Abu Muhammad al-Jawlani, nome di battaglia di Ahmed al-Sharaa,[1] (in arabo أسامة العبسي آلواحدي?; Riad, 1982), è un terrorista siriano, leader militare ("Emiro")[2] dell'organizzazione Hay'at Tahrir al-Sham (in Lingua araba هيئة تحرير الشام, Hayʼat Taḥrīr aš-Šām, ossia "Organizzazione per la liberazione del Levante").
La nisba al-Jawlānī viene anche scritta al-Julani, al-Joulani, al-Jolani e al-Golani, e si collega idealmente al territorio siriano occupato da Israele fin dal 1967 delle Alture del Golan.
Al-Jawlānī è stato definito il 16 maggio 2013 dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America “specially designated global terrorist”.[3]
Biografia
Gioventù e guerra in Iraq
Al-Jawlānī è nato a Riad, in Arabia Saudita, nel 1982.[4] Nel 1989 la famiglia si è trasferita a Damasco, nel quartiere di Mezzah.
Dopo aver completato gli studi secondari è entrato nella Facoltà di medicina dell'Università di Damasco, dove ha studiato per due anni prima di lasciare il suo Paese per raggiungere l'Iraq durante il suo terzo anno di studi universitari.[5]
Una volta spostatosi in Iraq per combattere le truppe statunitensi dopo l'invasione dell'Iraq del 2003, rapidamente si mise in mostra nei ranghi di al-Qa'ida e si dice sia diventato uno stretto collaboratore del giordano Abū Muṣʿab al-Zarqāwī, il leader del gruppo noto come al-Qāʿida in Iraq. Dopo che al-Zarqāwī finisse ucciso in un'operazione aerea statunitense nel 2006, al-Jawlānī abbandonò l'Iraq, risiedendo per un breve periodo in Libano, dove offrì supporto logistico al gruppo militante Jund al-Shām (L'esercito di Siria), che aderiva all'ideologia di al-Qāʿida.
Tornò ancora in Iraq per continuare la sua lotta armata ma fu arrestato dai militari statunitensi e detenuto a Camp Bucca, alla frontiera iracheno-kuweitina. In quel campo di detenzione, dove i militari USA rinchiudevano migliaia di sospetti militanti, al-Jawlānī insegnò l'arabo classico ad altri prigionieri.[6]
Dopo essere stato rilasciato dalla prigione di Camp Bucca nel 2008, al-Jawlānī riprese il suo impegno militante, questa volta accanto ad Abu Bakr al-Baghdadi, allora a capo di al-Qa'ida in Iraq. Fu nominato responsabile delle operazioni di al-Qāʿida nella provincia di Mossul, ufficialmente chiamata Governatorato di Ninawa (ossia Ninive).[6]
Guerra civile siriana
Insurrezione siriana e fondazione di al-Nuṣra
Poco dopo l'inizio dell'insurrezione siriana contro il regime di Baššār al-Asad, al-Jawlānī si spostò in territorio siriano e, col pieno sostegno di al-Baghdadi, creò l'organizzazione del Jabhat al-Nuṣra nel gennaio del 2012, di cui al-Jawlānī divenne "Emiro generale". Sotto la leadership di al-Jawlānī, al-Nuṣra divenne uno dei più potenti gruppi armati in Siria.[6]
Ascesa di Dāʿesh
Al-Jawlānī accrebbe il suo ruolo nell'aprile del 2013, allorché respinse un tentativo di al-Baghdādī di porre sotto il proprio controllo il Fronte al-Nuṣra (cosa che rivelò la profonda spaccatura all'interno della rete globale di al-Qāʿida). Al-Jawlānī prese decisamente le distanze dalla pretesa che i due gruppi si fondessero in un'unica organizzazione chiamata Stato Islamico dell'Iraq e Siria, o ISIS (o Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, o ISIL, o col suo acronimo arabo Dāʿesh), come annunciato da al-Baghdādī. Dichiarò invece la propria fedeltà direttamente al leader di al-Qāʿida, Ayman al-Ẓawāhirī, che si dice fosse nettamente ostile al progetto di al-Baghdādī di fondere entrambi i gruppi gihadisti, e affermò che il suo gruppo avrebbe mantenuto il suo nome e la sua autonomia. Al-Jawlānī si dice abbia detto: "Vi informiamo che né il comando di al-Nuṣra, né il suo Consiglio consultivo, né i suoi organizzatori generali, erano a conoscenza di questo annuncio. Esso li raggiunge attraverso i media e se il discorso è autentico, noi però non siamo stati consultati".[7] Nel giugno del 2013, Al Jazeera ha riferito che aveva ricevuto una lettera scritta dal leader di al-Qāʿida, Ayman al-Ẓawāhirī, indirizzata sia ad Abū Bakr al-Baghdādī, sia ad Abū Muḥammad al-Jawlānī, in cui egli esprimeva la propria contrarietà nei confronti della fusione delle due organizzazioni e nominava un suo emissario per controllare lo stato delle relazioni tra loro e metter fine alle tensioni esistenti.[8]
Più tardi, in quello stesso mese, fu reso pubblico un audiomessaggio di Abū Bakr al-Baghdādī, in cui egli respingeva le disposizioni di al-Ẓawāhirī e dichiarava che la fusione delle due organizzazioni nello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante procedeva. Seguirono scontri tra al-Nuṣra e ISIS per il controllo del territorio siriano.[9]
Malgrado alcune frizioni con i membri dell'Esercito Siriano Libero, il Jabhat al-Nuṣra di al-Jawlānī ha operato spesso insieme all'ESL contro le truppe di al-Asad nelle aree contese. Il gruppo è più popolare in Siria rispetto a Dāʿesh, che è in maggioranza composto da combattenti stranieri (foreign fighters) ed è stato aspramente criticato per la sua brutalità e per aver tentato d'imporre una stretta (e talora inedita) interpretazione della Shari'a nelle aree sotto il suo controllo. Il Jabhat al-Nuṣra, per contro, è composto in massima parte da siriani, molti dei quali hanno combattuto le forze statunitensi in Iraq.[6]
Il risorgere di al-Nuṣra
Il 27 maggio del 2015, nel corso della guerra civile siriana, al-Jawlānī è stato intervistato a Idlib da Ahmed Mansur, un giornalista dell'emittente qatariota Al Jazeera, tenendo coperto il proprio volto. Egli definì la Conferenza di pace Ginevra 2 "una farsa" e accusò la filo-occidentale Coalizione nazionale siriana delle forze dell'opposizione e della rivoluzione di non rappresentare il popolo siriano, e di non poter vantare alcuna presenza reale sul terreno in Siria. Al-Jawlānī sostenne che al-Nuṣra non aveva piani per attaccare obiettivi occidentali, e che la sua priorità più importante era il combattere il regime siriano, Hezbollah e Da'esh.
Al-Jawlānī si crede abbia dichiarato che "il Fronte al-Nuṣra non ha alcun piano per colpire l'Occidente. Noi riceviamo ordini chiari da Ayman al-Zawahiri di non usare la Siria come un trampolino di lancio per attaccare gli USA o l'Europa, per non danneggiare la vera missione contro il regime di al-Asad. Forse al-Qāʿida lo fa, ma non qui in Siria. Le forze di al-Asad ci combattono su un fronte, Hezbollah su un altro e ISIS su un terzo fronte. Si tratta solo di reciproco interesse".[10]
Interrogato sui piani di al-Nuṣra sulla Siria del dopoguerra, al-Jawlānī ha dichiarato che, una volta terminata il conflitto, tutte le fazioni nel Paese sarebbero state consultate sulla possibilità o meno della "nascita di uno Stato islamico". Ha anche ricordato che al-Nuṣra non avrebbe colpito la minoranza islamica degli alauiti, a dispetto del suo sostegno al regime di al-Asad. "La nostra guerra non è questione di vendetta contro gli alauiti, malgrado il fatto che, per l'Islam, essi sono considerati eretici".[10] Un commento a questa intervista attesta tuttavia che al-Jawlānī avrebbe anche detto che gli alauiti sarebbero rimasti soli fin quando non avessero abbandonato gli elementi della loro fede che contraddicevano l'Islam, che per al-Jawlānī è quello sunnita salafita.
Note
- ^ [Jolani, intervistato da Martin Smith per Frontline PBS, ha confermato di chiamarsi Ahmed al-Sharaa]
- ^ Il termine Emiro (Amīr), che significa "Comandante militare", è il titolo dato nelle organizzazioni gihadiste ai comandanti militari
- ^ Terrorist Designation of Al-Nusrah Front Leader Muhammad Al-Jawlani, su state.gov. URL consultato il 28 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
- ^ The Frontline Interview: Abu Mohammad al-Jolani, su PBS. URL consultato il 25 aprile 2022.
- ^ Joulani medical student and family Adalbah born in Deir al-Zour, su Syrian Press Center, 11 giugno 2015. URL consultato il 15 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2015).
- ^ a b c d Elusive Al-Qaeda leader in Syria stays in shadows, su Times of Israel, 4 novembre 2013. URL consultato il 15 giugno 2015.
- ^ Al-Nusra Commits to al-Qaeda, Deny Iraq Branch 'Merger', Agence France-Presse, 10 aprile 2013. URL consultato il 2 ottobre 2014.
- ^ Qaeda chief annuls Syrian-Iraqi jihad merger, in Al Jazeera English, 9 giugno 2013. URL consultato il 2 ottobre 2014.
- ^ ISIS vows to crush rival rebel groups, in The Daily Star, 8 gennaio 2014. URL consultato il 2 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2014).
- ^ a b Syria Al-Qaeda leader: Our mission is to defeat regime, not attack West, su al-Jazeera, 28 maggio 2015. URL consultato il 30 maggio 2015.
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