Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
L'ablazione a radiofrequenza è una procedura medica di termoablazione utilizzata a scopo terapeutico per intervenire su un tessuto disfunzionale che viene ablato grazie all'utilizzo di calore generato da un'apparacchiatura a corrente alternata (tra i 350 e i 500 kHz).[1]
Tale procedura può essere condotta in ambito ambulatoriale o in regime di ricovero ospedaliero, con l'ipiego di una anestesia locale, generale o con la sedazione cosciente.
I grandi benefici documentati di questa procedura hanno fatto sì che il suo utilizzo crescesse ampiamente negli ultimi 15 anni.[2][3]
Gli interventi di ablazione a radiofrequenza vengono eseguiti mediante l'ausilio di tecniche di imaging biomedico (come la fluoroscopia a raggi X, la tomografia computerizzata o l'ecografia) da uno specialista come l'anestesista, il radiologo interventista, l'otorinolaringoiatra, l'endoscopista chirurgico gastrointestinale e l'elettrofisiologo, quest'ultimo una specializzazione della cardiologia.
Tecniche di ablazione a radiofrequenza sono usate in cardiologia per curare una varietà di aritmie come ad esempio la tachicardia sopraventricolare, la sindrome WPW, la tachicardia ventricolare e, più recentemente, la fibrillazione atriale.
Note
Bibliografia
- (EN) Courtney M. Townsend, Sabiston textbook of surgery : the biological basis of modern surgical practice., 19th, Philadelphia, PA, Elsevier Saunders, ISBN 978-1-4377-1560-6.
Voci correlate
Altri progetti