Anche i sostenitori della sorella di Alfonso, Isabella, rimasero neutrali
^Alcuni storici sostengono che Enrico fu sconfitto e fatto prigioniero, ma è più credibile la conclusione che la vittoria fu incerta e ambedue i contendenti se la attribuirono.
Bibliografia
Rafael Altamira, Spagna, 1412-1516, in Cambridge University Press - Storia del mondo medievale, vol. VII, pp. 546–575, Garzanti, 1999
Edgarda Ferri. Giovanna la pazza. Milano, Mondadori, 1998. ISBN 88-04-44266-2