Alfonso V aveva solo sei anni quando successe al padre, morto di peste il 13 settembre 1438, sotto la reggenza della madre Eleonora[5], come da espresso desiderio testamentario del defunto re, Edoardo; la reggenza fu confermata dalle cortes, tenute a Torres Novas ancora nel 1438.
Questa decisione non piacque alla popolazione di Lisbona, che iniziò a ribellarsi, ma lo zio di Alfonso, il Connestabile del Portogallo, Giovanni entrò nella città e riuscì a spegnere ogni tentativo di ribellione, mentre l'altro zio, il duca di CoimbraPietro, raccoglieva il malcontento intorno a sé, per cui fu richiesto alle cortes di pronunciarsi nuovamente sulla reggenza:
lasciarla ad Eleonora, appoggiata dalla maggioranza dei nobili, come da volontà testamentarie, oppure
darla a Pietro, lo zio del re, che aveva l'appoggio di una parte della nobiltà ma soprattutto della borghesia cittadina.
Le cortes (pare che Pietro riuscisse negli intrighi meglio del fratellastro, Alfonso, conte di Barcelos e futuro duca di Braganza, che parteggiava per la regina madre), riunite a Lisbona, nel dicembre del 1439, si pronunciarono per Pietro.
La regina madre Eleonora e Alfonso si rivolsero allora a Giovanni (fratellastro e genero di Alfonso), che aveva il controllo della città di Lisbona, per avere il suo appoggio e mantenere la reggenza contro la volontà delle cortes, ottenendone però un rifiuto.
Pietro, dall'inizio del 1440, esercitò la reggenza, e i rapporti con il fratellastro Alfonso di Braganza non furono molto buoni[12], arrivando quasi ad uno scontro armato a Mesão Frio sulle sponde del Duero.
I rapporti del re Alfonso V con Alfonso di Braganza invece rimasero ottimi, tanto che Alfonso di Braganza era ritenuto lo zio favorito del re.
Nel 1442, dopo la morte di Giovanni, Pietro cercò una riconciliazione con il fratellastro, Alfonso di Braganza, facendo in modo che Alfonso V lo creasse, il 30 dicembre dello stesso anno, primo duca di Braganza (divenne così il nobile più ricco e potente del regno).
Nel 1445, quando il rapporto tra Pietro e Alfonso di Braganza sembrava essersi normalizzato, le trattative per il matrimonio del re Alfonso V con Isabella di Coimbra, la figlia di Pietro, offesero enormemente Alfonso di Braganza, che riteneva che il re doveva sposare una delle sue nipoti, e pertanto i rapporti tra Pietro, il reggente e Alfonso di Braganza, lo zio più ascoltato da Alfonso V, si guastarono in modo definitivo.
Durante il periodo di reggenza di Pietro fu portata avanti una politica che soddisfaceva la borghesia cittadina e un poco meno la grande nobiltà; inoltre il reggente riprese a concedere sussidi al fratello Enrico detto il Navigatore che poté continuare le spedizioni per l'esplorazione dell'Atlantico.
Guerra civile e sviluppo delle esplorazioni
Alfonso V, che aveva raggiunto la maggior età nel 1446, dal 9 giugno del 1448 cominciò a governare direttamente senza più bisogno della reggenza dello zio Pietro, ma sotto l'influenza dello zio Alfonso I di Braganza, che gli suggerì di annullare tutti i provvedimenti presi da Pietro durante la reggenza. Alfonso V lo fece il 15 settembre, creando malumore in Pietro.
Alfonso di Braganza, ora principale consigliere del nipote, cominciò a mettere in giro la voce che Pietro, non condividendo le posizioni del re, fosse un ribelle, e nel 1449 lo fece dichiarare apertamente un ribelle, facendo precipitare gli eventi che portarono alla rottura che sfociò in una guerra aperta, che vide Pietro alleato del proprio figlio, Pietro di Coimbra nuovo conestabile del Portogallo, contro Alfonso di Braganza ed il re Alfonso V, che si concluse con la battaglia d'Alfarrobeira, nelle vicinanze di Vila Franca de Xira, dove il duca di Coimbra perse la vita ed il figlio, il conestabile del Portogallo, dovette lasciare il Portogallo e andare in esilio in Castiglia.
Sulla morte di Pietro vi è ancor oggi incertezza sul fatto che Pietro forse non morì durante il combattimento ma fu assassinato da uno dei suoi stessi uomini.
In politica interna Alfonso V continuò la politica sia di suo padre Edoardo che di suo nonno Giovanni I continuandi ad applicare la Lei das sesmarias, che prevedeva che le terre non coltivate fossero date in concessione a chi le avrebbe lavorate e chi si mostrava inoperoso veniva costretto a lavorare e se persisteva veniva arrestato.
Nel 1454, riconciliatosi con il cugino Pietro di Coimbra, Alfonso V permise a Pietro di rientrare in Portogallo e riottenere tutti i suoi beni e le cariche che ricopriva prima dell'esilio.
Nel 1455 Alfonso V rimase vedovo.
Continuando la politica dello zio Pietro, Alfonso V continuò a finanziare le esplorazioni sia della costa africana che dell'Atlantico e a partire dal 1450, Alvise Cadamosto esplorò le coste africane dell'Atlantico arrivando al fiume Gambia nell'attuale Senegal e, tra il 1455 e il 1456 scoprì (probabilmente avvistò le isole senza esplorarle) le prime cinque isole dell'arcipelago di Capo Verde. Antonio da Noli vi giunse negli stessi anni e le esplorò e poi le colonizzò.
Nel 1459 un geografo, cartografo e monacocamaldolese veneziano del XV secolo, Fra Mauro, gli inviò in Portogallo un planisfero del vecchio Mondo, oggi andato perduto, ordinatagli dallo stesso Alfonso.
Nel 1460 la costa africana era stata esplorata fino all'attuale Sierra Leone.
Alfonso V continuò le esplorazioni anche dopo la morte dello zio Enrico (1460) e, nel 1461, Pedro da Cintra si spinse sino a capo Mesurado e, pur non trascurando l'esplorazione marittima, nel 1469 appaltò i diritti reali sul commercio della Guinea a Fernão Gomes a condizione che egli scoprisse cento leghe di costa ogni anno[14], con il risultato che tra il 1469 e il 1473 venne attraversato l'equatore (da parte di Lopes Gonçalves) e raggiunto capo Catherine.
Nel 1474 Alfonso V affidò al figlio Giovanni l'amministrazione dei forti e delle stazioni commerciali della costa africana.
Spedizioni contro il Marocco
Nel 1458 Alfonso V partì per il Nordafrica e il duca di Braganza, Alfonso, ricevette la luogotenenza del regno per tutto il periodo di assenza del re, che, nella conquista della città marocchina di Alcácer-Ceguer, situata tra Tangeri e Ceuta, nel 1458, e poi nella spedizione del 1460, che portò alla conquista di Tangeri, ebbe al suo fianco il cugino, Pietro di Coimbra, che nel 1463, divenne re d'AragonaPietro V di Aragona.
Comunque si distinse per le sue campagne contro i musulmani del Nordafrica, e dopo avere perso Tangeri due volte (la seconda nel 1464) Alfonso si imbarcò in un'ultima campagna contro i musulmani che portò alla conquista di Arzila (1470) e alla definitiva conquista di Tangeri nel 1471 che gli guadagnò il soprannome di Africano.
In quegli anni si stava aprendo una lotta per la successione sul trono del regno di Castiglia, dove regnava sua sorella, Giovanna del Portogallo accanto al marito, Enrico IV: il re, Enrico, nel 1468, aveva firmato un trattato (Tratado de los Toros de Guisando) nel quale riconosceva di fatto l'illegittimità della figlia Giovanna[15], designando come erede la propria sorellastra, Isabella, la Cattolica.
Nel 1469, però, dopo che la sorellastra si era sposata, contro il volere di Enrico IV con l'erede al trono di Aragona, Ferdinando, Enrico ritrattò il precedente accordo, giurò pubblicamente che Giovanna era sua figlia legittima e la proclamò erede al trono (Cerimonia de la Val de Lozoya).
Ma nel 1474 la sorella di Alfonso V, Giovanna del Portogallo, per via delle relazioni extramatrimoniali fu ripudiata dal marito che dichiarò che il matrimonio non era mai stato valido e fu costretta a rientrare in Portogallo.
Però quando Enrico IV morì, l'11 dicembre del 1474, Giovanna rientrò in Castiglia per sostenere la figlia, Giovanna detta la Beltraneja, legittima erede del trono, contro Isabella.
Giovanna del Portogallo, prima di morire, combinò il matrimonio, che fu celebrato, a Plasencia, il 30 maggio del 1475, di sua figlia, Giovanna detta la Beltraneja, con suo fratello il re del Portogallo, Alfonso V[6].
I tentativi di espansione politica nella penisola iberica di Alfonso V non diedero i frutti sperati[5], perché dopo avere invaso la Castiglia (estate del 1475), per difendere i diritti di sua moglie, dichiarato re di Castiglia e León, dai partigiani della moglie, nonostante Isabella fosse già stata incoronata regina con il marito Ferdinando, mentre il suo alleato, il re di FranciaLuigi XI, invadeva la Biscaglia, fu sconfitto pesantemente. Il 1º marzo 1476, nella battaglia di Toro[5], mentre lui fu messo in fuga da Ferdinando, il figlio Giovanni tenne le posizioni sconfiggendo le forze che gli erano contrapposte. Tuttavia dato che i suoi sostenitori in Castiglia diminuivano e soprattutto diverse città e contee che prima lo sostenevano, tra cui Madrid, passarono dalla parte di Isabella, egli si ritirò e nel 1477 si recò in Francia per richiedere l'aiuto del re Luigi XI, ma dopo avere intavolato le trattative si accorse di non approdare ad alcun risultato e rientrò mestamente in Portogallo.
Ultimi anni di vita e morte
La pace fu siglata ad Alcáçovas (Viana do Alentejo)[16], dal figlio Giovanni, in quanto Alfonso V si era da tempo ritirato nel convento di Varatojo a Torres Vedras, lasciando il governo nelle mani del figlio. Visse in monastero, senza più interessarsi di politica, sino alla morte che lo raggiunse il 28 agosto del 1481[5] e fu tumulato nel Monastero di Batalha[5].
Anche la moglie Giovanna, dopo avere compreso che i suoi interessi erano stati traditi, ferita nell'onore e nell'orgoglio, nel 1479, si era ritirata nel monastero di Santa Clara di Coimbra, dove, nel 1480, prese i voti[17].
Discendenza
Dalla prima moglie, Isabella di Coimbra (1432-1455), Alfonso ebbe tre figli:
Giovanni del Portogallo (1451), morto dopo poche settimane
^la lega marina corrisponde a tre miglia, circa 5,555 chilometri
^il partito avverso al re Enrico, data la non irreprensibile condotta della regina Giovanna, aveva messo in giro la voce che la sua erede fosse figlia, non sua ma di Beltrán de la Cueva per cui veniva chiamata Giovanna la Beltraneja ed in sovrappiù veniva malignamente aggiunto che il re era impotente.
^il 4 settembre del 1479 il re del Portogallo, Alfonso V e la moglie Giovanna rinunciavano a ogni pretesa sul regno di Castiglia e sulle isole Baleari e sulle isole Canarie mentre i regni di Castiglia e Aragona rinunciavano a Madera, alle Azzorre e alle isole di Capo Verde ed inoltre lasciavano al Portogallo tutte le terre a sud del Capo Bojador; il trattato venne controfirmato dai re Cattolici a Toledo nel marzo del 1480.